L'inaugurazione della Sala Postiglione
3 minuti per la letturaDopo le polemiche per la dedica della sala stampa del Consiglio regionale a Nino Postiglione arrivano le proteste anche da Brienza
POTENZA – Revocare l’intitolazione della pineta ai piedi del castello angioino di Brienza, «comune antifascista», al pioniere delle radio libere lucane, Nino Postiglione, già candidato governatore, nel 2000, con i neofascisti di Forza Nuova. È quanto chiesto, ieri, dai consiglieri del gruppo di minoranza “Il cambiamento” alla giunta comunale guidata dal sindaco Antonio Giancristiano.
Un gesto forte da parte di un gruppo di sinistra-sinistra, composto da Antonio Viggiano e Giuseppe Scelzo, che ha rotto il silenzio imbarazzato di buona parte del centrosinistra lucano dopo le polemiche suscitate da un’altra clamorosa intitolazione all’imprenditore radiofonico lucano: quella della sala stampa del Consiglio regionale della Basilicata.
Viggiano e Scelzo hanno ricordato la mozione approvata a luglio del 2019 dal consiglio comunale burgentino a favore della dichiarazione di Brienza come «comune antifascista». Quindi hanno rievocato la corsa alla presidenza della Regione di Postiglione alla guida di una lista condivisa («Forza nuova-Nuovo Progetto») con gli esponenti dello stesso gruppo neofascista di recente finito sotto accusa per l’assalto alla sede romana della Cgil, nel 2021. Un episodio, quest’ultimo, su cui proprio ieri è tornata anche Giorgia Meloni, presidente del Consiglio e del partito di Fratelli d’Italia, parlando di un fatto «inaccettabile» che segnala un inquietante «ritorno alla violenza politica».
POLEMICHE SULLA INTITOLAZIONE DELLA SALA STAMPA A POSTIGLIONE, LE PROTESTE DA BRIENZA
«Il momento storico-amministrativo che Brienza sta vivendo – premettono i due consiglieri comunali di minoranza – incombe con prepotenza nelle vite dei cittadini rapendone l’attenzione e l’interesse, accompagnandosi a un sentimento di profonda delusione per aver visto svanire nel nulla le aspettative prodotte dalle solenni promesse elettorali e all’aver dovuto assistere al protrarsi di una situazione di vuoto in termini di rappresentanza e di proposte».
Quanto all’intitolazione della pineta a Postiglione, Viggiano e Scelzo parlano di una decisione «né urgente né opportuna, né tantomeno gradita come potrebbe essere il ricordo di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia o di Pasquale Nigro rappresentante dell’Antifascismo a Brienza».
Un riferimento evidente, insomma, alla presa di posizione dell’Associazione nazionale partigiani (Anpi) che ha contestato l’intitolazione, lunedì scorso, della sala stampa del Consiglio regionale. Come pure all’intervento di Libera Basilicata, l’associazione antimafia, che ha criticato il paragone azzardato in occasione della cerimonia di intitolazione dal figlio ed erede del gruppo editoriale di Postiglione, Giuseppe, tra il padre e il giornalista siciliano, comunista convinto, ucciso dalla mafia nel 1978.
Lo stesso Giuseppe Postiglione che è tuttora a processo per un presunto porno ricatto a mezzo stampa a un assessore del Comune di Potenza, che gli è costato anche un’interdittiva antimafia. Di qui la richiesta alla giunta comunale guidata da Giancristiano di annullare la delibera di intitolazione della pineta e di portare la questione in consiglio «augurandosi che la discussione possa portare, lo stesso luogo, la Pineta di località Prato, a essere dedicato a chi ha speso la propria esistenza per la libertà».
IL CASO SOLLEVATO DA RAFFAELE LA REGINA (PD)
A sollevare il tema dell’opportunità dell’intitolazione a Postiglione della sala stampa attigua al luogo che ospita la massima espressione della democrazia in Basilicata era stato l’ex segretario regionale del Pd, Raffaele La Regina (LEGGI).
Il risultato era stato una severa reprimenda verbale nei suoi confronti da parte di alcuni degli editorialisti anonimi ospitati sul giornale digitale degli eredi dell’imprenditore potentino, Cronache lucane, nascosti dietro gli pseudonomi «Fausto Devoti» e «Massimo Della Penna».
A stretto giro, quindi, era arrivata la solidarietà al giovane esponente democratico lucano della vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, che ha rilanciato il tema dell’opportunità di un’intitolazione che non può prescindere dal «rispetto degli ideali fondanti delle nostre istituzioni». Dunque una manifestazione pubblica di solidarietà, da Bruxelles, a fronte di un silenzio imbarazzato della quasi totalità dei democratici e del centrosinistra lucano.
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