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Il Comune di Potenza

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La storia di Carolina Biscaglia, 35 anni, convocata in Municipio per firmare la nomina ad assessore salvo poi scoprire che si erano sbagliati

ALL’ultimo momento, in extremis, in zona Cesarini: possiamo trovare qualsiasi sinonimo ma la sostanza non cambia: una giovane esponente politica è arrivata in Municipio, nella notte fra il 18 e il 19 luglio scorsi, per ottenere la delega assessorile. All’ultimo istante, tutto è saltato. E l’assessora in pectore è rimasta in pectore, sostituita mentre era in attesa di firmare. Il retroscena è emerso solo ieri. Il tutto comincia mentre sta per concludersi la lunga giornata di giovedì 18 luglio scorso, fatta di conciliaboli serrati, di consultazioni frenetiche fra rappresentanti e capi di partito, candidati a sindaco, persone variamente interessate e ovviamente il sindaco da poco nominato, Vincenzo Telesca.

In particolare uno dei protagonisti, Pierluigi Smaldone, è chiuso da ore nella Sala dell’Arco per sbrogliare la matassa e comunicare al primo cittadino il proprio nome in giunta. Un nome femminile per la Programmazione, la digitalizzazione e i servizi informatici. Smaldone è stato candidato sindaco con Potenza Ritorna, Città Nuova e M5S, il primo che aveva presentato la propria candidatura con l’obiettivo espresso di realizzare una discontinuità con la vecchia politica fatta di accordi di corridoio e amicizie. Al ballottaggio aveva appoggiato Telesca. Il nome che deve presentare è l’ultimo pezzo che manca al mosaico che si sta componendo in Municipio. Poi sarà possibile mostrarlo all’opinione pubblica.

Alla fine, Smaldone esce e annuncia la propria scelta: l’assessore sarà Carolina Biscaglia, ingegnere, rappresentante degli studenti al Politecnico di Torino durante gli studi, che a 35 anni ha già una buona esperienza in politica. Nominata segretario del circolo Pd di Anzi nel 2015 (a 17 anni era già stata segretaria della Sinistra giovanile anzese). Eletta nel 2016 presidente dei Giovani Democratici della Basilicata. Dal 2018 ha lasciato il Pd e non si è più iscritta ad alcun partito. Vive a Potenza con la sua famiglia. L’interessata viene convocata in Comune. Possiamo immaginare la soddisfazione nel vedere coronato il proprio impegno, la condivisione con le persone care. Biscaglia arriva in Comune, saluta tutti, la fanno accomodare, l’impiegata comunale le appoggia sul tavolo il prestampato. Una firma e Biscaglia sarà un assessore della giunta comunale di Potenza. No. Fermi tutti. Stop. Biscaglia viene bloccata un attimo prima che la sua nomina ad assessore si trasformi da potenza in atto, da virtuale a reale. È lo stesso Smaldone a chiamarla da parte e parlarle. Non possiamo sapere cosa si siano detti, ma forse nulla di definitivo (o di chiaro) se lei resta nelle vicinanze, in attesa, come se ancora il “no” al suo nome non sia definitivo. Poi arriva la persona a cui sarà affidato l’assessorato, Loredana Costanza, e diventa del tutto palese che Carolina Biscaglia non farà parte dell’esecutivo potentino.

Carolina Biscaglia

Questa la cronaca. L’interessata conferma di essere stata in procinto di firmare. E commenta con estrema chiarezza, senza infingimenti, quanto avvenuto, a partire da una premessa: «La mia nomina nasceva non solo dalla condivisione fin dalla prima ora del progetto, ma anche dall’accordo sul mio nome da parte della squadra per il mio essere una donna libera, appassionata da sempre di politica e capace di incarnare appieno lo spirito di rinnovamento e di indipendenza che le liste di Smaldone volevano esprimere. Ma, soprattutto, il mio nome era stato proposto perché sono un’ingegnera specializzata nella gestione aziendale, nella produzione industriale e nell’innovazione tecnologica, ho un master in direzione di impresa e ho lavorato per anni in aziende multinazionali in cui la programmazione, la digitalizzazione e l’informatica sono la chiave pulsante dell’efficienza e della produttività».

Ed ecco le sue parole sull’accaduto: «Quella sera, all’ultimo minuto, mentre ero in procinto di firmare, Pierluigi, in un’ottica di squadra, decide di lasciare spazio e riconoscimento a una delle forze politiche che aveva sostenuto la candidatura di Smaldone e, raggiunto da una telefonata del gruppo dirigente dei Verdi, avalla il nome dell’assessore proposto da questi ultimi, chiedendomi un passo indietro – rivela la Biscaglia – dunque, seppur sembrerebbe evidente che questa situazione grottesca sia stata generata dalla mancanza di partiti e dalla debolezza della politica, mi preme sottolineare che invece sia stato un trionfo da manuale della vecchia politica non solo per aver lasciato che prevalesse una parte politica che avesse in mente la riparazione delle deleghe secondo le logiche da manuale Cencelli, ma anche per quella logica maschilista che continua a permeare tutti gli ambienti di gestione del potere nel voler considerare le donne come bottini di guerra da assegnare o come pedine da muovere in rappresentanza di partiti, di aree o di uomini che non hanno donne (e giovani, aggiungo) da esprimere perché non viene mai data loro l’occasione dagli stessi uomini – che continuano a gestire il potere e a lamentarsi delle “quote rosa” – di ricoprire incarichi in rappresentanza di sé stesse, per le proprie capacità, i propri talenti, le proprie professionalità e le proprie battaglie politiche».

«Questo più di tutto – conclude – è antitetico allo spirito del progetto ed è inconciliabile con tutto ciò in cui credo e per cui mi sono sempre battuta e che in questo momento mi pone in una situazione di osservazione e riflessione sulla mia partecipazione al prosieguo del progetto». Carolina assicura che non ha vissuto il momento con amarezza: «L’ho vissuto invece con tranquillità. Detesto stare al centro dell’attenzione. Avrei fatto un sacrificio per mettere il mio lavoro al servizio della comunità».

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