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Mario Guarente insieme a Matteo Salvini

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POTENZA – La volata di Vincenzo Telesca verso il traguardo del governo cittadino sarebbe partita, all’inizio della scorsa consiliatura, col fango lanciato contro Mario Guarente dal ventilatore dal giornale del suo fedelissimo esperto di comunicazione, Giuseppe Postiglione, pluri-prescritto per accuse che vanno dall’associazione a delinquere al porno-ricatto ai danni di un assessore della consiliatura precedente. Poi, mano a mano, si sono avvicinati tutti gli altri. Da un imprenditore con un portato di interessi senza eguali per il capoluogo come il patron del Potenza calcio, Donato Macchia, a un paio di consiglieri del fronte politico opposto, passando per tanti semplici sostenitori in buona fede. Ma anche qualcuno con un cognome pesante nell’ambito della malavita locale, che è tuttora imputato, in Tribunale, per minacce aggravate dal metodo mafioso.

LA CARICA DEI TELESCHIANI CONTRO GUARENTE

E’ una compagnia vivace, a esser buoni, quella destinata ad accompagnare nell’ufficio sindacale del Municipio di Potenza il candidato primo cittadino sostenuto dalla maggioranza del Pd e da varie forze civiche e centriste. Più gli ex rivali e neo-alleati “informali” Pierluigi Smaldone e Francesco Giuzio, e la maggioranza di quanti li avevano appoggiati al primo turno. Sempre che il voto di domenica e lunedì confermi previsioni, e proiezioni, sul sorpasso ai danni del centrodestra allargato guidato dal leghista Francesco Fanelli. A rivelare il sorprendente antefatto della marcia dei teleschiani sul Comune, proprio in queste ore concitate che precedono l’apertura dei seggi, è stata una stretta ex collaboratrice di Postiglione, Maria Fedota. A margine di un processo in corso nel Tribunale di Potenza per diffamazione aggravata ai danni del sindaco uscente, Mario Guarente (Lega), per anni oggetto di contumelie di ogni tipo da parte dei mezzi di comunicazione gestiti da Postiglione. Sino alla rinuncia a correre per un secondo mandato, a favore di Fanelli, dopo l’ammutinamento di un pezzo della sua maggioranza, che in più occasioni non avrebbe avuto remore nel rilanciare proprio quelle contumelie.

LA CAMPAGNA ANTI-GUARENTE

Fedota, a lungo direttrice responsabile del giornale digitale distribuito gratuitamente dal società editrice del gruppo Postiglione, Cronache lucane, é finita a processo, in particolare, per un testo senza firma, anonimo, come la maggior parte degli editoriali che tuttora vi compaiono, risalente agli inizi di gennaio 2020. Al suo interno si insinuava, in particolare, che Guarente fosse finito al pronto soccorso in “coma etilico” la notte di capodanno. Dopo aver esagerato con i brindisi per festeggiare il concertone Rai, che quell’anno venne ospitato in città. Quindi si aggiungeva che “l’ubriachezza molesta” del primo cittadino sarebbe stata “ormai una costante”.

Nei giorni successivi il sindaco avrebbe chiesto inutilmente una rettifica di quanto pubblicato, allegando i referti e la documentazione medica relativa all’accesso al pronto soccorso che attestavano una fibrillazione atriale provocata dallo stress. Ma non ci sarebbe stato nulla da fare. Tanto che il nomignolo di “Mario-prosecco” gli è rimasto appiccicato addosso fino a oggi, accompagnandolo nella discesa in fondo alle classifiche di gradimento dei primi cittadini italiani. Di qui la decisione di formalizzare un esposto all’Ordine dei giornalisti e una querela nei confronti di Fedota, che in quanto direttrice responsabile avrebbe avuto il dovere di controllare quanto veniva pubblicato. Non potendo identificare l’anonimo autore dell’infamata.

Nel 2022, inoltre, i procedimenti sono raddoppiati in seguito a un secondo articolo a firma di chi, a distanza di qualche mese, le sarebbe succeduto alla direzione della testata, Ferdinando Moliterni. Articolo in cui si sosteneva, con qualche allusione, che il sindaco avesse rinnovato “il feeling” con una dirigente comunale facendosi accompagnare in una missione istituzionale sull’isola di Cipro, mentre invece si trovava in missione, sì, ma in Repubblica Ceca e poi a Bruxelles.

Così è arrivata la decisione della giornalista di “vuotare il sacco”, mercoledì mattina (19 giugno), in vista dell’udienza davanti al giudice Barbara Auriemma in cui il processo nato dalla prima delle due querele pareva destinato a definirsi. Per evitare un epilogo simile a quello del processino innanzi alla sezione disciplinare dell’Ordine dei giornalisti, che a novembre 2022 le ha inflitto la sanzione della censura.

LA CONFESSIONE

Come condizione per il ritiro della querela, infatti, Guarente ha preteso un risarcimento simbolico per il danno sofferto e delle scuse ufficiali, con l’indicazione dei mandanti degli attacchi subiti. E dopo una trattativa abbastanza complessa il chiarimento è arrivato, con una nota a firma della giornalista che Guarente, a pochi giorni dal passaggio di consegne col suo successore, ha deciso di rendere nota a ristoro della sua onorabilità.

«Il rilievo giornalistico dato ai due suddetti episodi – questo il testo sottoscritto da Fedota – era conseguenza di un indirizzo editoriale in tal senso privilegiato all’epoca dei fatti».

L’ex direttrice di Cronache lucane, che per legge – in base al ruolo ricoperto – avrebbe dovuto garantire proprio sull’indirizzo editoriale della testata, non ha voluto mettere per iscritto l’origine di questo presunto indirizzo editoriale ”altro”. Evidentemente impostole dall’alto. Ma ha aggiunto una spiegazione sulla genesi degli articoli in questione che punta dritto sull’unica figura astrattamente in grado, all’interno di un giornale, di condizionare l’operato di un direttore responsabile. Vale a dire l’editore della testata, Postiglione, che da settimane affianca il candidato sindaco Telesca persino nelle trattative con le altre forze politiche su programmi e futuri assetti di consiglio e giunta comunale. Dopo aver preparato il campo alla sua conquista del Municipio. Mentre i canali di comunicazione del gruppo spingono i suoi spot elettorali financo su Facebook, sponsorizzando le relative inserzioni, con un discreto investimento economico, per una maggiore visibilità.

«L’infondatezza delle notizie, così come contestatami – spiega ancora Fedota nella sua “confessione” -, è stata determinata da un rapporto con le fonti non riconducibile alla sottoscritta che, pertanto, non ha potuto garantirne l’autenticità».

LE DENUNCE INASCOLTATE DI GUARENTE E LE ACCUSE AL PREFETTO

A dicembre del 2022 Guarente aveva già denunciato pubblicamente, in una seduta del consiglio comunale, di essere stato vittima della macchina del fango, replicando a un consigliere che aveva appena lasciato la sua maggioranza, Michele Beneventi, e ha già riconquistato un seggio in aula per altri 5 anni correndo in una lista a sostegno di Telesca.

La reazione di Guarente era stata scatenata dall’espressione “divertente maggioranza” utilizzata di Beneventi, citando letteralmente un articolo pubblicato qualche giorno prima da una delle tante firme incappucciate ospitate quotidianamente dalla testata del gruppo Postiglione, Massimo Della Penna. Dietro cui in tanti riconoscono la sagome dell’editore ed ex patron del Potenza calcio, già coinvolto, giovanissimo, in un’inchiesta per calcio scommesse e rapporti pericolosi con la malavita locale. Lo stesso editore che nei giorni scorsi ha lanciato, sempre attraverso lo pseudonino Massimo Della Penna, un attacco senza precedenti al prefetto di Potenza, Michele Campanaro, in seguito all’annullamento in Consiglio di Stato di una delle tre interdittive antimafia spiccate a marzo 2022 nei confronti suoi e di due delle società del gruppo. Un annullamento per una questione preliminare, a ben vedere, perché secondo i giudici di Palazzo Spada non sarebbe possibile interdire una persona fisica in quanto operatore economico, come definito dalle normative europee, ma soltanto imprese individuali e società. Proprio come avvenuto per la cassaforte del gruppo editoriale, Agi srl, in liquidazione da gennaio 2024 dopo un periodo di amministrazione giudiziaria.

IL DUO INSCINDIBILE CONTRO GUARENTE

Il connubio Telesca-Postiglione è rimasto immutato nonostante quegli attacchi al prefetto e l’imbarazzo che un domani potrebbe provocare nelle relazioni istituzionali del neo-sindaco.

Le questioni di opportunità, ad ogni modo, non sono ancora finite. Perché in autunno dovrebbe approdare in Corte d’appello il processo che vede Postiglione ancora imputato, dopo il proscioglimento in primo grado, per il presunto porno-ricatto ai danni di un ex assessore della giunta De Luca, Giovanni Salvia, che è anche capogruppo uscente di Forza Italia in consiglio comunale. Lo stesso Salvia che in caso di vittoria di Telesca e dei teleschiani al ballottaggio di domenica e lunedì dovrebbe restare fuori dal prossimo consiglio comunale. Mentre si vedrebbe assegnato un seggio in caso di vittoria di Fanelli. Una vicenda definita in primo grado, a ottobre dell’anno scorso, per prescrizione, come da anni nel Tribunale si conviene a tanti processi vip. Anche se i giudici ritengono di aver accertato che l’editore, candidatosi nel 2014 per un posto in consiglio comunale, nel 2015 fece pressioni sull’ex assessore, dietro la minaccia di diffondere un suo video compromettente, per subentrare nell’assise comunale e ottenere “l’affidamento del servizio di trasporto urbano a un’impresa di Potenza vicina allo stesso imputato”.

Una serie di circostanze, insomma, che avrebbero potuto far suonare più di un campanello d’allarme. E invece sarebbero state del tutto ignorate dall’avvocato Telesca, di mestiere funzionario della Stazione unica appaltante della Regione Basilicata, già eletto nel 2014 e nel 2019 nella lista del Pd, e poi transitato in Italia viva prima di approdare nel gruppo Misto. Lo stesso Telesca che nel 2021 ha anche avanzato la proposta di intitolare una rotonda al padre di Giuseppe, Nino, compianto pioniere dell’imprenditoria radiofonica lucana, che nel 2000 corse come candidato governatore con i neofascisti di Forza Nuova. Una proposta sostenuta pubblicamente anche dal principale referente politico del candidato sindaco nel Pd, l’ex governatore Vito De Filippo, ma lasciata cadere dall’amministrazione a guida leghista di Guarente.

Nelle scorse settimane Telesca risulta aver affidato a Postiglione il coordinamento della sua campagna di comunicazione. Il Quotidiano, però, ha contattato anche alcuni degli esponenti dei partiti del “fronte progressista” ricostituitosi in vista del ballottaggio, che hanno ammesso con un certo imbarazzo la presenza dell’editore in diversi incontri nei quali avrebbe tratteggiato vere e proprie strategie politiche per conto del candidato sindaco. Salvo poi schermirsi e sostenere che negli incontri decisivi sarebbe stato sì presente, ma sarebbe rimasto sostanzialmente in silenzio. Come domenica scorsa in piazza Matteotti quando è stato sancito l’apparentamento “informale” con Smaldone e Giuzio. Alla presenza di Telesca, dei due ex candidati sindaci e dei rappresentanti di diverse liste che li avevano sostenuti al primo turno.

LE ALTRE CAMBIALI

Se i più maliziosi già parlano di un posto da capo di gabinetto assicurato per Postiglione, però, l’elenco delle cambiali elettorali di Telesca sembrerebbe molto più lungo. Tra le voci che continuano a circolare con insistenza, infatti, resta quella di una possibile nomina come vicesindaco di una stretta collaboratrice dell’attuale patron del Potenza calcio, Donato Macchia, che è anche editore della Nuova del Sud, e grande sponsor del movimento degli ex laici cattolici di Basilicata casa comune. Ovvero la direttrice della fondazione Potenza Futura, Federica D’Andrea, già assessore comunale ad Avigliano e prima dei non eletti alle scorse elezioni regionali tra i candidati di Bacc. Al primo turno delle comunali potentine il simbolo Basilicata casa comune è riapparso sulla scheda elettorale sotto il nome di Telesca raccogliendo il 7% di consensi in suo favore, superato soltanto dalla lista civica espressione diretta del candidato sindaco, Uniamoci per Potenza.

Una nuova, eventuale amministrazione Telesca, quindi, non avrà vita facile a evitare tutta una serie di possibili conflitti d’interesse derivati dall’incrocio tra le competenze comunali e gli affari del patron rossoblu. In particolare nel settore edilizio che lo vede molto attivo nello sviluppo del progetto di una “cittadella dello sport”. Mentre il candidato sindaco benedetto da Bacc ha già promesso una modifica del piano regolatore destinata a scatenare questo e tanti altri appetiti.

I FIGLI DEL BOSS

A completare l’elenco degli incroci pericolosi del ballottaggio di domenica e lunedì c’è anche un’ultima vicenda esplosa alla vigilia del voto per il primo turno. Con l’arresto, su richiesta dell’Antimafia di Potenza di Marilena Quaratino, del padre, a lungo indicato come il boss dell’omonimo clan del capoluogo, e dell’ex amministratore giudiziario della ditta di pompe funebri di famiglia. Nel 2019 Quaratino aveva corso, senza successo come candidata a un posto in consiglio comunale nella lista del Pd, e lo scorso settembre era stata nominata nella commissione di garanzia regionale del partito. Un incarico, quest’ultimo, da cui è stata sospesa in seguito all’arresto. A indicare il suo nome per la commissione di garanzia, ad ogni modo, sarebbe stato l’attuale capogruppo del Pd in consiglio comunale Roberto Falotico, che può ambire a un seggio anche nella nuova consiliatura soltanto in caso di vittoria di Telesca.

Lo stesso Telesca che all’inaugurazione del suo comitato elettorale in viale del Basento si lasciato immortalare mentre si intratteneva col fratello di Marilena, Silvio, estraneo all’inchiesta che ha colpito la sorella ma di recente rinviato a giudizio per minacce aggravate dal metodo mafioso nel processo sui nuovi affari del clan Martorano-Stefanutti.

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