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Per Marilena Quaratino si va verso la sospensione degli incarichi nel Pd dopo l’inchiesta dell’antimafia che l’ha condotta agli arresti assieme al padre


POTENZA – Si va verso la sospensione dagli incarichi nel Pd per Marilena Quaratino, la 51enne potentina finita agli arresti mercoledì mattina, su richiesta dell’Antimafia lucana (LEGGI LA NOTIZIA), assieme al padre, Giovanni, e all’ex amministratore giudiziario della ditta di pompe funebri di famiglia.
Lo ha annunciato, ieri, il segretario regionale democratico, Giovanni Lettieri.
«Il Partito democratico di Basilicata – si legge nella nota diffusa dall’esponente dem – in merito ai provvedimenti della magistratura nei confronti della propria iscritta, pur nel rispetto del percorso giudiziario dal quale auspichiamo possa emergere l’estraneità ai fatti contestati (…) comunica di aver attivato la procedura di sospensione della tesserata da ogni organismo o incarico ricoperto all’interno del partito».

LA PROCEDURA NELLO STATUTO DEL PD

Nella nota di Lettieri si parla di una procedura attivata «in riferimento a quanto prescritto dallo statuto del Partito democratico e dal Codice etico». A occuparsene, quindi, dovrebbe essere proprio la commissione regionale di garanzia di cui è entrata a far parte, a settembre dell’anno scorso, Quaratino. Su indicazione, stando a quanto ricostruito dal Quotidiano del Sud, del capogruppo Pd nel consiglio comunale del capoluogo Roberto Falotico. Una designazione un po’ a sorpresa, quella della 51enne potentina, che col senno di poi sta continuando a suscitare un certo imbarazzo tra i democratici lucani.
Basti pensare che tra i compiti della commissione di garanzia c’è quello di verificare che i candidati Pd non siano stati rinviati a giudizio per reati particolarmente gravi. Come mafia, criminalità organizzata e quant’altro.
Si dà il caso, però, che due mesi prima della nomina una condanna per mafia – non definitiva, ndr – era stata emessa nei confronti del padre della commissaria. Già coinvolto e condannato nel primo processo contro i clan lucani. Agli inizi degli anni ‘90 del secolo scorso.

L’ACCUSA CHE HA PORTATO ALLA SOSPENSIONE DEGLI INCARICHI NEL PD DI MARILENA QUARATINO

I due Quaratino sono accusati di peculato per aver continuato a gestire la loro ex ditta di famiglia, confiscata diversi anni addietro, effettuando servizi funebri e sottraendo i relativi incassi all’amministrazione giudiziaria. Grazie alla connivenza dell’ex amministratore giudiziario, l’avvocato Gianluca Molinari.
Le indagini degli agenti della squadra mobile potentina, stando a quanto reso noto mercoledì dal procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio, erano partite nel 2021, dopo l’arresto di Quaratino senior nell’ultimo blitz contro lo storico clan Martorano-Stefanutti, egemone degli affari criminali nel capoluogo lucano.

L’ORIGINE DELLE INDAGINI

Ad attrarre la curiosità degli investitori era stato, in particolare, il tenore di vita del 73enne.Così sarebbero venute alla luce una serie di «operazioni speculative» effettuate da padre e figlia: «con investimenti, intermediazioni e compravendite di pietre preziose, anelli e orologi Rolex, di una serie di autovetture d’epoca, di lusso e di grossa cilindrata, segnatamente Ferrari, Lotus, Audi, Jaguar, Porsche, Mercedes e Oldsmobile».
«Ricevevano e incassavano (…) – si legge nella nota diffusa mercoledì dal procuratore – consistenti importi di denaro versati da patenti, amici di defunti e committenti di servizi funebri, con la conseguente sottrazione di ingenti somme di denaro contante destinato alla predetta società».

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