L’ingresso del San Carlo con le casse e la segnaletica a terra per il distanziamento
5 minuti per la letturaPOTENZA – Sarà la Regione a dar conto della mancata assegnazione degli incarichi aggiuntivi previsti dal nuovo contratto per i medici neoassunti al San Carlo. S’intende quelli che non faranno le valigie quando sarà chiaro l’andazzo. Come pure di un sostanziale blocco dei nuovi concorsi. Inoltre dovrà concedere un lasciapassare per lui, il direttore generale, rispetto agli obiettivi da cui dipende il prosieguo del suo incarico fino alla scadenza naturale, nel 2021.
E’ questo il quadretto minaccioso prospettato dal dg dell’azienda ospedaliera, Massimo Barresi, al governatore Vito Bardi e ai vertici del dipartimento Salute, in risposta all’altolà notificatogli nei giorni scorsi sul nuovo atto aziendale del San Carlo.
Barresi lo ha messo nero su bianco, mercoledì, dopo aver rinviato di appena una settimana la presentazione al collegio di direzione del documento con cui intende ridisegnare l’organizzazione dell’azienda ospedaliera, e costringere i suoi detrattori in Regione a tornare sedersi al tavolo con lui. Pena la loro trasformazione nel bersaglio di pressioni crescenti da parte di medici, operatori, sindacati e quanti altri girano attorno alle varie strutture dell’azienda ospedaliera regionale.
Nel provvedimento in questione, infatti, il dg avrebbe previsto la creazione di coppie di unità operative complesse, coi rispettivi primari, tra la struttura ospedaliera centrale di Potenza e i presidi periferici. Quindi l’eliminazione dei vari doppioni presenti, a parte alcune significative eccezioni (ad alto rischio di condizionamento politico). Il tutto, però, con tre anni e mezzo di ritardo rispetto all’accorpamento agli ospedali di Potenza e Pescopagano di quelli di Melfi, Lagonegro e Villa d’Agri. Ma soprattutto alla vigilia della riforma del sistema sanitario lucano su cui stanno lavorando l’assessore regionale Rocco Leone e il capo del dipartimento Salute, Ernesto Esposito. Una riforma che nelle loro intenzioni sarebbe dovuta servire, in primis, proprio per commissariare il San Carlo restituendo Barresi al suo modesto ufficio al Carderelli di Napoli, dopo i contrasti esplosi sulla gestione dell’emergenza covid.
Di qui l’inizio del braccio di ferro col dg, che all’interno della maggioranza può contare sulla fronda guidata dal leghista Zullino. Un gruppo di consiglieri “diversamente fedeli” al generale che non ha avuto remore a criticare pubblicamente l’operato della giunta regionale sul San Carlo. Una scelta di campo evidente, motivata, quasi certamente, dalla convinzione di aver individuato in Barresi, scelto a sorpresa nel 2018 dall’ex governatrice ff Flavia Franconi a legislatura praticamente scaduta, un interlocutore migliore del fumantino Leone e dell’imperturbabile Esposito, che risponde soltanto al governatore.
Il risultato è un atto aziendale che a chi ha potuto leggerne i contenuti in anteprima è parso una controriforma, o un’anticipazione di scelte che in teoria sarebbero dovute seguire al riordino pensato dal Dipartimento salute per la fine dell’anno. Con l’accorpamento all’attuale azienda San Carlo degli ospedali di Matera e Policoro, e delle due aziende sanitarie provinciali.
Un’operazione politica, insomma, più che un semplice provvedimento amministrativo. Che restituirebbe centralità a Barresi e ai suoi referenti in Regione a scapito di quanti, in cuor loro, sperano che il 10 luglio il Tar accolga il ricorso per l’annullamento della sua nomina.
Quanto i sostenitori della “controriforma Barresi” siano determinati a raggiungere il loro scopo è emerso chiaramente, ieri mattina, durante l’ultima seduta della IV commissione consiliare (Politiche sociali) della Regione, presieduta dallo stesso Zullino.
Subito dopo l’audizione e l’allontamento dall’aula di Leone, infatti, il consigliere venosino ha comunicato di aver ricevuto, per conoscenza, la nota inviata da Barresi in risposta alla circolare con cui Esposito disponeva la sospensione di tutte le «attività di programmazione ed organizzazione formalizzate o da formalizzare attraverso atti e procedure aziendali, se non preventivamente concordare con questo dipartimento». Uno stop al fine «rendere più organica ed omogenea l’attività di programmazione regionale», evidenziando che «è allo studio del competente dipartimento (…) di intesa con il rispettivo assessorato, una legge di riordino del servizio sanitario regionale».
Stando a quanto ricostruito dal Quotidiano del Sud (del punto non s’è fatta menzione nel resoconto diffuso ieri pomeriggio da via Verrastro), Zullino avrebbe parlato di un commissariamento di fatto del San Carlo da parte del capo dipartimento e rispetto alle conseguenze paventate da Barresi sarebbe arrivato a ipotizzare persino una forma di interruzione di pubblico servizio.
Quindi ha distribuito ai membri della commissione il testo della nota indirizzata dal dg a Esposito assieme allo schema del nuovo atto aziendale «al fine di concordarne preventivamente l’iter di adozione».
Nella missiva Barresi spiega che a suo avviso, per il San Carlo, senza l’approvazione del nuovo atto aziendale «risulta obiettivamente impraticabile (…)l’iter di ridefinizione e conferimento dei nuovi incarichi dirigenziali anche ai dirigenti medici neoassunti, previsto dal nuovo Contratto collettivo 2016-2018 dell’area sanità (…) con ovvie ripercussioni sulla stessa possibilità, per questa direzione, di aspirare al pieno raggiungimento degli obiettivi assegnati all’atto del conferimento dell’incarico».
Il dg sottolinea come i sindacati, sul punto degli incarichi di funzione ai neo-assunti, «hanno già preannunciato azioni legali (…) il che rischia di generare ripercussioni non solo giudiziarie ma anche di natura economica di non poco conto sul bilancio aziendale». Inoltre aggiunge che «l’adozione del nuovo atto aziendale è conditio sine qua non per l’approvazione del nuovo Piano aziendale triennale dei fabbisogni di personale 2020-2022».
Senza il nuovo atto aziendale, insomma, non sarebbbe possibile fornire «una risposta efficace alle numerose vacanze nel frattempo venutesi a creare per effetto di trasferimenti e collocamenti a riposo di personale dirigenziale con incarico di struttura complessa e/o semplice».
Quindi reparti chiusi e attività a rilento. Proprio ora che servirebbe andare più veloci per smaltire le oltre 60mila prestazioni arretrate accumulatesi durante i mesi di blocco delle attività “non salvavita” a causa del covid. Così alle pressioni sulla Regione di medici e operatori rischia di sommarsi la protesta di decine di migliaia di cittadini da troppo tempo in attesa di cure.
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