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TITO – Rocco Papaleo sembra essere l’anti divo per eccellenza. Barba incolta, occhiali scuri, t-shirt dal doppio messaggio: “La cultura è l’unica droga che crea dipendenza” messa sopra un giubbotto di pelle. Si presenta così all’ingresso del cinema Ranieri di Tito per presentare “Una piccola impresa Meridionale”. E di gente, per essere un lunedì pomeriggio, se ne trovava non poca.

Il film, intanto, cammina moltissimo. Attualmente è secondo soltanto alla mega produzione di “Cattivissimo me 2”. Questo pezzetto d’Italia, distribuito in poco più di 400 copie dalla Warner ha già incassato 1 milione 240 mila euro. Insomma, l’opera sul Sud rischia di bissare e forse superare sull’allungo anche “Basilicata coast to coast” che di milioni ne aveva incassati 4,1. Poco importan se il Corsera lo stronca, e anche con un commento, quello di Antonio Fiore, che guarda allo scenario della Sardegna, scelto per il film, come se fosse «travestito da costa lucana». Come se non si potesse competere a priori sulla bellezza dei luoghi. Che tristezza.

Ma eccolo il Papaleo lucano che si concede al suo pubblico davanti l’ingresso del Ranieri. Un piccolo tour al seguito della Lucana Film Commission che lo ha portato da Tito a Potenza nella serata di ieri. Un passo all’interno del multisala e sono già applausi, poi a metà strada arriva incontro un Vito De Filippo pronto a sfoggiare la sua forma migliore. Abbracci e strette di mano da “fratelloni”. E si arriva in sala, dove ad aspettare Papaleo c’è la madre, con tanto di amiche al seguito. Sono subito baci, uno scambio di battute, sorrisi dolcissimi e un’atmosfera familiare che lava via in pochi minuti tutte le possibili idee su un Papaleo sugli allori. Certo il tempo di un bacio ed ecco che i fan vanno di nuovo a caccia di autografi. La situazione è comunque leggera, se non fosse che la presenza di De Filippo, rimasto seduto al suo posto senza “interferire”, ha aperto una polemica sulla possibile “politicizzazione” della sua visita, come di tutto il film. La discussione si anima mentre Papaleo firma autografi, parla con un drappello di signore: «Il mio film non ha un messaggio politico – dice – così come non sono qui per sostenere una parte politica. Certo nell’opera c’è qualcosa di “politico” ma è un’idea generale, io sono un comico». Ed effettivamente Papaleo glissa anche sulle polemiche aperte dai suoi supporter che cercano di portare la discussione sui voti ai prossimi candidati.

A fianco Papaleo c’è Paride Leporace, la discussione davanti al pubblico è quasi del tutto legata alla promozione del film, di come questa pellicola sia un omaggio a tutto il Sud e di come con Basilicata coast to coast «sia stato già raccontato tutto sulla nostra regione». Qui lo sguardo si allarga, ma resta comunque legato a quanto fatto fino ad ora. «Immagino che il film possa cercare di dare un punto di vista su come la penso io. In quanto figlio di una parte del meridione che ha bisogno di riscatto». Papaleo interpreta il suo personaggio e tira fuori il suo lato comico, ma intanto il film si cimenta con delle figure (un prete spretato, una ex prostituta e un cognato “cornuto”) che sono un po’ simboliche. «Nei film si tende sempre a creare situazioni più estreme, proprio perché si generano maggiori occasioni sulla commedia o sul dramma. L’obiettivo è comunque lanciare un messaggio che sia di determinazione, del lavorare nelle piccole cose e cambiare i propri spazi. Fare una piccola rivoluzione». Poi, certo, non è mancata l’uscita di De Filippo, invitato nonostante il suo “nascondersi”. Ma il discorso è tutto sulla Film Commission, uno strumento a detta di Papaleo «indispensabile». A Paride Leporace il compito di ricordare il bando e il finanziamento sulle produzioni cinematografiche. Poi il buio e la grande accoglienza.

v.panettieri@luedi.it

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