Il presidente di Confindustria Basilicata Francesco Somma
7 minuti per la letturaPOTENZA – «Non è mia intenzione fare invasioni di campo nelle scelte politiche ma mi prime sottolineare che la prima condizione, necessaria e non sufficiente per poter programmare le tante emergenze economiche aperte è avere una politica stabile, coesa e decidente». Lo dice a chiare lettere il presidente di Confindustria Basilicata Francesco Somma al “Quotidiano del Sud”. La soluzione della crisi non è questione su cui interviene ma che ci sia una soluzione è una necessità. «Mi aspetto che succeda nei 10 giorni così come indicato dal presidente Bardi e non si vada oltre».
«Le fibrillazioni politiche possono anche essere elementi positivi, possono anche essere salutari a patto però che vengano superate rapidamente. Anche perché le questioni sul tappeto sono tante».
Poi Somma aggiunge: «Voglio dire che la stabilità politica è condizione necessaria ma non sufficiente perché poi una volta acquisita si potrà avanzare con il confronto con le parti sociali e cominciare a lavorare sulle tecnostrutture magari chiedendo aiuto agli ordini professionali. Perché vanno bene i concorsi e le nuove assunzioni nella pubblica amministrazione e le nuove professionalità ma nel frattempo occorrerà portare avanti progetti e priorità di Pnrr ma anche Fsc e per questo serviranno tecnici in grado di farlo».
Qual è il momento particolare nel quale ci troviamo sotto il profilo economico che richiede scelte rapide e immediate?
«Noi viviamo il paradosso di una ripresa impetuosa della domanda sia di consumi sia di investimenti. Mai così da 10 anni. Però subisce il freno della carenza delle materie prime con prezzi che aumentano, con strozzature nella catena logistica a cui da due mesi si aggiunge anche il caro gas ed energia elettrica. Situazione ormai insostenibile per tutti i settori. Non possiamo permetterci di perdere l’occasione di fare le riforme che l’Europa ci chiede e ridurre il divario tra Nord e Sud del nostro paese».
Perché è così importante ritrovare la stabilità politica per gestire le questioni economiche e le scelte strategiche sul tappeto. Non sono due strade che possono procedere in parallelo?
«Non è casuale dire che bisogna chiudere la crisi, non ci interessa come ma che si chiuda rapidamente e si rilanci l’azione strategica e amministrativa. Per questo la condizione necessaria è una politica stabile, coesa sugli obiettivi e decidente. Perché le cose avanzino secondo linee strategiche precise, decise dalla politica con un confronto continuo con forze economiche e sociali ed allora c’è anche una condizione sufficiente cioè che bisogna lavorare su rafforzamento delle tecnostrutture, rivolgendosi all’esterno nel campo delle professioni tecniche o di quelle giuridiche. Bisogna fare un punto per capire se tutte le strategie in campo su Pnrr, su programmazione comunitaria, Fsc hanno nella tecnostruttura esistente una capacità di programmazione, messa a bando, realizzazione, controllo in un circolo virtuoso. Per far camminare i progetti che vogliono realizzare andando anche all’esterno perché la risposta nel breve e brevissimo tempo non può essere l’assunzione di tanti giovani».
Ci sono tanti obiettivi da dover centrare che vanno dal Pnrr alla programmazione europea 2021-2027, agli stessi Fsc. Ci sono le idee chiare sul da farsi?
«Sbaglieremmo a dimenticare le opportunità che non arrivano solo dal Pnrr ma anche dalla programmazione comunitaria e gli Fsc appunto. Anzi posso dire che su programmazione 2021-2027 abbiamo chiesto al presidente Bardi una ripresa concludente del confronto partenariale con forze sociali in merito alla struttura, programmazione, contenuto e governance della programmazione comunitaria. Che vanno approvate entro l’anno corrente. È chiaro che se non c’è l’indirizzo politico si perde tempo. E torniamo alla necessità di soluzioni rapide».
Ci sono priorità che puntano a disegnare le scelte del futuro come indicato nel recente piano strategico regionale a partire dallo spopolamento. Sono questioni che richiedono tempi brevi e scelte immediate anche questi?
«Un ruolo importante sul tema dello spopolamento lo hanno senza dubbio le politiche regionali. I soggetti sociali devono avere capacità di traino ma la Regione ha responsabilità primaria di definire il quadro territoriale che mostri l’infrastrutturazione fisica della regione come la Potenza-Bari su gomma o la Matera-Ferrandina-Gioia del Colle su ferro, l’alta velocità Salerno-Potenza-Taranto. Ma penso anche alle infrastrutture immateriali partendo dal 5G e proprio da Matera ma che va ampliato a tutta la regione. Per continuare con i servizi alla persona e alla comunità anche nei comuni più piccoli proprio per evitare i pericoli dello spopolamento. Bisogna attirare la possibilità di fare impresa».
Una questione che interessa una platea ampia di aziende e lavoratori è legata alle scelte dell’automotive. Cosa succede e cosa potrà succedere?
«Quando diciamo che in Italia l’automotive rappresenta quasi il 20 per cento del Pil, parliamo in totale di quasi 100mila persone che ci lavorano. Su questo la Regione deve attenzionare gli sviluppi del tavolo romano. Rafforzare idee, proposte, sollecitazioni che arrivano dal tavolo congiunto di Federmeccanica e sindacati, riuniti per la prima volta. Bisogna bandire le ideologie e trovare una giusta coniugazione tra decarbonizzazione e interesse nazionale a supporto della riconversione».
Sulla partecipazione al bando per l’idrogeno del Mite da parte della Regione c’è l’appoggio di Confindustria?
«E’ una notizia ottima. Chiediamo che si apra subito un confronto con i centri di ricerca e i big player presenti in Basilicata. Ma anche con quelle piccole e medie imprese lucane che hanno competenza, progetti e idee su produzione e stoccaggio. Penso che la forma di partenariato pubblico privato sia quella vincente rispetto ad un progetto così ambizioso che si dovrà occupare di ricerca, infrastrutturazione, introduzione, stoccaggio e distribuzione di idrogeno sul suolo lucano».
Continua ad essere di stretta attualità la questione bollette ed energia. Come si affronta?
«Ci sono attese sul prossimo decreto del Governo. Alcune imprese purtroppo preferiscono chiudere e non produrre. Noi proponiamo di agire su componenti fiscali e parafiscali, utilizzare i ricavi delle aste sulla CO2 e sulla vendita alle industrie a prezzo bloccato di quell’energia prodotta già oggi dalle rinnovabili e che viene immagazzinata. Nel medio lungo termine bisogna riappropriarci di una politica energetica nazionale. Bisogna garantire sicurezza e costi degli approvvigionamenti. Produrre gas nazionale costa un terzo rispetto ad importarlo. Quindi basta incentivare questa produzione, utilizzando il metano per la transizione e puntando sulle rinnovabili nel medio periodo avendo necessità di un’evoluzione tecnologica che consenta di immagazzinare e utilizzare l’energia che viene recuperata. Abbiamo anche necessità di una velocizzazione delle procedure autorizzative e delle relative risposte ma devo dire che in questo senso qualche segnale dalla regione nelle ultime settimane è arrivato».
C’è anche la Zes per la quale si attendono notizie e novità ancora non maturate?
«Siamo in attesa ma questo non dipende direttamente dalla Regione. Il Ministro Carfagna ha confermato la nomina di tutti i Commissari Zes mancanti tra cui Floriana Gallucci. L’operatività dei neo Commissari dovrebbe partire a breve, mancano alcuni passaggi formali. Ha confermato il riparto delle risorse finanziarie per le infrastrutture nelle Zes ovvero Porto di Taranto: infrastrutturazione primaria e accessibilità stradale e ferroviaria area “Eco Industrial Park” (50 mln euro), Area industriale Taranto: impiantistica e centro servizi di trasporto nell’area retroportuale (8,1 milioni), Area industriale Potenza: infrastrutture e servizi della porzione di area Zes di Tito (20 milioni), Area industriale Matera: infrastrutture e servizi dell’intera area Zes di Jesce e La Martella (30 milioni). L’aver inserito trai i destinatari dei finanziamenti le aree industriali di Tito e di Jesce è un ottimo risultato, ora bisogna spingere per l’attivazione di forti vantaggi localizzativi nelle aree della ZES Jonica: ad oggi al di là del potenziamento del credito d’imposta non ci sono novità».
Tra le scelte e le necessità anche quella di coprire alcune professionalità che mancano in alcuni settori. A cosa avete pensato?
«Esiste una differenza tra domanda e offerta di lavoro in termini qualitativi sia quantitativi cioè non si trovano più competenze specifiche per molte professionalità dall’edilizia all’energia ma è un problema diffuso a molti settori. La nostra risposta che ha già dato provato di grande efficacia è un ITS (istituto tecnico superiore) meccatronico e in prospettiva anche per edilizia, turismo e tutti i settori dove ci sono carenze e dove il sistema scolastico non riesce a dare risposte. Si tratta di post diploma con ragazzi che entrano subito nel mercato del lavoro. In Italia funzionano molto con percentuali all’85-86%. La realtà lucana richiede questi corsi specialistici».
Il presidente Bardi ha fissato in 10 giorni la definizione di questa crisi. Confindustria chiede che questi tempi siano rispettati e non procrastinati. Giusto?
«Sì, la nostra esigenza è che si faccia presto per trovare quella stabilità, coesione, decisione politica di cui abbiamo parlato come base per ogni successivo ragionamento».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA