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Repubblica e Giornale smentiscono la presenza di operatori al premio internazionale Postiglione. E da Milano non escludono «ulteriori valutazioni» sull’utilizzo del nome della testata
POTENZA – I fotografi dei colossi tv Sky ed Euronews, e dei quotidiani nazionali La Repubblica e Il Giornale, sotto il palco del “Premio internazionale Nino Postiglione”? Una messinscena per impressionare i “vips” ospiti degli eredi, a buon diritto, dell’“istrione” di Radio Potenza Centrale. Per la prima edizione del “Galà della comunicazione”, in una nota sala ricevimenti nel piccolo borgo di Brindisi di Montagna.
A rivelare l’aspetto farsesco della “kermesse” del 23 dicembre sono stati proprio i diretti interessati di Repubblica e Giornale. A fronte delle immagini delle vistose pettorine indossate dai fotografi durante la premiazione. Con i marchi delle due testate ben visibili sulle spalle.
LE SMENTITE
Perentoria, in particolare, la segreteria di redazione del quotidiano fondato da Indro Montanelli e ceduto nel 2023 dalla famiglia Berlusconi al deputato leghista nonché ras della sanità privata del Lazio Antonio Angelucci.
«Confermo che la direzione del Giornale non aveva accreditato né incaricato nessun fotografo a rappresentarci a questo evento. Detto ciò, noi qui ci fermiamo. Abbiamo comunque per scrupolo girato alla nostra amministrazione la sua email per eventuali ulteriori valutazioni».
Questa la replica alla richiesta di informazioni inviata nei giorni scorsi dal Quotidiano del Sud. Con tanto di ringraziamenti per la «segnalazione» e l’annuncio di possibili iniziative contro lo sfruttamento abusivo del marchio “Il Giornale”.
Il Quotidiano ha contattato anche fonti di Repubblica che hanno escluso in maniera categorica di aver disposto qualunque tipo di copertura giornalista del premio Postiglione, come pure l’esistenza di pettorine “ufficiali” del tipo di quelle indossate dai fotografi del “galà” lucano. Pettorine blu, identiche in tutto e per tutto a quelle marchiate Il Giornale, Sky ed Euronews eccezion fatta, ovviamente, per la scritta sovrimpressa.
PREMIO POSTIGLIONE: L’EVENTO
Il caso dei “finti fotografi” rischia di oscurare il sorprendente successo della manifestazione ideata dai fratelli Antonio e Giuseppe Postiglione, in un momento molto particolare nella vita del gruppo editoriale del capoluogo. Dopo l’epilogo, in primo grado, delle vicissitudini giudiziarie di entrambi legate a un presunto porno-ricatto a un assessore della giunta comunale di Potenza in carica nel 2014, e l’uscita dall’amministrazione giudiziaria disposta in seguito alle interdittive antimafia spiccate dalla prefettura per le supposte relazioni pericolose intrattenute da Giuseppe fin dai tempi della sua presidenza del Potenza calcio.
Una cena-evento, quella del 23 dicembre, già paragonata dagli organi di comunicazione di famiglia prima al Festival di Sanremo, e poi ai più modesti Telegatti. Correggendo il tiro quanto basta dopo le critiche sui social sul gusto un po’ “cafonal” di quella Basilicata “potentona” attovagliata davanti a un piatto di risotto. Scavalcando i tradizionali steccati tra maggioranza e opposizione, e tra centrodestra e centrosinistra. Tanto più se si considerano i trascorsi politici di Postiglione padre, che nel 2000 corse come candidato governatore con i neofascisti di Forza Nuova.
IL “PARTERRE”
Impressionante il “parterre” radunato nella “sala imperiale” di Villa Arcobaleno con buona parte degli esponenti di vertice del centrodestra lucano e gli ultimi tre presidenti della Regione: il forzista Vito Bardi, il calendiano Marcello Pittella, transitato nel centrodestra alle ultime elezioni regionali, e il democratico Vito De Filippo. Oltre ai rappresentanti di alcune delle amministrazioni, perlopiù di centrodestra, che negli ultimi anni hanno intitolato degli spazi al fondatore di Radio Potenza Centrale. Si vedano i comuni di Lagonegro, Moliterno, Pietragalla, Maratea, la Provincia di Matera e il Consiglio regionale della Basilicata.
Presenti anche altri esponenti del centrosinistra come l’ex re delle coop bianche lucane e attuale consigliere regionale Angelo Chiorazzo (Bacc), l’ex sottosegretario democratico Salvatore Margiotta e l’ex ministro della Salute, e l’attuale deputato Pd Roberto Speranza. Lo stesso Speranza che a Roma non ha mai perdonato alla premier Giorgia Meloni il suo non dichiararsi anti-fascista, e che a Potenza, un anno fa, sollecitava una riflessione all’interno dei democratici lucani «sull’editoria in questa regione».
Anche qualche assenza “rilevante”
Non poteva mancare, poi, un pupillo di Giuseppe Postiglione quale è il sindaco di Potenza, Vincenzo Telesca, civico di centrosinistra che già nel 2021, da semplice consigliere comunale, propose l’intitolazione al padre di una rotonda vicina alla storia sede di Radio Potenza Centrale. Più una folta rappresentanza bipartisan dell’assemblea municipale, forse in preda a una variante locale della sindrome di Stoccolma. Incluso un esponente dall’ala più a sinistra della maggioranza cittadina, l’assessore ai trasporti Francesco Giuzio (Basilicata possibile), che in campagna elettorale si era dichiarato contrario, senza se e senza ma, all’agognata intitolazione per i trascorsi politici del patron.
Non è passata inosservata, infine, la presenza dell’investigatore di punta della sezione reati contro la pubblica amministrazione della Squadra mobile della polizia di Potenza, già braccio destro del pm Henry John Woodcock, Pasquale Di Tolla. D’altro canto i più maliziosi hanno ironizzato non poco sull’assenza, tra i tavoli, di Massimo Della Penna, Gustavo O. Limone, A. Carponi e le numerose firme apocrife utilizzate sul giornale digitale del gruppo, Cronache lucane, per blandire gli amici e fustigare i nemici della proprietà, dietro il comodo scudo dell’anonimato.
I PREMIATI
Alquanto lungo l’elenco di chi ha ricevuto il “premio internazionale” assieme a molti dei dipendenti del gruppo editoriale. Tutti lucani tranne due campani, un romano e un marchigiano, ad ogni buon conto. Dal presidente di Confindustria Basilicata Francesco Somma al governatore Vito Bardi. Passando per il sindaco Castelmezzano Nicola Valluzzi; l’ex difensore civico regionale Antonia Fiordelisi; la funzionaria regionale Giusy Lo Vecchio, il direttore generale dell’Asp Antonello Maraldo; il presidente dell’Ordine degli avvocati di Potenza, Francesco Bonito Oliva, i notai Nicola Guerriero e Vito Pace.
E il direttore generale dell’Arpab Donato Ramunno; il capo di gabinetto della presidenza della giunta regionale Gianpiero Perri; l’immancabile sindaco del capoluogo Telesca; il deputato FdI Salvatore Caiata; il direttore dell’Egrib Canio Santarsiero; il direttore generale della Banca di credito cooperativo Monte Pruno, Federico Cono; il funzionario del Parco dell’Appennino lucano Giuseppe Luzzi; l’area manager di Telecom Vincenzo Lioy; il direttore artistico del Marateale Nicola Timpone, e l’imprenditore Massimiliano Mancusi.
Premiati, poi, diversi operatori professionali della comunicazione come Claudio Velardi, direttore del quotidiano Il Riformista, il giornalista Antonio Loconte, il presidente uscente del Comitato regionale di controllo sulle comunicazioni Antonio Marra, e l’ex capo ufficio stampa della giunta regionale Gianmario Mariniello.
Difficile, insomma, che degli occhi esperti non abbiano notato i flash e quelle strane pettorine chiamate sotto il palco in occasione di ogni singola premiazione. Ma se lo hanno fatto non lo hanno detto, e magari hanno persino apprezzato l’abilità degli organizzatori nel creare un’illusione nel pubblico. Come dei provetti prestigiatori.
PREMIO POSTIGLIONE: IL PRECEDENTE
Nel 2013 Giuseppe Postiglione era finito al centro di un caso simile a quello dei “falsi fotografi”, quando dalla presidenza del Consiglio dei ministri smentirono l’incarico di consigliere del sottosegretario allo sport indicato nei bigliettini da visita dell’imprenditore potentino, con tanto di logo della Repubblica Italiana. Un caso alquanto imbarazzante per Palazzo Chigi data la radiazione dell’ex presidente rossoblu dalla Federazione italiana giuoco calcio, soltanto tre anni prima, per la vicenda delle partite combinate e delle scommesse pilotate, per cui era ancora a processo davanti al Tribunale di Potenza.
Nel 2019, anni dopo gli arresti, pure questo processo, come quello per il presunto porno-ricatto, si è chiuso con la prescrizione delle accuse. Mentre due coimputati, che hanno optato per il rito abbreviato, sono stati condannati in via definitiva per violenza privata in concorso aggravata dal metodo mafioso.
«La delega conferitami riguarderà specialmente lo sport al fine di favorire l’avviamento alla pratica sportiva e il relativo sostegno anche finanziario attraverso molteplici strumenti tra cui il credito sportivo». Queste erano state le parole con cui Postiglione aveva annunciato urbi et orbi l’incarico ministeriale, in una nota con l’intestazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri. A seguire c’era stata la smentita dello staff del sottosegretario, ma il vulcanico imprenditore potentino, che in molti oggi considerano un «genio della comunicazione», non si era fatto scoraggiare. Di qui la candidatura, l’anno dopo, in consiglio comunale, e l’inizio del percorso di rilancio del gruppo editoriale di famiglia.
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