4 minuti per la lettura
La rielaborazione su scala regionale dei dati previsionali diffusi da Unione italiana vini e Ismea segnala un miglioramento rispetto agli standard dello scorso anno, per complessivi 160mila ettolitri di vino
Un’ottima vendemmia, con un incremento di produzione del 7 per cento sugli standard dello scorso anno, per complessivi 160mila ettolitri di vino. E’ questa la tendenza della vendemmia 2016 in Basilicata registrata dalla Cia sulla base della rielaborazione, su scala regionale, di dati previsionali diffusi dall’Unione italiana vini e da Ismea (l’Istituto di servizi per il mercato agricolo e alimentare controllato dal ministero per le Politiche agricole). Le operazioni di raccolta saranno posticipate almeno di una settimana, a causa di una prima fase della stagione estiva con temperature non torride, rispetto alla media dell’ultimo quinquennio.
Una previsione – precisa la Cia – che induce all’ottimismo tra i produttori dei sei vini a denominazione riconosciuta (4 doc, 1 docg e una igt) mentre per i vini comuni e venduti sfusi la situazione permane incerta e con bassi margini di remunerazione. Un raffronto: il ricavo medio annuo del vigneto in Basilicata è poco inferiore ai 3mila euro ad ettaro per il dop, di poco superiore ai 3mila euro a ettaro per l’igp e circa 2.400 euro ad ettaro per il vino comune. Siamo molto lontani – commenta la Cia – al valore medio degli oltre 7mila euro/ha del Piemonte, degli 8mila/ha del Friuli ma anche delle 15mila/ha delle Marche e 14.400 euro/ha del Molise. Una caratteristica invece della produzione vinicola lucana – sottolinea ancora la nota – è il peso della produzione cooperativa sul totale regionale pari al 45 per cento che collocala la Basilicata al secondo posto della graduatoria regionale preceduta da Abruzzo (82%). Sono dati fondamentali – rileva la Cia – per determinare le prossime scelte relative al comparto e un punto di vista significativo per capire come e dove si sta muovendo uno dei settori più interessanti dell’agroalimentare made in Italy e comunitario. In particolare la progressione dell’export che per il vino lucano continua ad essere una caratteristica di nicchia, con l’aglianico del Vulture che fa da battistrada sui mercati europei e mondiali, incide positivamente anche sulle quotazioni dei vini nel mercato interno, segno che la catena del valore del vino sta portando risultati positivi su tutti gli anelli della filiera. Tutto ciò mentre la cultura del consumatore sta cambiando in modo radicale, sia nel mercato interno sia in quello estero. L’imperativo, pertanto, è continuare a percorrere la strada della qualità per affermare, insieme al nostro vino, i nostri valori e le nostre tradizioni, unici al mondo e apprezzati da un pubblico sempre più ampio. E’ evidente che il calo ormai strutturale dell’export dei vini comuni e sfusi in favore dei prodotti di qualità, sollecita uno sforzo ulteriore che dobbiamo fare per conquistare nuove quote di mercato per i nostri vini a Denominazione di Origine , non accontentandoci di crescere solo a valore proprio in virtù del fatto che la richiesta di vino è orientata verso prodotti i qualità. Il 2016 – è l’auspicio della Cia – dovrà essere l’anno in cui si ricomincerà a vedere incrementi sui volumi dei vini a denominazione d’origine migliorando ulteriormente le performance del valore delle esportazioni, mentre si deve puntare sul leggero incremento del consumo sul mercato interno in grado di contenere i crescenti costi di produzione. le quotazioni dell’uva sono ferme da anni tra i 30-40 euro al quintale con un incasso per i viticoltori tra i 4-5mila euro ad ettaro, a fronte di spese che negli ultimi anni toccano i 6-7 mila euro ad ettaro. Intanto bisogna superare il grande limite rappresentato dalla distribuzione del vino lucano di qualità che è legata al consumo fuori casa. Inoltre, le vendite sono indirizzate al mercato regionale per il 33%, a quello nazionale per il 38% e al mercato estero per il 29%. Le bottiglie di vino regionale sono complessivamente poco meno di 7 milioni l’anno divise in 378 etichette di cui 158 doc, 180 igt, 26 spumanti e 14 vini da tavola. Infine la Cia considera l’enoturismo un’opportunità da rafforzare per valorizzare al meglio con il vino tutte le produzioni alimentari di qualità.
COLDIRETTI: AUMENTANO LE VENDITE DIRETTE IN CANTINA Per Coldiretti Basilicata «molto dipenderà dal mese settembre, anche se le condizioni attuali fanno ben sperare per una annata di buona qualità. Ad ogni modo la vendemmia in Basilicata si prevede incominci ai principi di ottobre, in particolare per l’Aglianico del Vulture che è un vitigno tardivo, uno degli ultimi dell’Italia insieme con il Barolo. In questi giorni, invece, parte la vendemmia del moscato, con un mezzo grado di zucchero in meno, ma di buona qualità. I vini lucani a denominazione di origine controllata hanno avuto un incremento positivo negli anni passati, e l’unica denominazione di origine controllata e garantita, ossia l’Aglianico del vulture, vinificata nel 2011 e messa sul mercato nel 2014, in base al disciplinare che prevede 3 anni di invecchiamento, nel 2015 ha avuto un incremento importante. Da segnalare, inoltre, l’aumento delle vendite dirette in cantina, in particolare nel materano, per via della proclamazione di Matera a capitale europea della cultura nel 2019. A beneficiarne soprattutto alcune cooperative che puntano al successo di questo territorio e alcune aziende private».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA