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Vincenzo Telesca

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Passa la linea dei falchi contrari all’apparentamento con Giuzio e Smaldone per ricomporre al ballottaggio il fronte progressista a guida Telesca. Sul tavolo resta la proposta di un accordo “in bianco” in cambio del sostegno degli ex candidati. E Fanelli riprende fiato


POTENZA – Alla fine hanno prevalso i “falchi”, più o meno interessati, del no all’apparentamento tra Vincenzo Telesca e gli altri candidati sindaci dell’ormai ex fronte progressista, sconfitti al primo turno. A tutto vantaggio del leghista Francesco Fanelli, e del suo tentativo di serrare i ranghi per evitare un’ulteriore fuoriuscita di consensi a favore del suo inseguitore. Dopo aver perso un voto su cinque, sempre al primo turno, per effetto del voto disgiunto.

Si sono chiuse così, ieri sera, le trattative tra Telesca, Giuzio e Smaldone in vista del ballottaggio del prossimo fine settimana per l’assegnazione della fascia tricolore di primo cittadino di Potenza. Con un nulla di fatto tra l’aspirante primo cittadino sostenuto dalla maggioranza del Pd più varie forze civiche e centriste e i suoi ex rivali, Pierluigi Smaldone e Francesco Giuzio. Sebbene il termine per il deposito degli apparentamenti scada oggi alle 13.

BALLOTTAGGIO, TELESCA DICE NO ALL’APPARENTAMENTO CON GIUZIO E SMALDONE

Ieri Telesca ha incontrato entrambi, ma rispetto all’offerta avanzata martedì, e già rispedita al mittente, non ha fatto ulteriori concessioni.
Sul tavolo, quindi, è rimasta la promessa di qualche assessorato, in caso di vittoria, in cambio del loro sostegno in questi ultimi giorni di campagna elettorale. Senza quell’apparentamento formale, chiesto dai due ex candidati sindaci, che avrebbe portato all’aggiunta sulla scheda elettorale, sotto il nome di Telesca, dei simboli delle tre liste collegate al primo turno con la candidatura Smaldone, ovvero Potenza Ritorna, Città Nuova e Movimento 5 stelle, e dell’unica lista collegata con Giuzio, La Basilicata possibile. Con l’accesso di questi ultimi al riparto dei 20 seggi in consiglio comunale che per legge spettano al vincitore del ballottaggio.

Ad avere la meglio, insomma, sono stati gli aspiranti consiglieri comunali delle liste già collegate al primo turno con Telesca che rischiavano di perdere il seggio a favore dei nuovi alleati, e non solo.
In caso di doppio apparentamento con Giuzio e Smaldone, infatti, sarebbero stati 9 i seggi ceduti ai nuovi alleati. Inclusi quelli prenotati, in caso di vittoria, da tre consiglieri comunali uscenti come il democratico Roberto Falotico, il socialista Rocco Pergola e il centrista Enzo Stella Brienza, eletto 5 anni fa col centrodestra e in seguito passato all’opposizione.

IL PD AVREBBE PREFERITO APPARENTARSI

Stando alle ricostruzioni circolate nelle ultime ore a sostenere la linea dell’apparentamento, vi sarebbero stati i vertici del Pd, anche a livello nazionale. Mentre a perorare la causa della corsa “solitaria” vi sarebbero stati anche alcuni tra i principali sponsor di Telesca, determinati a incassare i frutti dell’investimento effettuato sul “loro” candidato sindaco, in caso di vittoria, senza dividere la torta con altri. Confidando in una maggioranza autosufficiente rispetto a quanti, come Smaldone, hanno già annunciato l’intenzione di diventare, in caso di accordo, «le sentinelle di un buon governo comunale sia in giunta che in consiglio».

O come Giuzio, che in campagna elettorale ha ribadito la contrarietà a iniziative portate avanti nella scorsa consiliatura da Telesca come l’intitolazione di una rotonda al compianto pioniere dell’imprenditoria radiofonica lucana, Nino Postiglione, che nel 2000 corse come candidato governatore con i neofascisti di Forza Nuova. Una proposta a cui persino un’amministrazione a guida leghista come quella del sindaco uscente, Mario Guarente, non ha ritenuto di dare seguito.

Di fatto tra i suggeritori più ascoltati dall’avvocato potentino, di mestiere funzionario della Stazione unica appaltante della Regione Basilicata, vi sarebbe proprio il figlio di quel Postiglione, Giuseppe. Vale a dire il discusso editore del quotidiano gratuito d’informazione digitale Cronache lucane, ormai in servizio permanente a favore della sua candidatura.

CONTRARIO ALL’APPARENTAMENTE DONATO MACCHIA

Le stesse indiscrezioni, però, indicano tra i sostenitori della linea del “no” agli apparentamenti anche il patron del Potenza calcio, nonché editore della Nuova del Sud, Donato Macchia. In questo caso, tuttavia, l’interesse sarebbe mediato perché nel toto-assessori di un’ipotetica giunta Telesca è rispuntato il nome di una sua stretta collaboratrice come la direttrice della fondazione Potenza Futura, Federica D’Andrea, già assessore comunale ad Avigliano e prima dei non eletti alle scorse elezioni regionali tra i candidati della lista Basilicata casa comune.

Al primo turno il simbolo Basilicata casa comune è comparso anche sotto il nome di Telesca e ha raccolto il 7% di consensi in suo favore, superata soltanto dalla lista civica espressione diretta del candidato sindaco, Uniamoci per Potenza. Per questo tra i “teleschiani” c’è chi ipotizza per D’Andrea niente di meno che il ruolo di vicesindaco.
Sempre ieri, dopo la conferma dell’offerta di un accordo in bianco da parte di Telesca ai suoi ex rivali del “fu” fronte progressista, un approccio nei confronti di Smaldone sarebbe stato ritentato da Fanelli. Come nei giorni scorsi, però, l’ex candidato sindaco della mini coalizione a guida M5s-Verdi avrebbe ribadito la sua appartenenza a un campo politico diverso, respingendo l’offerta di un patto programmatico arricchito dalla promessa della presidenza del consiglio comunale.

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