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Da lunedì a venerdì della settimana prossima lo stabilimento Stellantis di Melfi si fermerà per una nuova sospensione dell’attività produttiva. Ugl: «Le prospettive preoccupano»


Nella prossima settimana, dal lunedì a venerdì, nello stabilimento Stellantis di Melfi l’attività produttiva sarà di nuovo sospesa. Lo hanno comunicato Florence Costanzo, segretaria regionale Ugl Basilicata metalmeccanici, e Giuseppe Palumbo, segretario della federazione potentina, che si sono dichiarati «preoccupati per le prospettive del nostro sito lucano dove prendiamo atto che, oltre alla mancanza di componenti, i dati delle vendite non sono confortanti». Per Melfi però sarebbe stata «anticipata la produzione anche con motori ibridi dal 2025 e 2026». Lo hanno reso noto Ugl, Fismic e Aqcfr che hanno incontrato Tavares a Roma.

La notizia è arrivata mentre il Ceo di Stellantis veniva ascoltato ascoltato davanti alle commissioni congiunte di Camera e Senato. Il discorso del manager portoghese ha poggiato su alcuni pilastri chiari: l’azienda non chiede il rinvio della scadenza del 2025, c’è bisogno di stabilità normativa per pianificare, costi troppo alti in Italia e la necessità di «incentivi per rendere le auto elettriche accessibili». Sulla transizione energetica «Stellantis è pronta per la scadenza del 2025, l’unica cosa che vi chiediamo – ha detto – è la stabilità dei regolamenti». Lasciare l’Italia, poi, non è una opzione. Anche per quanto riguarda la più volte ventilata cessione di Maserati. Anche Termoli «è nei nostri piani»

Anzi, nella parole del manager il Paese rivestirebbe ancora una importanza centrale: «Non abbiamo alcuna intenzione di abbandonare l’Italia», anzi «lotteremo come dannati per mantenere nostra leadership» ha detto il ceo di Stellantis, non sottraendosi a due ore di confronto con i parlamentari: «Mi sembra di vedere una certa rabbia, un certo livore, ma la causa» delle difficoltà dell’automotive «è il quadro regolatorio che ci è stato imposto dall’Europa», ha sottolineato il top manager.

Fare auto elettriche, spiega, «costa il 40% in più» e la concorrenza dei cinesi, che hanno un vantaggio competitivo del 30%, «non fa che aumentare la pressione sull’industria. Per poter vendere i veicoli elettrici, devo farlo allo stesso prezzo dei veicoli a combustione interna ma produrre elettrico costa un 40% in più». Cosa che crea «all’interno della filiera, una tensione insopportabile». E «voi leader politici dovete spiegarmi come faccio a gestire questi attriti dovuti al fatto che io devo per forza aumentare del 40% i costi».

Fondamentalmente l’’invito è stato quello di fermare le polemiche, «mettersi al lavoro» e dare “stabilità ai regolamenti». Per uscire dal pantano bisogna essere «grandi abbastanza» e Stellantis ha «una strategia flessibile, tra propulsione tradizionale, ibrida ed elettrica. Questo è una tutela per il futuro», ha detto il Ceo. Ma la politica deve, a suo dire, fare il suo: «Bisogna stimolare la domanda, con notevoli iniezioni di incentivi per aiutare la classe media. Non chiediamo soldi per noi, ma di dare un aiuto per i vostri cittadini» con sostegni che possano rendere «le auto accessibili».

Stellantis torna a chiedere incentivi? Secondo Tavares non è esattamente così: «Non chiediamo soldi per noi, ma chiediamo a voi di darci aiuto per i vostri cittadini che così possono acquistare dei veicoli che si possono permettere. Non sono soldi che vanno a Stellantis ma sono soldi che vanno a ridurre i costi». Del resto, per l’amministratore delegato, «in Europa appena gli incentivi si interrompono c’è un crollo nella vendita di veicoli elettrici».

Il top manager di Stellantis tra i problemi ha posto anche l’accento sul prezzo dell’energia, con l’Italia che ha costi alti «il doppio rispetto alla Spagna». La crisi c’è, ed i problemi sono sul tappeto. «Stiamo affrontando un periodo difficile, non creato da Stellantis. Siamo una tutela rispetto all’ambiente caotico creato», ha detto l’ad sulla produzione automobilistica del gruppo in Italia. «In futuro – ha aggiunto – ci saranno molte più soluzioni tecnologiche rispetto al passato e servirà un’economia di scala per investire in queste tecnologie. Senza grandi dimensioni le imprese spariscono. La prima buona notizia è che abbiamo creato un gruppo di serie A e abbiamo le dimensioni per investire in tutti i vari settori per essere competitivi».

«Seconda buona notizia: abbiamo una strategia duttile in tanta incertezza, che rappresenta una tutela potente per il futuro». «Terza buona notizia – ha concluso l’ad -: Stellantis non ha alcuna intenzione di affrancarsi dall’Italia, è la ragione per cui non vendiamo i nostri impianti industriali, perché li amiamo, sono la risposta giusta alle sfide del futuro e non li vendiamo ai cinesi, perché sono un bene potente per Stellantis». Ma la nuova settimana di sospensione a Melfi preoccupa ancora tutti.

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