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L’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares

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«Lo stabilimento di Melfi non è a rischio, a prescindere dai modelli che faremo, assumeremo decisioni per garantire la stabilità dell’impianto»: lo ha detto il Ceo di Stellantis, Carlos Tavares, durante una conferenza stampa ieri ad Atessa,in provincia di Chieti. Tavares ha anche confermato «l’investimento per la gigafactory di Termoli: è anche per questo motivo che abbiamo deciso di investire qui ad Atessa, dove faremo anche veicoli commerciali elettrici».

Il Ceo di Stellantis Tavares, alla vigilia di appuntamenti importanti – sono in corso in focus sull’attività del gruppo e il primo febbraio il Ministero delle Imprese illustrerà il piano per gli incentivi all’automotive – conferma dunque l’impegno su Melfi. Ma a questa si aggiunge un’ulteriore notizia. Stellantis ha infatti comunicato che «lunedì prossimo 260 trasfertisti attualmente impegnati a Pomigliano (Napoli) torneranno nello stabilimento di Melfi»: lo ha fatto sapere il segretario della Fim Cisl Basilicata, Gerardo Evangelista, per il quale «è una importante notizia, che arriva in una giornata in cui si sono susseguite molte dichiarazioni da parte di Tavares sul mondo di Stellantis in generale. La cosa più importante per Melfi è stata la conferma che lo stabilimento non è a rischio e garantirà la stabilità dell’impianto; pertanto, ci aspettiamo fatti concreti. Inoltre, è stato chiesto sostegno nella produzione di veicoli elettrici – aggiunge il sindacalista -, per noi questo potrebbe rafforzare la missione produttiva assegnata allo stabilimento della Basilicata. La transizione verso il veicolo elettrico e la riorganizzazione di Stellantis sono processi inarrestabili – conclude Evangelista – pertanto, devono essere accompagnati da progetti volti a sostenere la trasformazione del lavoro, assistere le aziende e preservare l’occupazione».

La la situazione della Stellantis ieri è stata al centro dell’attenzione, a partire da una interrogazione parlamentare del Pd. «Quali sono gli impegni presi dal Governo con Stellantis e a fronte di quali impegni assunti da Stellantis rispetto alla produzione di autovetture in Italia» è quanto chiedono i deputati dem Andrea Orlando, ex ministro del Lavoro, Vinicio Peluffo e Enzo Amendola in una interrogazione al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. «Il 6 dicembre scorso, in occasione del primo incontro del Tavolo permanente per l’automotive – scrivono i parlamenari del Pd -, il ministro Urso aveva manifestato l’obiettivo di raggiungere con Stellantis almeno 1 milione di veicoli prodotti nel nostro Paese, così da colmare l’eccessiva distanza tra le auto immatricolate in Italia e quelle prodotte negli stabilimenti italiani, intenzione confermata il 20 dicembre in occasione del question time alla Camera, durante il quale il ministro aveva dichiarato la volontà di aumentare gli investimenti in ricerca e innovazione nel nostro Paese, garantire l’occupazione, avere linee e modelli più competitivi, come quelli dell’elettrico, affermando che “la visione è chiara, gli attori anche, gli impegni sono precisi”».

«Davanti a una aleatoria promessa – proseguono Orlando, Peluffo e Amendola – da parte dell’azienda, cui dovrebbero essere destinati almeno 6 miliardi di euro, più una quota dei 13 miliardi per il Piano transizione 5.0 nel 2024 e 2025 per l’innovazione tecnologica green e digitale delle imprese, senza alcuna condizione imposta al management sul mantenimento dei livelli occupazionali, diversamente da quanto fatto da tutti gli altri governi che ospitano uno stabilimento Stellantis, dopo aver preso atto che, nel 2023, sono state prodotte in Italia appena 450.000 autovetture a fronte di 1 milione 400mila immatricolazioni, alla luce del progressivo disimpegno di Stellantis nel nostro Paese, dove le nuove produzioni sono ferme, il ministro Urso ha recentemente dichiarato, mentre si trovava a Potenza per incontrare i rappresentati sindacali e una delegazione di lavoratori di Stellantis e di aziende del suo indotto, di lavorare “perché una seconda casa automobilistica possa insediarsi in Italia per raggiungere l’obbiettivo che ci eravamo dati”, senza peraltro specificare se vi sia effettivamente un possibile interesse da parte di altre case automobilistiche e quali strumenti intenda utilizzare il Governo per attrarre investimenti esteri. Si tratta del riconoscimento della drammatica situazione in cui versa il settore e del fallimento degli annunci fatti sinora dall’esecutivo – concludono i deputati dem – con l’impasse delle nuove produzioni, le linee dello stabilimento di Mirafiori che si fermeranno dal 12 febbraio sino al 3 marzo e 2.260 dipendenti che andranno in cassa integrazione, l’interruzione delle attività a Melfi, la perdita, sottolineata dai sindacati, di importanti quote di stipendio da parte degli operai, il ricorso agli ammortizzatori sociali per il diciassettesimo anno consecutivo».

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