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POTENZA – “Liberiamo il futuro”, questo il claim della prima festa provinciale della Cgil a Potenza che per tre giorni in piazza Don Bosco ha voluto creare un programma che vede la riflessione nel pomeriggio e naturalmente ballo e divertimento la sera. Oggi alle 16 l’apertura della festa, poi alle 17 l’incontro con il sottosegretario Marco Rossi Doria e alle 18.30 il dibattito con la presenza tra gli altri del ministro Zanonato, del sottosegretario Bubbico e del segretario generale della Cgil Potenza Angelo Summa. Questa sera, alle 21.30 il momento più atteso dai giovani dopo lo spettacolo de La Ricotta, il concerto dei Folkabbestia aperti dal gruppo lucano Avast (ingresso gratuito). La band pugliese arriverà a Potenza con una formazione che segna il ritorno del bravo violinista Osvaldo Laviosa. Ci sarà alla batteria Nicola Di Liso, al basso Francesco Fiore e naturalmente alla chitarra e voce Lorenzo Mannarini. Quest’ultimo in anteprima si concede ad un’intervista per il Quotidiano.
Maestro, questa è stata per voi un’estate piena di live. Un gruppo che vive ed ha vissuto molto nell’underground italiano dal lontano 1996 come fa ad essere ancora così apprezzato dai giovani?
«Si dura perché evidentemente il prodotto che abbiamo realizzato era di valore. Per noi è sempre una grande soddisfazione vedere che dopo tanti anni ci segue un gruppo di giovani che magari quando abbiamo cominciato erano bambini o non erano neanche nati. E’ anche bello vedere che le canzoni sono sempre vive, anche pezzi scritti 15 anni fa vengono richiesti e cantati anche se andiamo in posti lontani da dove viviamo. Non essendo un gruppo che è passato molto nei media, per noi è una grande soddisfazione».
Sono però tre anni che non ne esce uno nuovo. Perché?
«I dischi è difficile farli a comando. Noi non li abbiamo mai fatti così, abbiamo sempre scritto delle canzoni quando avevamo qualcosa da dire. Abbiamo ora un po’ di idee, un po’ di canzoni in cantiere a cui stiamo lavorando ma non sono ancora mature. E’ inutile fare un lavoro se le canzoni ancora non sono pronte. Aspettiamo un po’ come il vino buono, quando le cose fermenteranno, faremo un disco nuovo».Siete nati in Puglia quando ancora non c’era il “Puglia Sounds”.
Come è cambiata la regione che è diventata un simbolo per tutti gli artisti d’Italia?
«Quando abbiamo cominciato si iniziava a muovere qualcosa in Puglia. C’era anche all’epoca un movimento di gruppi, si cercava di farsi ascoltare. Non si voleva però, a livello di istituzioni, valorizzare la musica facendola diventare una professione, come poi invece è successo. La politica ha voluto dare un aiuto e sostenere questi artisti ed ha capito che la musica è un patrimonio culturale che può valorizzare il territorio. Oggi c’è un aiuto in più da parte della politica ed ora c’è tanta musica in Puglia e questa è una cosa ottima».
Quale è il rapporto dei Folkabbestia, con la musica popolare?
«A noi piace dire che la tarantella è il nostro blues. La tarantella per noi deve diventare un seme che germoglia e che si trasforma. Ci piace reinventare e creare sempre canzoni nuove partendo dalla tradizione che non deve essere per forza musica pugliese, ma anche dai Balcani, dall’Irlanda e da qualsiasi parte del mondo».
Siete tutti straordinari musicisti, tutti dal conservatorio o da studi comunque importanti. Come avete unito questa tecnica alla vostra proverbiale follia che vi ha portato tra l’altro a suonare un pezzo per 30 ore di fila a Milano, arrivando nel Guinness dei primati?
«Ma forse un po’ lo siamo folli. A noi non piacciono le etichette ne quelle discografiche né quelle che si danno alla musica. Per questo anche se abbiamo fatto studi classici, affrontiamo generi vari. Noi ascoltiamo tutto e quel tutto lo inseriamo nella musica che facciamo. Mi piacerebbe anche che qualcuno possa ascoltare nella nostra musica un passaggio che magari ricorda Beethoven. Facciamo davvero quello che ci passa per la testa».
Concludiamo. Cosa è per lei la Bellezza?
«La Bellezza è l’emozione che si muove e commuove».
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