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di FRANCESCO ALTAVISTA
POTENZA – Un bocciolo di rosa che viene scoperto nascosto nell’oscurità per poi   aprirsi   in tutta la meraviglia del suo profumo per inebriare come  dono alla propria città. L’opera  giocosa in due atti “Lo sposo al Lotto” di Francesco Stabile, messa nel teatro potentino a lui dedicato, oltre ad essere la conclusione del progetto “Ragazzi all’opera” (ideato dall’Apofil, in collaborazione con il Centro di Drammaturgia Europeo e Ateneo Musica Basilicata) per gli alunni di alcune scuole, è stato anche un modo quasi magico per presentare alla città di Potenza e ad un teatro pienissimo in entrambi i giorni della rappresentazione, l’arte di un grande lucano come Francesco Stabile. “Lo sposo al lotto”  insieme a diverse altre opere del compositore nato a Miglionico,  erano nascoste nell’indifferenza di un’umida e polverosa cantina, a trovarla il professor Angelo Lucano  Larotonda che l’ha portata alla luce. E’ un’opera giovanile, la prima di Stabile che compose per l’esame conclusivo  dei suoi studi  nel collegio di San Sebastiano a Napoli ed è stata rappresentata una sola volta nel 1826. Ritrovare l’opera è stata solo il primo passo per valutare davvero l’arte del grande compositore, il passaggio successivo è arrivato lo scorso week end, con le due serate  in cui realmente l’arte di Stabile ha preso forma nell’unico vero teatro della Basilicata. Tutto questo è stato reso possibile,  per la messa in scena, dal lavoro del maestro Daniele Belardinelli chiamato a questo lavoro dalla presidente dell’Ateneo Musica Basilicata  Giovanna D’amato che ha spinto molto per la realizzazione di questo progetto. Il maestro Belardinelli, grande nome della musica italiana,  non solo ha diretto l’orchestra del Conservatorio “Gesualdo da Venosa” di Potenza, ma tecnicamente e con emozione ha lavorato sugli spartiti e sulla direzione scenica. Così come era non sarebbe stata rappresentabile o sarebbe risultata noiosa, l’intervento di Belardinelli, tra l’altro titolare da sei anni  dell’unica cattedra di direzione d’orchestra della Basilicata al conservatorio di Matera,  ha mostrato al numero pubblico le genialità e le intuizioni di Stabile.«Mi sono trovato benissimo con quest’opera perché ho fatto tanto Rossini che secondo me è un’ottima  chiave di lettura dell’opera di Stabile» – spiega il maestro  al Quotidiano della Basilicata-  «il  musicista deve avere l’intuito da segugio e se è vero che è quella la strada  giusta,  la musica si svela da sola,  diventa poesia. Non è tanta una questione di studio ma di intuito. Nella maniera più assoluta, quest’opera di Stabile ha una bellezza intrinseca che andava  fatta sbocciare». Di fatti la rappresentazione durata circa 50 minuti più un intervallo tra primo e secondo atto, scorre senza intoppi, bravi gli interpreti principali come  Gerardo Spinelli nei panni del sindaco, ma anche Alessandro Fortunato  nei panni dello sposo premio del sorteggio di nome Riccardo. Non da meno: Saverio Sangiacomo nei panni del maestro, un Felicino interessante interpretato da Vitalberto Azzariti e poi Tromba messo in scena da Alfonso Franco. Certamente idolo del pubblico, per il suo cantare in un simpatico  napoletano, il superlativo Antonio Cappetta, in scena Minico e le  due “promesse” spose le bellissime Ivanna Speranza (Elisa) e Serena Muscariello (Vereconda). Tra i tanti intrecci amorosi  trionfa l’amore  ma sul sacro palcoscenico del teatro potentino a trionfare e la vera essenza ed arte di Stabile: «E’ la prima volta che dirigo un’opera  in  un teatro così importante» –  spiega il maestro Belardinelli – «è una cosa incredibile. Pensare che c’è musica meravigliosa e nessuno o pochi lo sanno è incredibile. Per tanti e per tanto tempo  “Stabile” era solo un nome sul muro di questo teatro. Adesso i cittadini potentini sanno che Stabile è un compositore di livello altissimo con delle idee geniali». Si riscopre un genio lucano della musica ma si scopre anche la possibilità di realizzare un’opera lirica in Basilicata  e che questa viene apprezzata dal pubblico visto il tutto esaurito registrato nei due giorni di replica. Questa forma artistica che in Basilicata è realizzata davvero poco, ha consegnato ai presenti una grande emozione perché realmente portatrice di un tripudio di arte che arriva al cuore con sussulti di sensazioni, note e vibrazioni che si piantano nella carne ma parlano alla testa. «Credo sia possibile fare altro di Stabile sul palcoscenico, ma si deve fare con competenza e pertinenza.  Esiste il bisogno di persone con un grosso intuito. Bisogna capire l’anima del compositore – racconta ancora  Belardinelli -dirigendo quest’opera ad un certo punto mi è sembrato di essere  Stabile e desideravo  di dire ai miei concittadini: sentite quanto è bella questa musica che ho scritto per voi. C’era una specie di comunione di intenti tra me e lui, come se  avesse avuto per la prima volta giustizia». Concertati meravigliosi, antitesi musicali e poetiche , interessanti paradossi tra testo e musica, Stabile in “Lo sposo al lotto” è stato tutto questo e non solo: «La Bellezza salverà il mondo. Che cosa è non lo so ma che cosa fa sì – conclude il maestro  – l’opera di Stabile, lo dice. Alla fine succede tutto perché c’era la bellezza che doveva vincere su ogni cosa».

POTENZA – Un bocciolo di rosa che viene scoperto nascosto nell’oscurità per poi   aprirsi   in tutta la meraviglia del suo profumo per inebriare come  dono alla propria città. L’opera  giocosa in due atti “Lo sposo al Lotto” di Francesco Stabile, messa nel teatro potentino a lui dedicato, oltre ad essere la conclusione del progetto “Ragazzi all’opera” (ideato dall’Apofil, in collaborazione con il Centro di Drammaturgia Europeo e Ateneo Musica Basilicata) per gli alunni di alcune scuole, è stato anche un modo quasi magico per presentare alla città di Potenza e ad un teatro pienissimo in entrambi i giorni della rappresentazione, l’arte di un grande lucano come Francesco Stabile. “Lo sposo al lotto”  insieme a diverse altre opere del compositore nato a Miglionico,  erano nascoste nell’indifferenza di un’umida e polverosa cantina, a trovarla il professor Angelo Lucano  Larotonda che l’ha portata alla luce. 

E’ un’opera giovanile, la prima di Stabile che compose per l’esame conclusivo  dei suoi studi  nel collegio di San Sebastiano a Napoli ed è stata rappresentata una sola volta nel 1826. Ritrovare l’opera è stata solo il primo passo per valutare davvero l’arte del grande compositore, il passaggio successivo è arrivato lo scorso week end, con le due serate  in cui realmente l’arte di Stabile ha preso forma nell’unico vero teatro della Basilicata. Tutto questo è stato reso possibile,  per la messa in scena, dal lavoro del maestro Daniele Belardinelli chiamato a questo lavoro dalla presidente dell’Ateneo Musica Basilicata  Giovanna D’amato che ha spinto molto per la realizzazione di questo progetto. Il maestro Belardinelli, grande nome della musica italiana,  non solo ha diretto l’orchestra del Conservatorio “Gesualdo da Venosa” di Potenza, ma tecnicamente e con emozione ha lavorato sugli spartiti e sulla direzione scenica. 
Così come era non sarebbe stata rappresentabile o sarebbe risultata noiosa, l’intervento di Belardinelli, tra l’altro titolare da sei anni  dell’unica cattedra di direzione d’orchestra della Basilicata al conservatorio di Matera,  ha mostrato al numero pubblico le genialità e le intuizioni di Stabile.«Mi sono trovato benissimo con quest’opera perché ho fatto tanto Rossini che secondo me è un’ottima  chiave di lettura dell’opera di Stabile» – spiega il maestro  al Quotidiano della Basilicata-  «il  musicista deve avere l’intuito da segugio e se è vero che è quella la strada  giusta,  la musica si svela da sola,  diventa poesia. Non è tanta una questione di studio ma di intuito. Nella maniera più assoluta, quest’opera di Stabile ha una bellezza intrinseca che andava  fatta sbocciare». 
Di fatti la rappresentazione durata circa 50 minuti più un intervallo tra primo e secondo atto, scorre senza intoppi, bravi gli interpreti principali come  Gerardo Spinelli nei panni del sindaco, ma anche Alessandro Fortunato  nei panni dello sposo premio del sorteggio di nome Riccardo. Non da meno: Saverio Sangiacomo nei panni del maestro, un Felicino interessante interpretato da Vitalberto Azzariti e poi Tromba messo in scena da Alfonso Franco. Certamente idolo del pubblico, per il suo cantare in un simpatico  napoletano, il superlativo Antonio Cappetta, in scena Minico e le  due “promesse” spose le bellissime Ivanna Speranza (Elisa) e Serena Muscariello (Vereconda). 
Tra i tanti intrecci amorosi  trionfa l’amore  ma sul sacro palcoscenico del teatro potentino a trionfare e la vera essenza ed arte di Stabile: «E’ la prima volta che dirigo un’opera  in  un teatro così importante» –  spiega il maestro Belardinelli – «è una cosa incredibile. Pensare che c’è musica meravigliosa e nessuno o pochi lo sanno è incredibile. Per tanti e per tanto tempo  “Stabile” era solo un nome sul muro di questo teatro. Adesso i cittadini potentini sanno che Stabile è un compositore di livello altissimo con delle idee geniali». Si riscopre un genio lucano della musica ma si scopre anche la possibilità di realizzare un’opera lirica in Basilicata  e che questa viene apprezzata dal pubblico visto il tutto esaurito registrato nei due giorni di replica. Questa forma artistica che in Basilicata è realizzata davvero poco, ha consegnato ai presenti una grande emozione perché realmente portatrice di un tripudio di arte che arriva al cuore con sussulti di sensazioni, note e vibrazioni che si piantano nella carne ma parlano alla testa. «Credo sia possibile fare altro di Stabile sul palcoscenico, ma si deve fare con competenza e pertinenza.  
Esiste il bisogno di persone con un grosso intuito. Bisogna capire l’anima del compositore – racconta ancora  Belardinelli -dirigendo quest’opera ad un certo punto mi è sembrato di essere  Stabile e desideravo  di dire ai miei concittadini: sentite quanto è bella questa musica che ho scritto per voi. C’era una specie di comunione di intenti tra me e lui, come se  avesse avuto per la prima volta giustizia». Concertati meravigliosi, antitesi musicali e poetiche , interessanti paradossi tra testo e musica, Stabile in “Lo sposo al lotto” è stato tutto questo e non solo: «La Bellezza salverà il mondo. Che cosa è non lo so ma che cosa fa sì – conclude il maestro  – l’opera di Stabile, lo dice. Alla fine succede tutto perché c’era la bellezza che doveva vincere su ogni cosa».
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