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La Giornata Mondiale è per noi occasione per unire la nostra voce all’immenso e potente coro di voci che, da ogni angolo della terra, si leva per riaffermare l’impegno dell’intera umanità a garantire la tutela, la protezione e la promozione dei diritti delle bambine, dei bambini degli adolescenti di ogni parte del mondo. Quest’anno poi, ha un titolo particolarmente significativo e segnatamente attuale: “Inclusione per ogni bambino – Inclusion for every child”.

La nostra partecipazione/celebrazione si propone di: richiamare l’importanza epocale che ha segnato la data del 20 novembre 1989 nella storia umana, giorno nel quale fu approvata dall’Assemblea della Nazioni Unite la ‘Dichiarazione Universale dei diritti del fanciullo’; di rinnovare nella nostra mente e nella nostra coscienza i doveri che noi tutti adulti, sia nelle istituzioni pubbliche sia quali parti sociali, abbiamo assunto nei confronti delle nuove generazioni di minore età; di riaffermare nella nostra volontà l’impegno di portare a ‘piena e completa attuazione la tutela del diritti dei bambini e degli adolescenti’, nella nostra comunità regionale nel quadro dell’intera società umana.

Ma sarebbe una colpevole miopia morale, prima di entrare nel merito dei temi che ci siamo proposti, dimenticare o – tanto peggio – denegare che la Celebrazione di quest’anno della ‘Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza’ è tragicamente segnata dai fatti che si stanno verificando nella striscia di Gaza: più di quattromila bambini innocenti straziati dalle bombe; ospedali sventrati dai missili, scuole fatte saltare in aria con i bambini dentro. E tutta questa atroce barbarie dopo più di un trentennio da quella “Dichiarazione universale”, in cui tutti gli Stati della terra hanno riconosciuto il diritto alla vita dei bambini.

Sono trascorsi, ormai, trentaquattro anni dalla Dichiarazione universale dell’Onu sui diritti del fanciullo: ma quell’immenso disegno ideale che era stato formulato allora è stato realizzato? Quanto di quel disegno è stato portato a realizzazione? Quali e quante le carenze che attendono ancora di essere affrontate e risolte?

Nel perseguire l’ obiettivo di mettere in chiara evidenza tutta l’importanza che intendiamo attribuire alla celebrazione nella nostra regione della Giornata mondiale, ho ritenuto di non limitarci ad organizzare una singola iniziativa, anche se magari arricchita di ogni dovuta formalità ma di dedicare al mondo dei minori non una sola giornata, ma un intero periodo di tempo: dal 20 novembre al 4 dicembre.

E ho pensato che fosse più utile che le questioni riguardanti il mondo dei bambini fossero portate sul territorio e discusse nelle sedi degli enti territoriali: Comuni, organizzazioni sociali, istituzioni scolastiche, non solo per avvicinare le istituzioni regionali alle realtà locali ma specie per coinvolgere nell’organizzazione e gestione degli eventi direttamente i soggetti istituzionali decentrati e gli operatori istituzionali e locali.

Alle nostre iniziative, in Basilicata, abbiamo voluto dare un titolo che più direttamente riguarda le condizioni in cui si trova attualmente lo stato di attuazione delle politiche riguardanti la tutela dei diritti dei minori nella nostra regione con due problematiche che sono più direttamente legate con il mondo dei minori: la scuola e il sistema scolastico, per un verso, e per l’altro, lo spopolamento demografico di tutta la regione, che incide più gravemente sui piccoli comuni con il rischio della loro scomparsa.

Da questa considerazione nasce la formulazione del titolo che abbiamo scelto per le nostre giornate: “Piccoli comuni… grandi scuole; il rinnovamento del sistema scuola per la sopravvivenza dei piccoli comuni”

Dobbiamo prendere atto che, in Basilicata come in Italia, siamo ben lontani dall’aver realizzato la finalità ideale che l’ordinamento legislativo regionale e nazionale si sono posti come obiettivo ultimo da conseguire: ‘la piena attuazione dei diritti soggettivi dei minori nella loro universalità, incondizionalità e gratuità’.

Soffermando la nostra attenzione sul tema specifico dei servizi alla prima e alla seconda infanzia, è superfluo ricordare le carenze che si riscontrano nei servizi pubblici degli asili-nido, e nella scuola dell’infanzia; come pure per primaria e la secondaria di primo grado è il caso di ricordare i temi della formazione delle classi, delle classi-pollaio, delle mense scolastiche, e dei costi di acquisto dei relativi servizi.

Ma l’approfondimento di questi temi lo rimandiamo alle giornate lucane di Terranova e di Ginestra. La scuola è fattore centrale in Basilicata soprattutto se si considera che il problema più grave per la nostra regione è costituito dallo spopolamento demografico, che si ricollega a tutta una serie di altri problemi che trovano riscontro nella vita scolastica dei minori..
Il problema dello spopolamento demografico è per la Basilicata non solo un problema di grande importanza, ma è un problema esistenziale per lo stesso futuro della Regione.

Ed è scritto e riconosciuto nei documenti ufficiali della programmazione pluriennale, in particolare nel ‘Piano strategico regionale 2021-2030’, che, se non sarà invertito l’andamento negativo che ha visto la Basilicata nell’ultimo ventennio perdere più di settantamila abitanti, dovremo accettare la previsione che entro il 2030 la popolazione della nostra regione potrebbe scendere sotto i cinquecentomila abitanti e che, entro il 2050, la popolazione lucana potrebbe scendere ai 300.000 abitanti. E allora potrebbe essere messo in dubbio l’esistenza stessa della Regione come Ente territoriale autonomo:

È vitale quindi per la nostra regione l’inversione dell’attuale processo di spopolamento. E non si può non riconoscere che questa inversione di tendenza e la corrispondente crescita demografica non possano trovare radicamento e forza che nella scuola, e quindi, in un profondo rinnovamento del sistema scolastico che sia caratterizzato dalla costruzione di una scuola di qualità.

Osservando la disposizione topografica della popolazione lucana, notiamo una caratteristica che richiama l’importanza decisiva che rivestono i piccoli comuni nella costruzione di un sistema scolastico rinnovato che diventi ‘palestra di vita’ per i ragazzi e per gli adolescenti, e che si ponga come ‘sistema istituzionale’ nel quale si realizzi la piena attuazione dei diritti dei minori.

Una dislocazione territoriale quella dei Comuni lucani che da fattore di debolezza deve e può diventare un fattore di forza trainante dell’intera realtà sociale ed economica regionale. Si rileva infatti che su 131 Comuni lucani, i comuni con meno di 5.000 abitanti sono 107/131 di cui 83 al di sotto dei 3.000 abitanti comprendente i 27 con meno di 1000.

Questa forma di zonizzazione diffusa sul territorio dei Comuni lucano è di per sé un fattore positivo per il sistema scolastico della prima e seconda infanzia, in ragione di una maggiore intensità delle relazioni interpersonali nel sistema scolastico.
Tant’è che i dati ricavati dalle prove Invalsi nell’anno scolastico 2022-2023 sono risultati superiori alla sufficienza proprio nei Comuni più piccoli e, in particolare, in quei Comuni nei quali sono state organizzate le pluriclassi.

La piena realizzazione dei diritti dei minori deve quindi ripartire dal piccoli comuni e dal rinnovamento del sistema scuola nei piccoli comuni, per la loro sopravvivenza ma anche per la crescita sociale ed economica dell’intera regione.

Ma non possiamo non ricordare che in più occasioni l’Ufficio del Garante regionale ha avanzato alla Giunta e al Consiglio regionale delle proposte riguardanti questi temi. In occasione dell’approvazione del Piano strategico regionale 2021-2030, abbiamo proposto la formulazione e realizzazione di un piano strategico pluriennale che fosse incentrato proprio sulla creazione di un sistema integrato di servizi pubblici rivolti ai minori.

Successivamente, in relazione all’attuazione del Pnrr, del ‘Piano nazionale per la resilienza e la ripresa’, abbiamo presentato una ulteriore proposta, prendendo atto delle grandi risorse finanziare rese disponibili, e dal predetto Piano nazionale, e dalle enormi risorse finanziarie rivenienti dalle royalties petrolifere e dalle extra-royalties promesse da Eni .
Ed è con profondo rammarico che dobbiamo riconoscere che, in merito a queste nostre proposte, non è pervenuta alcuna risposta, né è giunto alcun cenno di riscontro!

E allora cosa dovremmo fare noi per il futuro? Lasciar perdere tutto? Abbandonare ogni ideale, ogni speranza, ogni impegno? No! Dovremo impegnarci ancora di più. Dovremo insistere, insistere, insistere… finché chi ha orecchie da intendere non sia indotto a non intendere.

Questo è il dovere che dobbiamo adempiere tutti; questo è il compito che dobbiamo tutti portare a compimento.

*Garante regionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Basilicata

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