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Più di quarant’anni fa il furto. Poi, grazie alla comparazione di due foto, il dipinto è stato salvato: parla Stefano De Mieri, lo storico dell’arte che ha individuato in un catalogo d’asta il pregiato dipinto del ‘500. Che adesso tornerà ad Armento
di EUGENIO FURIA
SPULCIARE tra i cataloghi delle aste e imbattersi in pezzi pregiati scomparsi e ritenuti irrecuperabili, spesso a seguito di un furto. Poi “prenderci gusto” e diventare un segugio – anzi un cane da tartufo con la differenza che i tartufi sono le opere d’arte – iniziando a inanellare un risultato dopo l’altro: l’ultimo è il recupero di una tavola raffigurante San Leonardo del XV secolo e appartenente alla diocesi di Tricarico, più precisamente alla comunità di Armento (Pz), un pezzo che a fine mese potrà fare il suo ritorno a casa.
Per Stefano De Mieri, storico dell’arte e assegnista di ricerca dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, andare a caccia dell’immenso patrimonio artistico-culturale saccheggiato in Italia, soprattutto nel mezzogiorno e in particolare nella sua Campania, è diventata quasi un’attività parallela a quella ufficiale didattica e di ricerca. «Esiste un’Italia defilata e con tesori bellissimi, oltre che significativi – spiega il ricercatore campano –, pezzi unici e importanti anche per la comunità da cui spesso vengono sottratti. Come nel caso del San Leonardo di Armento: quel dipinto fa parte della microstoria di un territorio, della sua devozione e più in generale delle sue tradizioni. Anche per questo è sempre un’emozione fortissima ritrovare questi piccoli grandi capolavori e riconsegnarli al loro contesto, quello che li ha accolti e nel quale spesso sono stati creati».
Se valorizzato, quel dipinto sacro potrà trasformare Armento in una rinnovata meta di turismo culturale?
«Sì, ma secondo me, al di là del valore intrinseco dell’opera, si tratta, in questo come in altri casi, di beni da preservare a prescindere. Così come si fa con gli archivi, con l’architettura, con il patrimonio archeologico».
E come ha fatto a scovare il San Leonardo di Armento?
«Guardo spesso i cataloghi delle aste delle grandi case e mi soffermo sui pezzi provenienti da collezioni private. Era dicembre 2015. Il catalogo d’asta in quel caso era Cambi: a Genova si metteva in vendita, come “lotto n. 2”, un dipinto della “Scuola del XV-XVI secolo, ‘Santo che mostra tre virtù teologali con donatore’. Prezzo di base 3500-4000”».
E lì s’è accesa la lampadina…
«Esatto. Io quell’immagine l’avevo già vista da qualche parte. E più volte, in pubblicazioni recenti. Non solo: ricordavo anche la cornice, molto particolare. E sapevo che si trovava ad Armento».
L’opera, dunque, ha anche un suo valore intrinseco che va anche oltre quello “sentimentale” cui faceva accenno prima?
«Senza dubbio. L’opera era stata pubblicata da Anna Grelle Iusco nel 1981 nel catalogo della mostra “Arte in Basilicata. Rinvenimenti e restauri”, con l’attribuzione a Simone da Firenze; la stessa autrice conferma il riferimento a Simone da Firenze nella riedizione fatta nel 2000 in occasione del Giubileo. Prima di quest’ultima data l’opera era stata ritenuta dubitativamente di Pedro de Aponte da Pierluigi Leone de Castris e Paola Giusti, “Pittura del Cinquecento a Napoli. 1510-1540. Forastieri e regnicoli” (Napoli 1985); mentre era stata accostata, sempre dubitativamente, a Bartolomeo Guelfo da Pistoia nel catalogo della mostra tenutasi a Padula nel 1986 Andrea da Salerno nel Rinascimento meridionale, a cura di Giovanni Previtali».
È un fatto che, a parte le varie ipotesi sull’attribuzione, tutti continuassero a collocare la pala ad Armento.
«Sì, tanto che in un primo momento pensai anche che potesse trattarsi di una copia: poi invece realizzai che, purtroppo, ad essere messo all’asta era l’originale».
Come lo capì?
«Lo capii quando mi misi in contatto con la Diocesi di Tricarico. Don Nicola Soldo, responsabile dei beni culturali della Diocesi, mi disse “il San Leonardo qui non c’è, è stato rubato all’inizio degli anni Settanta”. Purtroppo la Diocesi non aveva a disposizione foto del dipinto, ma in Soprintendenza avemmo la conferma, confrontando la foto che avevano nel loro archivio e quella del pezzo messo all’asta da Cambi a Genova».
Il mistero si sarebbe risolto se non ci fosse stato quell’ultimo tassello?
«No. E qui veniamo a una riflessione da fare: se l’opera non fosse stata censita, fotografata, studiata, in qualche modo catalogata insomma, il ritrovamento non sarebbe stato possibile. Purtroppo devo dire che quell’attività di catalogazione si è fermata dopo gli anni 70-80».
«Ma senza catalogazione un patrimonio immenso rischia di andare perduto per sempre»
Di chi è la colpa?
«Dello Stato. È come se si decidesse di consegnare un patrimonio immenso ai privati, prima con la vendita diretta da parte dei ladri d’arte sacra, poi all’asta, dopo che il primo acquirente magari decide di disfarsi del pezzo».
È una spoliazione silenziosa davanti alla quale lo Stato sembra impotente, non crede?
«Senza alcuna traccia in archivio, recuperi come quello di Armento, ripeto, saranno sempre più improbabili».
In ogni caso stavolta è andata bene. Materialmente, com’è stato recuperato il San Leonardo di Armento?
«Abbiamo bloccato subito l’opera, tramite la Diocesi e grazie all’intervento del Nucleo dei carabinieri che tutela il patrimonio culturale. Recuperarla dopo la vendita sarebbe stato possibile ma ben più complicato. Ringrazio anche il maresciallo Gallo di Napoli, che opera in un territorio come la Campania in cui questo genere di mercato sommerso è molto fiorente. Spesso da un quadro si ritaglia una porzione e si mette in vendita un solo santo, una Madonna con bambino venduta singolarmente: qualche anno fa individuai una tavola 500esca proveniente da una chiesa saccheggiata a Sant’Antimo, era opera di un autore fiammingo e ad essere stato ritagliato era stato un santo in basso a sinistra. Anche in quel caso l’operazione di recupero riuscì, ma a Napoli e dintorni non fa quasi notizia… È per questo che sono contento di essere stato invitato il 27 in Basilicata per la riconsegna dell’opera d’arte».
Didascalia foto:
Anonimo pittore degli inizi del XVI sec., “San Leonardo”, chiesa parrocchiale di Armento (foto dal catalogo “Arte in Basilicata”)
e.furia@luedi.it
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