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Marcello Pittella con Rocco Maglietta

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Caso Maglietta, assolti Pittella e la sua giunta perché «il fatto non sussiste». La sentenza emessa dal Tribunale di Potenza

POTENZA – Caso Maglietta, tutti assolti perché «il fatto non sussiste». Questa la sentenza emessa ieri dai giudici del Collegio B (presidente Valentina Rossi, a latere Chiara Maglio e Angela Cristofaro) del Tribunale di Potenza nel processo a carico dell’ex governatore Marcello Pittella, dei membri della sua ultima giunta regionale – Luca Braia, Flavia Franconi, Francesco Pietrantuono, Carmine Castelgrande e Roberto Cifarelli – e di altri quattro imputati, tra cui l’ex direttore generale del San Carlo, Rocco Maglietta.

Tutti finiti sott’accusa proprio per la conferma di Maglietta ai vertici dell’azienda ospedaliera di Potenza, nel gennaio del 2018, con un incarico annuale da commissario regionale. E tutti rinviati a giudizio, il 15 dicembre del 2020, dal gip del Tribunale potentino, Lucio Setola, su richiesta del pm Valeria Farina Valaori.

I fatti

Pittella e gli esponenti dela sua giunta dell’epoca erano accusati di concorso in abuso d’ufficio perché, secondo i pm, la nomina di Maglietta sarebbe avvenuta violando le norme che dal 2012 non consentono di affidare incarichi retribuiti a chi già gode, come nel caso in questione, di un trattamento pensionistico per anzianità. Stessa accusa anche per l’ex direttore generale del Dipartimento presidenza della Giunta, Vito Marsico, e per un dirigente del Dipartimento sanità, Donato Pafundi, che avrebbero istruito la delibera di Giunta finita nel mirino dei magistrati.

Mentre Rocco Maglietta era accusato anche di un’ulteriore ipotesi di abuso d’ufficio e falso assieme ai membri della commissione incaricata di comporre l’albo degli idonei alla nomina di direttore generale delle aziende sanitarie lucane: lo stesso Vito Marsico, il commissario indicato dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, Massimo Tarantino, e il direttore facente funzioni dell’Istituto di metodologie per l’analisi ambientale del Cnr di Tito, Vincenzo Lapenna. Secondo gli inquirenti, infatti, anche l’iscrizione di Maglietta all’albo degli idonei alla carica di dg, sarebbe stata illegittima data la dichiarazione, agli atti, di pensionamento dell’ex dg, priva della necessaria manifestazione della disponibilità ad assumere l’incarichi a titolo gratuito.

L’assoluzione piena

Alla base dell’inchiesta coordinata dai magistrati della Procura di Potenza, la convinzione che non vi fossero i requisiti per il ricorso al commissariamento dell’ospedale San Carlo e delle altre aziende sanitarie. Tanto che, nel suo intervento conclusivo, il pm Giampaolo Robustella aveva chiesto condanne a 1 anno e due mesi per Pittella, Braia, Castelgrande, Cifarelli, Franconi, Pietrantuono e Pafundi; a due anni e quattro mesi per Maglietta e Marsico; a un anno, infine, per Lapenna e Tarantino.
Ma le accuse, evidentemente, non hanno convinto i giudici di primo grado, che si sono pronunciati per l’assoluzione piena («il fatto non sussite») degli imputati, assistiti dagli avvocati Donatello Cimadoro (Pittella), Clemente Delli Colli (Franconi e Pafundi), Bruno Oliva (Braia), Antonio De Marco (Castelgrande), Domenico Morelli (Cifarelli), Rossella Gallucci (Pietrantuono), Gerardo Donnoli (Maglietta), Angela Pignatari (Marsico e Lapenna) e Gerardo Di Ciommo (Tarantino).

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