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Il radon, gas radioattivo naturale, viene soprannominato «il killer silenzioso»

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Finora l’Arpab ha condotto solo una prima indagine sugli edifici pubblici

POTENZA – La necessità di ricorrere ad un accurato monitoraggio del territorio per scongiurare il rischio del radon – gas radioattivo naturale soprannominato «il killer silenzioso» – è stata tra i temi di un convegno promosso dalla Fondazione Osservatorio Ambientale Regionale Basilicata ( Farbas ), organizzato anche alla luce di una recente direttiva che modificherà la vigente normativa d i radioprotezione. Il seminario – dal titolo “Il rischio radon, tecniche di prevenzione e protezione” – è stato moderato dal presidente dell’Ordine dei Geologi di Basilicata, Gerardo Colangelo e si è tenuto ieri a Potenza, nell’Aula Magna della sede Unibas i n via Nazario Sauro. La Fondazione Osservatorio Ambientale Regionale ha promosso l’iniziativa in collaborazione con Regione Basilicata, Arpab, Unibas ed alcuni ordini professionali.

Dopo i saluti della rettrice dell’Unibas, Aurelia Sole e dell’architetto Michele Graziadei, è intervenuto per la Fondazione il vicepresidente, Pasquale Scavone. «Abbiamo focalizzato l’attenzione sui rischi del radon, un gas che non si vede, non si sente, ma che può essere molto pericoloso. È necessario – ha spiegato il vicepresidente – recuperare il feeling tra istituzioni e cittadini, scongiurare gli allarmismi ingiustificati, quasi sempre carenti di studi e di approfondimenti scientifici. Spesso – ha concluso – si creano false problematiche. Lo spirito di queste iniziative è orientato a chiarire e semplificare la comunicazione e a contribuire ad una nuova cultura ambientale».

A seguire, dopo i contributi di Giuseppe D’Onofrio, presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Potenza e di Gerardo A. Leon, presidente dell’Ordine degli Architetti, è iniziata la discussione di natura tecnico-scientifica con gli interventi Antonio D’Angola (Comitato Scientifico Farbas e Unibas), Michele Mazziotta (Ospedale San Carlo), Gennaro Venoso (Istituto superiore di sanità), Rocco Marchese (Arpab) e Andrea Iacoponi (Arpa Toscana).

Nel corso dell’incontro è stato spiegato che «il radon è un gas radioattivo naturale, prodotto dal decadimento dell’uranio distribuito sulla crosta terrestre e negli ambienti chiusi può concentrarsi, raggiungendo talvolta valori anche molto elevati. Al fine di limitare i rischi per la popolazione è necessario ricorrere ad un accurato monitoraggio del territorio. Il principale meccanismo d’ingresso del radon negli edifici – è stato evidenziato – è la convezione termica, con correnti d’aria che trasportano il radon dal suolo all’interno, attraverso crepe, fessure o altri punti non a tenuta nelle fondamenta o nei muri».

La dinamica di emissione e di spostamento del radon dal suolo alla superficie fino all’interno «è molto complessa e dipende da molteplici fattori: il grado di fratturazione della roccia, la permeabilità del terreno, le variazioni di temperatura e di pressione dell’aria tra l’interno e l’esterno degli edifici. L’unico metodo sicuro per accertare la presenza e la quantità di radon è quello di effettuare una misura, tramite appositi rivelatori. Merita comunque un certo interesse l’aspetto delle misure presso i luoghi di lavoro».

Decisiva l’attività di monitoraggio avviata dall’Arpab, che ha svolto finora una prima indagine conoscitiva sulla concentrazione, ma negli edifici pubblici.

I lavori sono stati conclusi dall’assessore regionale all’Ambiente, Francesco Pietrantuono. «C’è da registrare – ha evidenziato – il buon funzionamento di un sistema in Basilicata che aiuta ad approfondire. Da un lato c’è la Fondazione Osservatorio Ambientale Regionale, con il suo presidente Mussuto, che sta svolgendo un ottimo lavoro dal punto di vista della ricerca e dalla costruzione di un nuovo approccio, su temi anche complicati da gestire; dall’altra ci sono gli Ordini professionali, con i quali si è costruito un rapporto costruttivo e di aiuto reciproco. Quella del Radon è una materia non facile, anche perché non esiste ancora una normativa nazionale, così come non ci sono strumenti che incentivino sia la prevenzione che i successivi interventi di bonifica, dal momento che siamo di fronte ad un gas nocivo. La Regione da tempo ha avviato una campagna di monitoraggio del territorio, riferita però agli edifici pubblici, in quasi un centinaio di Comuni. C’è da proseguire e completare questa fase di controllo. Ma abbiamo realizzato una mappatura che ci consegna alcune situazioni, nei confronti delle quali ci stiamo organizzando per capire come intervenire. Rimane la partita dei privati, sui quali ci sarebbe da ipotizzare un meccanismo incentivante in attesa di una legislazione nazionale».

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