Una manifestazione di protesta a Melfi contro l'autorizzazione al progetto per la cava a Monte Crugname
5 minuti per la letturaPOTENZA – «Non vedo nulla di nuovo sulla vicenda della cava di Melfi. Ho letto la lettera della Soprintendenza, la quale conferma che l’area della cava non ha né un valore archeologico né un valore ambientale». Commenta così l’assessore regionale all’Ambiente, Territorio ed Energia, Cosimo Latronico, la nota inviata alla Regione e al Comune di Melfi circa le conclusioni dello studio di approfondimento sull’interesse culturale e paesaggistico eseguito sull’area di Melfi interessata dall’autorizzazione – rilasciata dalla Regione il 4 maggio scorso alla società Cementeria Costantinopoli srl – al progetto di una cava di quarzarenite sul Monte Crugname.
«Certo, la Soprintendenza poi sposta il discorso sulla predisposizione del Piano paesaggistico – aggiunge Latronico –, nel senso che proporrà alla Regione un vincolo ambientale per aree che sono a oltre un chilometro dalla cava. Ma l’interlocuzione oggi è sul parere espresso dagli uffici di compatibilità ambientale e, su questo, la Soprintendenza ha confermato il suo parere positivo».
«L’accelerata al procedimento senza attendere il parere della Soprintendenza? Ho trovato un procedimento non sollecitato, con gli uffici che erano stati diffidati dopo un iter lungo 5 anni – ribadisce Latronico –. L’amministrazione regionale era obbligata a prendere quella decisione, non c’è niente di politico in quell’atto. L’unica cosa da evitare sono gli atti arbitrari, che espongono la Regione a risarcimenti milionari. Se poi la Soprintendenza vorrà apporre dei vincoli su Melfi, valuteremo e decideremo».
Tutto qui. Nulla di nuovo per l’assessore regionale Latronico, che non mostra alcuna intenzione di voler revocare l’autorizzazione data dalla giunta presieduta dal governatore Vito Bardi. E poco importa che la Soprintendenza, nella lettera di due pagine, precisi che «è possibile ricostruire un contesto di giacenza che, pur non riguardando direttamente l’area della cava, risulta di notevole valenza culturale e paesaggistica, meritorio di tutela».
Al punto che «nell’ambito delle attività di elaborazione del Piano paesaggistico regionale ed in attuazione degli impegni programmatici assunti tra Ministero e Regione con la sottoscrizione dell’Intesa inter-istituzionale di copianificazione, sarà oggetto di una proposta di individuazione di una “zona di interesse archeologico” da sottoporre a vincolo paesaggistico».
La Soprintendenza segnala inoltre che le ultime «indagini topografiche condotte dall’Università di Foggia», avrebbero comunque permesso «di recuperare le tracce di un’antica viabilità tratturale, non mappata in precedenza».
«In particolare – si legge nel parere –, sono state rintracciate sul terreno, e riscontrate anche grazie alla lettura di mappe storiche di impianto catastale, evidenze riferibili a due ulteriori tratturi, che corrono a nord di quello attualmente conosciuto come “Tratturo Pisciolo-San Guglielmo”, vincolato ai sensi del decreto ministeriale 22/12/1983».
«Gli studiosi dell’Università di Foggia – scrive ancora la soprintendente Luigina Tomay – ipotizzano possa trattarsi, per quello più a nord, del tratturo “del Pisciolo”, mentre quello più a sud potrebbe essere il tracciato del tratturo di San Guglielmo, lungo il quale transitavano i pellegrini da e verso il santuario/abbazia di Montevergine (Avellino), dedicato al Santo eremita». Tratturo che «si collocherebbe in zona distante oltre 1 chilometro dall’area del progetto della cava».
Sempre nella stessa area, invece, «ulteriori approfondimenti istruttori della Soprintendenza hanno consentito di delimitare un areale che comprende la zona del Pisciolo, dove negli anni Settanta del secolo scorso fu ritrovata una necropoli di circa 100 tombe datate tra VI-V sec. a.C. e un terrazzo ad est, in località masseria San Cilio/Piana dei Gelsi, dove sono emerse sepolture e resti di un insediamento di IV-II sec. a.C.».
Questo, fermo restando che «non sono stati riscontrati oggettivi rischi archeologici derivanti dalla realizzazione dell’opera, conferma la soprintendente Tomay.
«Tengo a sottolineare che la nostra nota – spiega Tomay – serviva soprattutto a fare chiarezza dopo tutte le cose dette e scritte. Poi, non tocca alla Soprintendenza rilasciare autorizzazioni. C’è un procedimento in merito, che è stato anche chiuso. Certo, poi c’è il Piano paesaggistico da varare, che interessa anche l’area del Vulture, sulla quale ci sono aspetti e progetti da considerare».
«Ho l’impressione che, tra Regione e Soprintendenza, ci sia come un rinviare ciascuno la palla nel campo dell’altro – afferma il sindaco di Melfi, Giuseppe Maglione –. Sta di fatto che da un lato si autorizza una cava e dall’altro si parla poi di valorizzazione turistico-culturale di un’area di enorme interesse dal punto di vista ambientale. Ma, al di là del vincolo archeologico, quella è una zona interessata da tratturi, percorsi e tracce storiche di immenso valore. Io dico che bisogna difendere gli interessi di tutti, da quelli dei cittadini a quelli degli imprenditori, ma va fatto con oculatezza ed equilibrio».
«Sulla cava di Monte Crugname – aggiunge il primo cittadino – noi riteniamo che vadano fatti altri approfondimenti e che questa decisione possa essere rivista. In questo momento, non serve fare polemiche sulle eventuali responsabilità. Ora occorre rimanere uniti e valutare quale sia la strada migliore da percorrere. Come amministrazione comunale, nomineremo un consulente per valutare il da farsi anche da un punto di vista legale. A cominciare da un ricorso al Tar, se possibile, per fermare l’autorizzazione alla cava che, come si è visto, qui nessuno vuole».
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