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ALIANO – Aliano non è un paese, è la celebrazione della terra; la sua posizione, in alto, poggiata sui calanchi, i suoi colori che rimandano ai toni della creta, il suo posto silenzioso e discreto nella Valle dell’Agri non ingannino. Ad Aliano, dopo la maledizione di essere stata un luogo di confino, trasformata in benedizione per aver “dovuto” accogliere in pieno regime fascista Carlo Levi, oggi c’è voglia di mostrare un volto accogliente, sempre, come l’animo lucano insegna, di pacato clamore, ma allegro, ospitale e raccontato con le tante forme dell’arte. 

Con questo spirito si è voluta festeggiare a partire dallo scorso anno, la Luna che sorveglia Aliano, che coccola con la sua luce discreta la possenza silente dei Calanchi. Sposata istituzionalmente dalla Regione, benedetta da un’amministrazione comunale illuminata (leggi Luigi De Lorenzo, un sindaco che sembra creato in laboratorio) ha preso corpo e vigore “La Luna e i Calanchi”, l’elogio della paesologia battezzato da Franco Arminio. Lui, poeta, bravo scrittore (la sua  ricca bibliografia merita una lettura che lascerà piacevolmente sorpresi), irpino di nascita, ma “paesano” d’adozione giacchè ha fatto del trionfo dell’aura mediocritas dei piccoli borghi il suo credo e la sua pacifica battaglia, è l’animatore de La Luna e i Calanchi. Tre giorni, dal 29 al 31 agosto, densi di appuntamenti e pieni di gente, di artisti lucani e non solo, di turisti curiosi che vengono per rileggere i luoghi che Levi ha fermato nelle pagine di Cristo si è fermato ad Eboli e trovano paesaggi mozzafiato. Il Presidente della Regione Basilicata, in versione (quasi) casual, che ascolta il canto dei poeti modulato nei dialetti della Val d’Agri, il Direttore della Film Commission seduto sui gradini di una piazza e in formato famiglia, ricordano che almeno per tre giorni si può essere simboli e spettatori con la stessa energia. 

Una comunità in festa, senza il frastuono delle bande e l’impatto delle luminarie; bandita la sicumera, obbligatoria la spontaneità: si canta, si balla, si ride, si riflette, ci si commuove e ci si perde; ci pensa la Luna a rimetterci sulla buona strada.  Franco Arminio è come un pifferaio magico, che semplicemente dicendo che in un posto non c’è nulla di particolare da vedere ha già adunato centinaia di persone, perché ha capito che la gente forse è stanca di ricercare, vuol piuttosto ritrovarsi. (dove nessuno paga e viene pagato). E’ così ci si avvia per passeggiare fra i calanchi, in un sentiero volutamente sterrato, non segnato da cartelli e indicazioni: qui ad Aliano “less is more”, come direbbe Mies Van Der Rohe: non si arricchisce ciò che già di suo la natura ha reso unico; anche in un luogo come Aliano dove la povertà ha nel tempo preservato l’autenticità, perchè come ribadisce lo stesso Arminio, «senza la pena, la bellezza non ha viso».  In tre giorni ogni arte ha trovato il suo momento, e il suo pubblico. 

Con Pino Quartullo che accovacciato sullo sperone di un calanco legge “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” (perché, non dimentichiamolo, La Luna e i Calanchi è , sempre citando Arminio”, un festival leopardiano: si parte dall’infinita vanità del tutto, ma pensiamo di piantare nei Calanchi la ginestra di Leopardi), Antonio Infantino, l’inventore dei Tarantolati di Tricarico che dispensa le sue perle filosofiche e la sua visone del mondo al ritmo trascinante dei Cupa Cupa, Graziano Accinni (leader degli Ethnos) che sperimenta un ensamble con i virtuosismi vocali di Caterina Pontrandolfo, e poi ancora Rocco De Rosa e la magia del suo pianoforte, il racconto forte e drammatico della breve e fondamentale esperienza di Rocco Scotellaro (il poeta sindaco di Tricarico, di cui si celebra proprio quest’anno il sessantennio della sua morte), letture all’alba, visioni notturne, un passaggio obbligato sulla tomba di Carlo Levi, Rocco Papaleo  legge le “ Cartoline dai morti”, scritte da Franco Arminio immaginando con epigrammi cosa racconterebbero quelli che sono morti del loro ultimo istante di vita : un’Antologia di Spoon River dei giorni nostri. Ad Aliano, complice la sua Luna , succede anche questo, stasera ancora una volta.

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