Fausto De Mare, presidente provinciale di Confcommercio Potenza
3 minuti per la letturaIl dato lucano, emerso nella giornata di Confcommercio, è più alto della media nazionale
POTENZA – In Basilicata, secondo la tendenza più marcata al Sud, sia pure con differenze territoriali, tra i fenomeni criminali percepiti maggiormente in aumento dalle imprese del terziario di mercato del Sud: abusivismo (39,9%, leggermente più elevato del dato nazionale del 34%), la contraffazione (35%, in linea con il dato Italia del 34,8%) e i furti (34,4%, poco superiore al dato nazionale del 29%). Le imprese che lamentano un aumento del fenomeno del taccheggio sono il 37%, dato molto superiore rispetto alla media nazionale del 24,1%. Complessivamente il 70% delle imprese si ritiene danneggiato dall’azione dell’illegalità, percentuale di poco superiore al dato nazionale (66,7%). Sono questi i dati più significativi dell’indagine realizzata da Format Research per conto di Confcommercio presentato oggi in occasione della settima edizione della Giornata di Confcommercio “Legalità, ci piace”, un’iniziativa di analisi, denuncia e sensibilizzazione sulle conseguenze dei fenomeni criminali per l’economia reale e per le imprese.
I fenomeni illegali – contraffazione, abusivismo, pirateria, estorsioni, usura, infiltrazioni della criminalità organizzata, furti, rapine, taccheggio, corruzione – alterano la concorrenza, comportano la perdita di fiducia degli operatori e la diminuzione degli investimenti. Questi fenomeni impattano pesantemente sul sistema economico-sociale, fanno chiudere le imprese oneste, fanno perdere posti di lavoro, non tutelano i consumatori, riducono la sicurezza pubblica e naturalmente alimentano la criminalità organizzata. E costano alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi oltre 30 mld di euro di fatturato all’anno (stima Ufficio Studi Confcommercio per il 2019).
«L’attività di Confcommercio per il contrasto alla criminalità – spiega Fausto De Mare, presidente provinciale di Potenza – si articola su due filoni paralleli ma strettamente collegati fra di loro: la sicurezza, intesa come iniziative per la tutela delle imprese e degli imprenditori rispetto alle attività criminali e violente, e la diffusione della cultura della legalità e dei valori del vivere civile. Da anni denunciamo l’impatto che la contraffazione e l’abusivismo commerciale hanno sulle imprese in termini di perdita di fatturato e di costi. Per questo siamo favorevoli ad un inasprimento dell’impianto sanzionatorio, anche per l’utilizzo illecito del web. Tuttavia l’inasprimento dell’impianto sanzionatorio non deve essere l’unico strumento di repressione della contraffazione. E’ fondamentale intensificare ulteriormente i controlli sul territorio e rafforzare l’attività repressiva da parte delle autorità competenti al fine di garantire che le condotte illecite vengano effettivamente individuate e sanzionate».
Confcommercio auspica «la definizione di uno specifico Protocollo di legalità che consenta un più ampio accesso delle imprese ai benefici derivanti dal rating di legalità, e l’eliminazione della soglia dei 2 milioni di euro di fatturato richiesta quale requisito, nell’ottica di rimuovere ogni disparità di trattamento e al fine di ampliare il controllo di legalità delle imprese».
I fenomeni di illegalità determinano «un danno economico per le imprese in termini di mancate vendite, riduzione del fatturato, perdita di immagine e di credibilità, abbassamento degli standard qualitativi» ma anche «al mercato consistente nell’alterazione delle regole del gioco, a svantaggio degli imprenditori onesti penalizzati del comportamento di operatori che agendo nell’illegalità godono di vantaggi competitivi indebiti basati sui minori costi di produzione (per la contraffazione) e di gestione (per le varie forme di abusivismo) dovuti al mancato rispetto di leggi, regole ed adempimenti». Non solo; c’è anche «un pericolo per il consumatore finale poiché, ad esempio, le merci contraffatte o l’esercizio abusivo di una professione possono mettere in serio e reale pericolo la salute del consumatore o minacciare la sua sicurezza, specie in alcuni settori come quello cosmetico e farmaceutico, automobilistico, dei giocattoli e l’alimentare». Confcommercio parla anche di «un danno sociale connesso all’impatto sul mondo del lavoro e l’occupazione» e «alle casse dello Stato», ulteriore danno, questo, «causato da evasione contributiva e fiscale, dall’Iva alle imposte sui redditi».
Infine, ricorda l’indagine, «un danno alla legalità per le infiltrazioni nel mercato della criminalità organizzata: attraverso la gestione di business, quali la contraffazione, meno rischiosi penalmente di altre attività illegali (droga) ma, in proporzione, altrettanto redditizi; attraverso il re-investimento o il riciclaggio dei profitti ricavati da attività illecite in attività imprenditoriali, con un meccanismo che altera il mercato espellendo le imprese oneste».
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