Uno sciopero degli operatori di call center a Napoli
2 minuti per la letturaLa denuncia di Anna Russelli (Slc Cgil) e il caso Almaviva: «Mettere ordine immediatamente nel settore a partire dalla immediata convocazione di un tavolo nazionale»
POTENZA – “Si consuma in questi giorni, nella indifferenza pressoché generale, l’ennesima puntata di una vicenda tristissima che riguarda un settore, quello dei call center, circa 80mila addetti sul territorio nazionale, e in cui le regole sono sempre meno una certezza, e un’azienda, Almaviva, lanciata in una folle corsa verso lo svilimento totale dei diritti dei propri lavoratori. Lo scorso dicembre, – si legge in un comunicato di Slc Cgil Basilicata a firma della segretaria regionale Anna Russelli – Almaviva consumava il licenziamento di 1666 lavoratori (il più grande licenziamento di massa dagli anni 70), “colpevoli” di non aver voluto sottostare al ricatto di condizioni di lavoro sempre peggiori e retribuzioni sempre più povere, ampiamente in deroga al Contratto Collettivo di settore. Si trattava del sito di Roma e di una delle peggiori pagine della storia del lavoro nel nostro Paese.
Dopo gli accordi capestro firmati a Napoli e a Palermo, due giorni fa, un accordo pressoché identico viene sottoposto al voto presso il sito di Milano. Con un coraggio e una dignità esemplari, 332 lavoratrici e lavoratori di Almaviva Milano (solo 107 i voti a favore) hanno detto NO, respingendo l’accordo ai mittenti e lanciando a chiara voce un segnale: i lavoratori del settore sono sfiniti da anni di sacrifici, tensioni, ricatti di perdita del posto di lavoro e condizioni non più accettabili. Per tutta risposta, Almaviva, vincitrice di cospicue commesse anche pubbliche, pone in atto una immediata ritorsione, inviando lettere di trasferimento a 60 lavoratori dal sito di Milano a quello di Rende (improvvisamente interessato da un salvifico aumento dei volumi di traffico, salvo chiedere nella stessa giornata ai dipendenti di smaltire ferie e permessi in eccesso entro il mese di ottobre).
Ora basta. Il governo non può più comportarsi – come troppo spesso ha fatto in questi mesi – da spettatore terzo, indifferente rispetto alle vicende che si consumano sulla pelle di migliaia di famiglie. Il settore dei call center non può più essere una zona franca, nella quale, a discapito di tutto, trionfa un solo “valore”: quello della massimizzazione del profitto.
In Basilicata, le aziende di call center, impiegano diverse centinaia di addetti, i quali non tutti godono di condizioni di lavoro esemplari. Vi sono realtà importanti; in alcune è garantito il rispetto di contratti e leggi e in altre, invece, si consumano, purtroppo, quotidianamente, violazioni e non rispetto delle regole. C’è poi una questione ineludibile: in un settore in cui da anni si perpetua una cannibalizzazione ai danni dei lavoratori, anche quegli ambiti ancora “sani” dal punto di vista del rispetto delle norme e dei contratti, prima o poi verranno inevitabilmente intaccate.
Occorre dunque mettere ordine immediatamente nel settore a partire dalla immediata convocazione di un tavolo nazionale per i call center”.
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