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Erminio Restaino

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Caro Direttore, la sua cortesia mi chiama a rendere un ricordo di Erminio Restaino, venuto a mancare ai suoi cari e a tutti noi. Un ricordo che traggo dalle pagine di una esperienza vissuta dentro le impetuose trasformazioni della politica nazionale e dei riflessi ch’essa trasferiva sulle vicende regionali.

Era un tempo nel quale i grandi processi di cambiamento coinvolgevano, davvero, il paese reale. Le divisioni attraversavano le nostre esistenze. E noi rispondevamo a domande vere, di senso politico, e lo facevamo militando in campi dialettici senza tuttavia perdere una nostra dimensione comunitaria.

La DC andava scomponendosi distribuendo talenti e culture nelle traiettorie segnate da scuole indirizzi e sensibilità che venivano da militanze, affinità, sodalizi fioriti nel cammino di un grande partito nazionale. Erminio Restano era personalità forte, razionale, di robusto impianto innovatore veniva dalla sinistra di base.

Ragionava con schietta talvolta ruvida eloquenza. Non improvvisava. Portava nella sua osservazione del mondo le congetture che venivano dalla esperienza vissuta nei diversi campi della pubblica amministrazione e nel vivo di relazioni diffuse e strutturate. Erminio Restaino era nato per dirigere e per governare. Ed io lo sostenni nella avventura della elezione alla segreteria regionale del Pd. Che fu l’approdo di una alchimia che non nascondeva resistenze, differenze e obiezioni.

Speranza, Restaino e Adduce

Fu soprattutto un ottimo uomo di governo della Regione, alla guida di un settore ( le attività produttive) che rifletteva le urgenze e le criticità di un ambientalismo che egli seppe declinare con riconosciuto equilibrio e con competenza. Agivano in lui una perseverante lealtà e una onestà intellettuale che lo resero umanamente e politicamente apprezzato. E che lo portarono negli ultimi tempi a giudicare criticamente vicende, modelli e scelte di un PD che gli appariva ingessato, lontano dalle domande che venivano dalla società regionale. Non sempre, confesso, fummo amici. Politicamente intendo. Per ragioni che tuttora sfuggono ad una ricostruzione. E che non contano più.

La sua scomparsa, imprevedibile e assurda, vieta che si torni indietro. La morte ha una inesorabile crudeltà. Per tante ragioni è profondamente ingiusta. Chiude i circuiti di ogni comunicazione che non sia affidati al mistero dell’anima. Più forte della fragilità dei corpi. Di Erminio resterà il valore di un rigore dignitoso, appartato, coraggioso quasi antico. Un valore da conservare.

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