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Dopo 10 anni Potenza lascia a casa un governo di centrodestra: Telesca vince. A pesare sarebbe stata l’approvazione della legge sull’Autonomia differenziata
POTENZA – Quello che contava, anche per un pezzo del centrodestra, era “s-legare” Potenza. E così è stato. Alla guida del Comune capoluogo per i prossimi 5 anni, quindi, ci sarà l’ex democratico – renziano Vincenzo Telesca. Mentre il leghista Francesco Fanelli tornerà a fare il consigliere regionale supplente.
E’ un verdetto inequivocabile quello arrivato dallo scrutino del voto di domenica e ieri mattina nelle 77 sezioni elettorali potentine. Un verdetto previsto, sì, ma non in questi termini e non con un’affluenza del genere: 54% contro una media nazionale del 47%. Nonostante un calo rispetto al 69% del primo turno.
A pesare, insomma, potrebbe essere stata la preoccupazione, diffusasi negli ultimi giorni, per l’approvazione della legge sull’autonomia differenziata delle regioni. Non per niente sul finale della campagna elettorale i sostenitori di Telesca hanno spinto molto per politicizzare il ballottaggio trasformandolo in una specie di referendum cittadino sulla legge-manifesto del Carroccio. Un cambio di strategia fortunato, dopo aver puntato per settimane sulle presunte responsabilità di Fanelli, assessore regionale alla Salute uscente, rispetto ai problemi della sanità lucana.
Hanno avuto senz’altro ricadute, poi, i regolamenti di conti interni alla coalizione di centrodestra, e in particolare ai meloniani: quasi assenti persino alla chiusura in pompa magna della campagna elettorale di Fanelli. Ricadute importanti se si considera che alle regionali del 21 e 22 aprile il 60% dei potentini aveva scelto il centrodestra.
A favore di Telesca, già eletto consigliere comunale nel 2014 e nel 2019 col Pd, prima di passare in Italia viva e ormeggiarsi nel gruppo Misto, si sono espressi 19.733 potentini, pari al 64,92% dei 30.400 che hanno deciso di recarsi alle urne.
Rispetto al primo turno, quando è stato sostenuto dalla maggioranza del Pd e da varie forze civiche e centriste, il neo sindaco ha completato la sua rimonta su Fanelli distaccandolo di quasi il 30% dei consensi. Con un incremento di oltre settemila voti del suo personale bottino elettorale, già gonfiato per effetto del voto disgiunto, due settimane orsono, grazie alla migrazione dalle liste di centrodestra di circa 2.500 voti. Pari al 5% del totale di quelli espressi.
L’assessore regionale alla salute uscente, invece, è sceso da 15.416 voti (40,6%) a 10.665 (35,08%), perdendone 5mila. Quasi il doppio di quanti ne perse 5 anni fa il sindaco uscente, nonché compagno di partito, Mario Guarente, che da 18.004 scese a 16.248, ma conquistò comunque la fascia per 200 voti di vantaggio sullo sfidante Valerio Tramutoli, che dagli 11.034 voti del primo turno salì fino a 16.048.
«Il tentativo di riunire il campo progressista ha funzionato». Questo uno dei primi commenti al risultato dello scrutinio di Telesca, che negli ultimi 5 anni è stato all’opposizione dell’amministrazione Guarente mentre nei 5 precedenti ha fatto parte della maggioranza ibrida dell’“anatra zoppa” Dario De Luca, candidato da Fratelli d’Italia ed eletto sindaco, ma senza i numeri per gestire il consiglio comunale.
Il neo-eletto ha evidenziato la spinta ricevuta dall’accordo con due degli altri tre candidati sindaci che non hanno superato il primo turno: Pierluigi Smaldone, sostenuto da una mini-coalizione a guida M5s e Verdi; e Francesco Giuzio di La Basilicata possibile. Un accordo insperato dopo il no di Telesca all’apparentamento formale richiesto dai due ex rivali, per accedere al riparto dei 20 seggi del premio di maggioranza.
Entrambi, infatti, hanno deciso di sostenere comunque il neo-sindaco in cambio di una serie di concessioni programmatiche e della promessa di postazioni nella prossima giunta comunale. Come pure della presidenza del consiglio comunale.
«I cittadini – ha spiegato Telesca – hanno apprezzato questa unione che siamo riusciti a fare con gli altri due candidati sindaco, Francesco Giuzio e Pierluigi Smaldone. Ora tocca a noi dar vita a questo centrosinistra che possa in qualche modo continuare a bloccare la destra e specialmente la Lega Nord che era l’unica citta’ al sud dove governava».
Telesca ha anche risposto sul profilo degli assessori che faranno parte della sua squadra.
«Costruiremo una giunta fondata sul merito e daremo risposte immediate sulla progettazione e sui servizi che mancano a questa città», ha assicurato. «Nei prossimi cinque anni lavoreremo per una citta’ di Potenza diversa da quella ci ha lasciato la Lega».
Ha evidenziato la genesi tormentata della sua candidatura, invece, Fanelli, scelto per guidare il centrodestra dopo l’ammutinamento di pezzi della coalizione contrari al bis di Guarente. Pezzi che avrebbe preferito la candidatura di un meloniano come l’assessore regionale uscente all’Agricoltura, Alessandro Galella, o il coordinatore regionale di Noi Moderati, nonché ex presidente del consiglio comunale potentino, Francesco Cannizzaro.
Ieri al comitato del candidato sconfitto, ad ogni modo, c’erano quasi tutti, e sul tavolo sarebbe finita anche la possibilità di un ricorso al Tar per “azzoppare” Telesca privandolo della maggioranza in consiglio. Chiedendo che quei venti seggi vengano assegnati alla coalizione di centrodestra che al primo turno, nel voto alle liste, ha superato il 50%.
Cinque anni fa, quando pure nel voto alle liste la coalizione a sostegno di Guarente aveva superato il 50%, non ce n’era stato bisogno. Dato l’esito del ballottaggio.
Cinque anni dopo, però, potrebbe valere la pena provarci, dati i diversi orientamenti manifestati al riguardo, anche in tempi recenti, daalla magistratura amministrativa.
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