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POTENZA – Sono saliti a due i lucani in corsa per uno dei 10 posti da membro laico del Consiglio superiore della Magistratura che verranno assegnati nelle prossime settimane dal Parlamento in seduta riunita.

È quanto emerge sbirciando le 145 autocandidature già trasmesse alla Camera dei deputati come spiccano i nomi di due avvocati potentini, peraltro lontani parenti, come Cristiana Coviello, e Aldo Morlino.

A presentare per prima la sua candidatura è stata Coviello, da sempre in prima linea in quelle battaglie per l’ affermazione della parità di genere che hanno raggiunto un traguardo significativo con l’ultima riforma dell’organo di autogoverno delle toghe e l’inserimento di una serie di strumenti di garanzia al riguardo.

LUCANI IN CORSA PER IL CSM, CHI SONO CRISTIANA COVIELLO E ALDO MORLINO

Quarantenne e cassazionista dal 2014, Coviello compare, a tutt’oggi, tra i componente dell’ Osservatorio nazionale per l’infanzia e adolescenza e l’Osservatorio nazionale sulla violenza contro le donne. Inoltre è componente dell’Osservatorio regionale sulla violenza sulle donne e i minori e della Commissione regionale pari opportunità. Inoltre è stata candidata – senza successo – alle elezioni politiche del 2018 con la lista Liberi e uguali di Roberto Speranza nel collegio uninominale del Senato lucano.

Vanta senz’altro un’esperienza maggiore, però, l’altro lucano in corsa per uno dei seggi a Palazzo dei marescialli, il settantenne Morlino, che è cassazionista dal 1988 e attualmente ricopre, tra l’altro, l’incarico di giudice della Commissione tributaria Basilicata, e giurato del premio Basilicata. Ma è anche erede di una rinomata tradizione giuridica familiare, che ha visto tra i suoi maggiori esponenti il noto penalista omonimo di Avigliano, e Tommaso. Lo stesso Tommaso Morlino sottosegretario e ministro in vari governi presieduti da Mariano Rumor, Aldo Moro, Giulio Andreotti, e poi presidente del Senato fino alla sua morte, avvenuta nel 1983, nonché cugino diretto della madre di Cristiana Coviello, l’indimenticata Ester Scardaccione, primo presidente della Commissione regionale pari opportunità della Basilicata.

Nella pagina del portale della Camera dedicato alla nomina del Csm si evidenzia che ai fini dell’elezione dei membri laici del Csm, «è necessario presentare la propria candidatura» e che i requisiti per l’elezione previsti dalla Costituzione e dalla legge riservano la stessa a «professori ordinari di università in materie giuridiche» e «avvocati dopo quindici anni di esercizio effettivo».

L’ITER PRIMA DELLA NOMINA DEI COMPONENTI LAICI

Le candidature devono essere presentate «a pena di irricevibilità, entro le ore 9 di sabato 14 gennaio 2023».

A quel punto verranno esaminati i nomi pervenuti alla Camera e si valuterà se è stata rispettata o meno la ragola per cui «deve appartenere al genere meno rappresentato almeno il quaranta per cento dei candidati». In caso negativo, quindi, è prevista la «riapertura del termine per la presentazione delle candidature dei soli soggetti appartenenti al genere sottorappresentato, che dovranno comunque pervenire entro le ore 10 di lunedì 16 gennaio 2023».
Decorso questo secondo, eventuale, termine, la legge prevede che «ulteriori candidature potranno essere presentate, per conto dell’interessato, unicamente da un numero minimo di dieci parlamentari appartenenti ad almeno due diversi gruppi parlamentari, entro le ore 10 di martedì 17 gennaio 2023».

Successivamente Camera e Senato dovranno riunirsi e votare per scegliere i 10 membri del nuovo Csm.

A settembre sono stati già individuati i 20 componenti togati dell’organo di autogoverno della magistratura, ma il loro insediamento è stato rinviato proprio per il protrarsi dei tempi per l’individuazione dei membri laici.
Tra questi 20, ad ogni modo, non compaiono né magistrati lucani né magistrati di altre regioni in servizio nel distretto giudiziario della Basilicata.
L’ultimo membro laico lucano del Consiglio superiore della Magistratura è stato l’ex senatore e sindaco di Matera, Nicola Buccico, noto penalista del foro della città dei Sassi, che nel 2002 risultò il più votato in quota Alleanza nazionale, e rimase in carica a Palazzo dei marescialli fino al 2006

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