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Le opportunità dell’uscita dall’Ue nell’esperienza di Gianpiero Lotito e della sua Facility Live, prima azienda non britannica ammessa all’Elite Programme della Borsa di Londra
LA Brexit non è un colpo di grazia ma può rappresentare una rinascita come avvenne nell’Italia del boom dopo la guerra, il coraggio e l’ottimismo vincono la paura e il catastrofismo: bisogna cogliere le opportunità. Parola di Gianpiero Lotito: potentino di nascita, pavese d’adozione, è fondatore e ceo di FacilityLive, prima azienda non britannica della storia a essere ammessa all’Elite Programme della Borsa di Londra.
Ma è proprio vero che l’uscita del Regno Unito dall’Europa può essere un momento di crescita anche per l’Italia?
«Si è vero. Si tratta ovviamente di opinioni che andranno poi verificate nel tempo, ma il nostro Paese ha spesso saputo uscire da situazioni di potenziale grande difficoltà in modo brillante. L’esempio del dopoguerra l’ho fatto recentemente: nel 1950 una missione del governo italiano andò in Argentina a chiedere posti di lavoro per i nostri emigranti, aiuti alimentari e aiuti economici. Era un Paese spossato dalla guerra. Ma aveva al suo interno una generazione, e voglio sottolineare una intera generazione, che condivideva un sogno: regalare ai propri figli una vita migliore. Così, nel 1959 la lira, la nostra moneta di allora, fu dichiarata la moneta più stabile in assoluto, con un’economia che si preparava a diventare una delle più importanti al mondo. Tutto questo con le velocità di allora e senza la globalizzazione, in pochi anni. Successe anche perché quella generazione si caricò sulle spalle un intero Paese. La Brexit arriva dopo una lunga crisi seguita da ricorrenti paure. Può diventare una opportunità per l’Italia e per l’Europa nel medio lungo periodo, e anche nel breve per chi ha già in UK dei “ponti” costruiti. Non vuol dire trasferire là aziende, ma creare relazioni sempre più forti con un Paese che rimane una delle più grandi economie mondiali e che oggi deve diventare ancora più attrattivo per non perdere, proprio per via della Brexit, quanto aveva costruito nel recente passato».
«Dopo la paura e la crisi si può ripartire, come avvenne in Italia nel Dopoguerra»
La parola “crisi” deriva dal greco “krino”: decidere. Che svolta hanno impresso al futuro dell’Europa gli inglesi con la loro decisione di uscire dall’Ue?
«Il coraggio e l’ottimismo sono le armi per vincere la paura e la sopraffazione che deriva dal pessimismo. In tempi di crisi questa ricetta elementare è ancora più importante, perché si parla ai giovani, alle nuove generazioni, ma anche a coloro che, non più giovani, hanno magari perso il posto di lavoro o navigano in serie difficoltà. Mariuccia Teroni, la mia co-founder in FacilityLive, dice sempre che la paura è una scelta: scegliamo di avere coraggio o di avere paura, e tutte le conseguenze poi arrivano. Meglio il coraggio».
Secondo alcuni analisti, ora il Regno Unito sarà ancora più attrattivo in fatto di hi-tech e finanza e l’Italia deve cogliere – appunto – l’occasione.
«Senza ombra di dubbio. L’internazionalizzazione della Borsa di Londra, con gli accordi che la portano a essere più europea e con la nascita dell’Elite International (un programma per avviare in molti Paesi europei le aziende di prestigio o molto promettenti a percorsi di crescita virtuosi, attraverso la quotazione, per esempio), conferma che il trend di integrazione di questi mondi è ormai tracciato. Gli accordi avverranno probabilmente in altri modi rispetto a prima, ma l’Europa può rimanere, facendo le scelte giuste, il faro che doveva e deve essere. D’altronde è di questi giorni anche la rinuncia ufficiale della Svizzera all’adesione all’Ue, richiesta nel 1992. Quella rinuncia però è stata accompagnata da una dichiarazione che ribadisce la volontà di proseguire e sviluppare la collaborazione con l’Ue attraverso la via degli accordi bilaterali. Una “Svixit” impropria, visto che la Svizzera non era nella Ue, ma significativa nel risvolto più delicato, la volontà e l’imprescindibilità di accordi con l’Europa. Questo per quanto riguarda l’economia, il futuro digitale eccetera, è certo. La partita politica ha ovviamente altre complessità».
«L’Europa rimarrà il faro che è stato e deve continuare a essere»
Cosa si prova a essere in un certo senso il portabandiera dell’Italia, nei panni di fondatore e ceo della prima azienda della storia ad essere ammessa all’Elite Programme della Borsa londinese pur non essendo britannica?
«Una sensazione importante, poiché significa in qualche modo rappresentare il proprio Paese, ma significa soprattutto dare un esempio che le cose possono essere realizzate con coraggio e idee. Noi siamo riusciti a essere la prima azienda della storia a essere ammessi senza il requisito, fino ad allora necessario, di essere britannici, andando a Londra a proporci come azienda italiana che voleva rimanere europea (senza abbandonare l’Italia). Con coraggio e rischiando di essere respinti. Così, è stata un’azienda italiana, non tedesca o francese o spagnola a rompere l’argine. Questo ci ha consentito di rappresentare l’Italia in molte occasioni in cui si parla della cooperazione tra i due Paesi. Difficile trovare le parole giuste per dire quanto mi inorgoglisca poterlo fare con la mia storia di lucano emigrato al Nord a 18 anni, con tanti sogni e molto coraggio».
e.furia@luedi.it
Didascalia foto:
Lotito alla London Stock Exchange con la socia Mariuccia Teroni
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