X
<
>

Vincenzo Telesca e Enrico Torlo (seduto alla sua sinistra)

Share
4 minuti per la lettura

In rivolta gli ex sostenitori di Smaldone per la scelta del sindaco Telesca di nominare Torlo assessore a Urbanistica e Condono

POTENZA – Un assessore all’Urbanistica e al Condono che fino qualche settimana fa rilanciava, convinto, le notizie sui presunti abusi edilizi del suo sindaco, Vincenzo Telesca. Quando era ancora in campagna elettorale. C’è anche questo contrasto, stridente, dietro il moltiplicarsi delle perplessità per i sette assessori nominati giovedì dal primo cittadino di Potenza, Telesca. Dopo lo strappo minacciato da alcuni degli alleati conquistati al ballottaggio, Francesco Giuzio e La Basilicata possibile, che per il momento hanno preferito restare fuori dalla giunta. Più l’uscita dalla maggioranza annunciata da Angela Blasi, componente della segreteria regionale del Pd e consigliera più votata tra gli esponenti della maggioranza Telesca. Un gesto clamoroso, quello di Blasi, dettato dalla delusione per essersi vista soffiare l’assessorato ambito da un esterno come l’ex consigliere Gerardo Nardiello, forte del sostegno di un padrino politico di peso come l’ex ministro della Salute Roberto Speranza.

Le fibrillazioni hanno attraversato in lungo e in largo la maxi-maggioranza che ha sospinto l’ex democratico Telesca alla vittoria al ballottaggio contro il leghista Francesco Fanelli. Tra gli scontenti spiccano senz’altro gli esponenti del Movimento 5 stelle, che al primo turno avevano sostenuto la candidatura a sindaco di Pierluigi Smaldone, ma in forza degli accordi stipulati in occasione del ballottaggio, pensavano di poter ambire a un assessorato.

Nella mini coalizione di Smaldone, ad ogni modo, l’amarezza è diffusa anche per la destinazione dei due assessorati concessi dal neo-sindaco Telesca a due esterni come Torlo, vicino alla lista Potenza Città Nuova, e Loredana Costanza, moglie di un candidato consigliere non eletto della medesima lista, Carmine Croce. Lasciando a bocca asciutta una pattuglia di candidati consiglieri non eletti che avrebbero avuto tutte le carte in regola per far bene in una giunta comunale.

La dimostrazione del malessere interno alla mini-coalizione è arrivata col diffondersi delle ironie soprattutto sulle deleghe concesse da Telesca a Torlo. Ironie condite con gli screenshot dei messaggi inviati in alcune chat dal neo assessore durante la campagna elettorale. Come quando annunciava «una bomba immobiliare in arrivo su Telesca». Alla vigilia degli esposti sull’acquisto da parte dell’allora consigliere comunale Telesca di alcuni locali di proprietà del Comune, apparentemente in violazione del divieto per gli amministratori pubblici di acquistare beni degli enti amministrati. O quando chiedeva la «massima condivisione» del video-reportage del “cronista di strada” Gianluigi Laguardia sulla tettoia realizzata sulla palazzina della moglie di Telesca, a pochi metri di distanza dal Municipio. Una struttura che in seguito è finita nel mirino della polizia municipale e sarebbe ancora al centro di una verifica di regolarità urbanistica.

Che la delega all’Urbanistica e al Condono sia stata assegnata proprio all’architetto Torlo, insomma, è apparso alquanto inopportuno a più di qualcuno. Tra i suoi ex compagni di coalizione. Ma ad alimentare i dubbi innescati dalle operazioni immobiliari del neo sindaco, i sospetti su conflitti d’interesse latenti, ci sono state anche alcune dichiarazioni effettuate venerdì durante la prima seduta del nuovo consiglio comunale. Specie da Telesca e dal neo-assessore al Bilancio Roberto Falotico. Replicando agli esponenti dell’opposizione che ricordavano la promessa dell’allora candidato sindaco Telesca di nominare un tecnico come assessore al bilancio, infatti, entrambi hanno sostenuto di aver cambiato idea non appena ri-entrati in Comune. Decidendo di ampliare le competenze di un dirigente capace di districarsi tra i conti dell’amministrazione senza problemi come Vito Di Lascio. Lo stesso Di Lascio che nel 2022 gestì la vendita al consigliere Telesca dei locali del Comune attigui alla sua abitazione, e che secondo diversi esponenti della vecchia amministrazione avrebbe dovuto agire per revocarla in autotutela. Non appena si è scoperto dell’estensione ai consiglieri comunali del divieto di acquisto.

Venerdì nel mirino dell’opposizione, e in particolare dell’ex candidato sindaco Fanelli, era finita anche la nomina dell’aviglianese Federica D’Andrea, stretta collaboratrice del patron del Potenza calcio Donato Macchia, a cui sono state assegnate le deleghe a Centro Storico – Attività Produttive – Turismo – Politiche Giovanili – Politiche per l’Infanzia – Pubblica Istruzione – Rapporti con l’Università. Fanelli ha avuto gioco facile, in particolare, a evidenziare i trascorsi di D’Andrea come assessore della vecchia giunta comunale di centrodestra della sua Avigliano con deleghe a politiche del lavoro, inclusione sociale, politiche di genere, sanità. Il consigliere comunale, nonché consigliere regionale, ha anche parlato di «Questa non è né una giunta politica, né una giunta tecnica», ha aggiunto Fanelli. «Sono state soltanto pagate delle cambiali politiche e a gruppi imprenditoriali che hanno sostenuto il sindaco in campagna elettorale». Fanelli ha anche annunciato l’intenzione di rinunciare all’indennità da consigliere comunale.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE