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L’avvocato Domenico Pittella

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POTENZA – Ieri, la Corte Costituzionale ha emanato una storica sentenza che ha stabilito l’illegittimità di tutte le norme che attribuiscono al figlio automaticamente il cognome del padre. Secondo i giudici della Consulta la regola che attribuisce il solo cognome del padre è «discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio».

Per cui, viene prevista la possibilità per i genitori di scegliere quale dei loro cognomi dare ai propri figli. Chiaramente, si potrà decidere anche per entrambi i cognomi: che verranno assegnati obbligatoriamente in mancanza di intesa su quale scegliere.

L’Ufficio comunicazione e stampa della Corte costituzionale fa sapere che le norme censurate sono state dichiarate illegittime per contrasto con gli articoli 2, 3 e 117, primo comma, della Costituzione, quest’ultimo in relazione agli articoli 8 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

«Grazie alla Corte Costituzionale un altro passo in avanti verso l’effettiva uguaglianza di genere nell’ambito della famiglia», ha dichiarato la ministra della Giustizia Marta Cartabia.

A questa pronuncia si è arrivati in seguito a un caso sollevato in Basilicata, presso il Tribunale di Lagonegro, dall’azione degli avvocati Domenico Pittella e Giampaolo Brienza. Abbiamo intervistato Domenico Pittella per approfondire e per capire come, e quando, verrà recepita dal nostro Ordinamento.

Avvocato, ci spiega il contenuto di questa storica sentenza della Consulta?

«La Corte Costituzionale ha dettato due principi fondamentali: innanzitutto, se i genitori sono d’accordo, potranno dare il cognome del padre o della madre, oppure di entrambi. Il secondo punto fondamentale riguarda un eventuale disaccordo tra loro poiché, se non ci fosse un’intesa, allora il cognome del nato sarebbe di entrambi. Finora il cognome era del padre, al di fuori di un’altra ipotesi derivante da una precedente sentenza della Consulta, la 286 del 2016, che prevedeva come, in caso di accordo, i genitori potessero aggiungere, a quello del padre, anche il cognome della madre. Per cui, quest’ultima sentenza ha permesso di raggiungere un risultato storico nell’interesse delle madri e anche dei figli a nascere in una famiglia in cui regni sovrano il principio di parità dei genitori».

Cosa accade in caso di disaccordo tra i genitori sull’ordine dei due cognomi?

«Allora deciderà il magistrato».

A questa pronuncia si è arrivati dopo il caso di una coppia lucana, ci spiega cosa era accaduto?

«Assieme al collega Giampaolo Brienza mi sono occupato della questione relativa a genitori che volevano dare solo il cognome della madre, in quanto avevano già dei figli con il cognome di quest’ultima. Per cui, la richiesta di dare il solo cognome della madre era finalizzata a garantire al nuovo nato una identità omogenea rispetto ai precedenti figli. Allo stato non era possibile, la richiesta era stata rifiutata dall’ufficiale di stato civile e abbiamo fatto ricorso al Tribunale, che ha rigettato, mentre, successivamente, la Corte d’Appello di Potenza ha accolto il nostro reclamo e, con una ordinanza coraggiosa, ha rimesso la questione alla Corte Costituzionale che ci ha dato ragione».

E adesso che succede?

«Adesso, dopo la pubblicazione della pronuncia in Gazzetta Ufficiale, cambia il mondo. Certo, servirà una normativa d’attuazione: potrebbe anche essere una normativa secondaria o, come nel 2016, addirittura una circolare. Ma ormai la strada è stata tracciata».

A suo avviso, l’iter che tempi tecnici potrebbe avere?

«Credo poche settimane».

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