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L’ombra dell’ingovernabilità si allunga su Potenza, la nuova amministrazione a guida Telesca scricchiola. Salta l’elezione del presidente del consiglio ed emergono tensioni per le nomine in giunta


POTENZA – Si è rivelata un miraggio, alla prova dei fatti, la maxi-maggioranza a sostegno del neo-sindaco di Potenza, Vincenzo Telesca. Uno slogan da campagna elettorale che non ha retto alle tensioni sulla composizione della nuova giunta comunale. Anche se i numeri per l’ordinaria amministrazione restano più che abbondanti. E il rischio di un incremento delle tariffe per i rifiuti è stato già sventato.

È un segnale politico quello arrivato, ieri, dalla seduta di insediamento del consiglio comunale eletto lo scorso 24 giugno. A meno di 12 ore di distanza dalla nomina dei primi sette assessori che affiancheranno Telesca nella guida dell’amministrazione. E dallo strappo con Francesco Giuzio, e la lista La Basilicata possibile, a cui sarebbero dovuti andare i due assessorati non ancora assegnati. A portare allo scoperto il malcontento per le scelte compiute dal primo cittadino è stata la più votata tra le consigliere comunali di maggioranza, Angela Blasi, che è anche componente della segreteria regionale del Partito democratico.

POTENZA, TENSIONI NELLA MAGGIORANZA TELESCA: RISCHIO INGOVERNABILITÀ?

Prendendo la parola nel primo giro di interventi sulla convalida provvisoria degli eletti, Blasi non ha nascosto la delusione per aver visto sfumare la possibilità di un incarico in giunta, dopo aver trascorso 10 anni tra gli scranni del consiglio comunale. Quindi ha rivendicato mano libera nelle votazioni sui provvedimenti che saranno sottoposti all’assise. Qualcosa di simile a quella che un tempo si sarebbe chiamata una dichiarazione di sostegno esterno, insomma. Subito raccolta dai consiglieri d’opposizione, lesti nell’insinuarsi in questa prima, evidente crepa, nel fronte a sostegno dell’amministrazione in carica.

L’occasione per restituire al pubblico presente l’immagine di un’amministrazione che perde pezzi già nella seduta di insediamento del consiglio è stata la votazione sul quarto punto all’ordine del giorno. Vale a dire sulla nomina del presidente dell’assise.

In campagna elettorale, infatti, proprio la nomina di chi dovrà guidare il consiglio per i prossimi due anni e mezzo anni era stato un argomento menzionato in più occasioni. Un po’ per l’impasse che aveva caratterizzato la scorsa consiliatura, trascinatasi senza un presidente per tutta la parte finale. Un po’ per gli accordi conclusi tra il primo e il secondo turno, che hanno permesso a Telesca di sopravanzare di slancio il candidato del centrodestra, Francesco Fanelli. Grazie al sostegno della mini-coalizione che al primo turno aveva sostenuto la candidatura a sindaco di Pierluigi Smaldone, nonché di Giuzio e della lista che al primo turno aveva sostenuto lui, La Basilicata possibile.

TELESCA E IL NODO DELL’ELEZIONE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE

In più occasioni, durante la campagna elettorale, era stato Telesca in persona a indicare l’elezione al primo turno del presidente del consiglio tra i motivi della decisione di non formalizzare l’intesa con Smaldone e Giuzio con un apparentamento delle relative liste. Per evitare di dover spartire, con loro, i seggi in consiglio da assegnare col premio di maggioranza, che sono venti su trentadue. Puntando a erodere i seggi che la legge riserva alle minoranze, che sono dodici, e ad allargare i numeri dei sostenitori dell’amministrazione. Fino a raggiungere i 24 voti necessari, in base allo statuto comunale, per l’elezione del presidente dell’assise al primo scrutinio.

Prima ancora dell’apertura del seggio allestito ieri in via Nazario Sauro, quindi, è apparso chiaro a tutti che Telesca e i suoi non avrebbero avuto i 25 voti necessari per l’elezione di Smaldone al primo colpo. Ma lo scrutinio ha consegnato ai presenti la dimostrazione di qualcosa in più dell’assenza di entrambe le consigliere comunali, Giovanna Rizzo e Rocchina Romaniello, che dovranno sostituire, in aula, gli eletti nominati la sera prima in giunta, Roberto Falotico e Michele Beneventi.
All’indicazione di votare scheda bianca, d’altro canto, avrebbero risposto soltanto in 21 dei 22 componenti della maxi-maggioranza Telesca presenti in aula. Mentre i 9 voti di cui dispone la minoranza di centrodestra, che ha scelto di votare Angela Blasi, sono saliti a 10.

TELESCA APRE ALLE TRATTATIVE PER L’ELEZIONE DEL PRESIDENTE MA L’OMBRA DELL’INGOVERNABILITÀ RESTA SU POTENZA

Nei prossimi giorni le trattative tra le varie anime della maggioranza riprenderanno in vista di una seconda convocazione del consiglio comunale prevista a fine mese, in cui i voti necessari per eleggere il presidente scenderanno a 22. Per chiudere la partita, in altri termini, servirà il voto di entrambe le consigliere che ieri erano assenti e che le defezioni dallo schieramento di maggioranza, sulla carta, non aumentino.
In caso contrario, per non replicare l’impasse della scorsa consiliatura, Telesca sarebbe costretto a rivolgersi al centrodestra per i voti necessari all’elezione, in base agli accordi pre-ballottaggio, di Smaldone.

Già ieri mattina, ad ogni modo, dai banchi di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia sono arrivate diverse chiusure rispetto a una possibilità di questo tipo. Nonostante lo statuto preveda proprio un’intesa tra schieramenti contrapposti per eleggere un presidente che incarni una figura di garanzia all’interno dell’amministrazione. «Durante la scorsa consiliatura vi siete sempre rifiutati di votare i candidati che vi venivano proposti dalla maggioranza contestando la scarsa democraticità del metodo con cui venivano indicati. Eppure adesso state facendo lo stesso, portandoci il nome di Smaldone soltanto 5 minuti prima dell’inizio della seduta». Così la capogruppo di Fratelli d’Italia, Carmen Galgano.

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