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Emilio Longo durante la presentazione

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EMILIO Longo si è preso il Picerno. Il quarantottenne tecnico di Pontecagnano si sente a casa, è pronto a assumersi le responsabilità di una sfida intensa e intrigante, venendo il Picerno fuori da un decimo posto e qualificazione ai playoff, ma soprattutto mantiene i toni bassi, usa a ripetizione, nell’arco della chiacchierata con la stampa, il termine umiltà, e chiarisce subito di non voler entrare a gamba tesa su quello che è stato il Picerno del suo predecessore Colucci.

«Voglio partire dalla base storica di questa squadra che ha fatto molto bene. Mi posso impegnare ad accompagnare i calciatori verso nuovi modi di interpretare il calcio, e devo ripartire innanzitutto dalla solidità passata», ammette Longo che chiaramente lascia intendere che quello che era uno dei suoi moduli prediletti, il 4-3-3, potrebbe non essere un dogma con la squadra che gli è stata affidata.

Anche se: «Dettori regista ci può stare, con De Cristofaro che scivola in mezzo e Pitarresi mezzala. Dietro tra under e over, sono tutti adattabili a un modulo a quattro, come spesso è stato fatto l’anno scorso. Reginaldo e Gerardi possono giocare insieme, ma soprattutto voglio che questa diventi una squadra in cui il capitano Esposito sia grande protagonista da attaccante esterno».

Squadra fatta, ma che dovrà essere aumentata in maniera numerica dalla dirigenza alla quale Longo non ha chiesto nomi specifici, ma atleti con determinate caratteristiche, in base alla competenza e alle scelte che vorrà fare Greco, perché – e lo conferma lui stesso – «sono un aziendalista e soprattutto sono un allenatore da campo».

Lavorerà in punta di piedi, con uno staff valido e pronto a calarsi in questa avventura esaltante, ed in forza di un dettame che gli deriva dalle origini contadine dei suoi genitori: «Il concetto deve essere quello del “noi”, nessun personalismo, si ragiona da squadra. Ho lavorato tanto, ho fatto tanta gavetta, avrei potuto essere tra i professionisti prima, ma sono molto fatalista e questa occasione per me arriva nel momento giusto e proprio in Basilicata dove ho lavorato (a Ferrandina, ndr) e dove ho potuto apprezzare i valori della gente. Ecco sarebbe bello che io potessi incarnare la passione del popolo lucano nel lavoro di tutti i giorni».

Il dg Greco ha parlato dell’empatia che è scattata immediatamente con Longo, che era un tecnico che ha seguito di recente, «per via del fatto che a me piace vedere quello che accade nei campionati al nord Italia». Greco ha voluto comunque subito chiudere ogni forma di polemica o, meglio, di rottura con Colucci: «Siamo ottimi amici. Già prima della partita contro il Foggia avevamo iniziato a imbastire una trattativa, ma non era stato ritenuto congrua la nostra offerta. Abbiamo due caratteri forti, ma i nostri confronti sono stati sempre costruttivi. A lui non ho mai imposto nulla per il fatto che io ritengo che del campo devono essere responsabili solo coloro i quali vi entrano».

L’auspicio di Greco è quello di «avere i tifosi ancora di più dalla nostra parte in una stagione in cui appare verosimile che si arrivi a una riforma dei campionati. Per cui partiamo con l’obiettivo della salvezza, ma se dovesse arrivare prima del tempo possiamo alzare l’asticella».

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