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Cosimo Latronico

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POTENZA – «Se manca una contestazione nel merito di quello che un atto dovuto, come nel caso della nuova cava di monte Crugname a Melfi per me diventa un attacco personale che non capisco».

Non nasconde la sua amarezza l’assessore regionale all’Ambiente, Cosimo Latronico, dopo giorni di polemiche sull’autorizzazione concessa dalla giunta regionale al progetto presentato dall’impresa della famiglia Rabasco di Barile, peraltro imparentati con altro esponente del partito di Latronico, Fratelli d’Italia, come il neo vicesindaco del Comune di Potenza, Michele Napoli.

Lo sfogo di Latronico, entrato a far parte della giunta Bardi non più tardi di 2 mesi fa, è arrivato ieri a Potenza a margine della presentazione del consorzio “Ge.fo.cal”, partecipato al 51% dal Comune di Calvello e per la restante parte da imprenditori del settore privato, per la valorizzazione a fini energetici della massa biologica delle foreste.

«Sono veramente innocente, se emergerà dalla Soprintendenza le necessità di fare un supplemento di istruttoria e se affioreranno esigenze archeologiche, non avrò problemi a revocare l’autorizzazione, ma servirebbe un giustificato motivo». Queste le parole all’Ansa di Latronico, che ha aggiunto di essere appena arrivato al Dipartimento ambiente e di essere sempre stato orientato «a dare fiducia a chi lavora negli uffici».

«Parliamo di una pratica che dura da cinque anni e che ha ricevuto il parere favorevole di tutti», ha proseguito l’assessore.

Quindi ha escluso di aver «sollecitato a dare l’autorizzazione». Sottolineando che nei cinque anni trascorsi dalla presentazione la pratica, la stessa ha subito una sola sospensione, chiesta dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio della Basilicata. Eppure non è cambiato nulla, perché il parere favorevole iniziale, della stessa Soprintendenza, «c’era ed è rimasto». E non è stato sconfessato da un atto successivo.

Per questi motivi l’assessore, commentando la nota di critiche all’autorizzazione diffusa tre giorni fa dalla Curia di Melfi, si è detto «meravigliato» dal fatto che «un vescovo, o chi per lui, è intervenuto su un atto amministrativo, posso capire se l’avesse fatto un sindacato».
Contattato dal Quotidiano, Latronico, da uomo di profondi principi cattolici, ha rincarato la dose.

«Ovviamente tutte le decisioni possono essere criticate, ma chiamare in causa la dottrina sociale della chiesa mi è parsa una cosa al limite della scomunica. Io credo credo che i cristiani debbano rispettare le leggi e in questo caso il decisore politico non poteva prendere una decisione contraria a quella assunta al termine di una complessa procedura a cui hanno partecipato anche diversi ministeri».

L’assessore all’Ambiente ha commentato anche il suo avvistamento, qualche giorno fa in un noto bar poco distante dalla Regione, assieme al deputato di Fratelli d’Italia, nonché patron del Potenza calcio, Salvatore Caiata, e un imprenditore molto attivo nel settore dell’eolico come Donato Macchia, che è anche il proprietario del gruppo editoriale de La Nuova del Sud. Avvistamento seguito a una serie indiscrezioni su una possibile cessione di quote del Potenza calcio da Caiata a Macchia.

«Io nei bar ci vado quotidianamente e incrocio tante persone. Ma gli incontri di lavoro li faccio in ufficio, perché le decisioni politiche non si prendono lì. Quello che ci si dice al bar non alcuna rilevanza con un indirizzo politico che appartiene alla giunta regionale. Non sono un autonomo che può agire in maniera svincolata».

Latronico ha escluso anche che la conversazione con Caiata e Macchia possa essere caduta sul Potenza calcio («non sono un grande sportivo, ammetto»). Quindi ha rassicurato che anche in assenza del piano paesaggistico regionale, annunciato per giugno dal suo predecessore, un altro meloniano come Gianni Rosa, l’impatto dei progetti di nuove centrali eoliche, solari e quant’altro, pendenti in via Verrastro, verrà valutato con gli strumenti a disposizione.

«Il piano è uno strumento complesso e non si può approvare in un giorno». Ha spiegato Latronico. «Sono impegnato a portarlo a termine non facendo una solitaria ma coinvolgendo tutti gli interessati. Intanto negli uffici ci sono circa 300 pratiche da smaltire. Per questo abbiamo chiesto a Enea e Ministero della transizione ecologica di prestarci del personale per completare le istruttorie nel più breve tempo possibile».

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