X
<
>

Alessandro Galella e Donato Ramunno

Share
5 minuti per la lettura

Dopo i dubbi sui laboratori lucani, anche da Arpa Puglia arriva il parere positivo dopo i test effettuati sull’acqua del Basento: è potabile


POTENZA – L’acqua che scorre dai rubinetti dei 29 comuni alle prese col prosciugamento dell’invaso del Camastra è potabile anche per l’Agenzia regionale per l’ambiente della Puglia. Come già attestato dai laboratori dell’Agenzia per l’ambiente della Basilicata, di Acquedotto lucano spa e i laboratori privati incaricati dalla stessa Al spa, a riprova delle sue proprie analisi.
Lo ha reso noto, ieri, l’ufficio stampa della Regione Basilicata parlando di una «conferma» e di risultati «in linea con quelli già certificati dall’Arpa Basilicata».
Nella nota non si fa riferimento ai dubbi sollevati nelle scorse settimane, ancora una volta, per il mancato accreditamento dei laboratori dell’Arpa Basilicata.

Si evidenzia, d’altro canto, che «il prelievo all’uscita dal potabilizzatore di Masseria Romaniello è stato fatto lo scorso 27 novembre dall’Azienda sanitaria di Potenza, con due campioni consegnati ad Arpab. Uno dei quali preso in carico da Arpa Puglia nel quadro di una collaborazione consolidata tra le Agenzie all’interno del sistema nazionale di protezione ambientale».
«Ricordiamo – prosegue la nota – che l’Arpab ha in corso la procedura di accreditamento e può contare sulle certificazioni che attestano la qualità delle procedure di campionamento». Mentre: «il laboratorio di Arpa Puglia è già da tempo accreditato».

L’ANALISI DI RAMUNNO (ARPAB)

Di analisi «eseguite per avere un inter-confronto tra laboratori, e dare ulteriori rassicurazioni alle comunità interessate dalla crisi idrica» ha parlato in un post su Facebook il direttore generale dell’Arpab, Donato Ramunno.
Ramunno ha aggiunto che la decisione sarebbe stata condivisa con l’Azienda sanitaria di Potenza, l’unità di crisi presieduta dal governatore Vito Bardi e Luca Lucentini, direttore del Centro nazionale sicurezza delle acque dell’Istituto superiore di Sanità. E «ha condiviso tale scelta, al fine di avere un confronto e affermazione del nostro operato». Lo stesso Lucentini nelle scorse settimane chiamato come consulente da Acquedotto lucano spa e che lunedì dovrebbe partecipare con Bardi e il resto dell’unità di crisi a una conferenza stampa “allargata” ai sindaci dei 29 comuni interessati dall’emergenza.
«Le risultanze ottenute da Arpa Puglia sono assolutamente in linea con quelle dei laboratori di Arpa Basilicata». Ha concluso il dg.

GALELLA (FDI) SULLA CRISI IDRICA

Ieri (5 dicembre 2024) sui problemi che da mesi costringono 140mila lucani a fare i conti con interruzioni, più o meno lunghe, dell’erogazione idrica, intervenuto anche il consigliere regionale Alessandro Galella (FdI). Ricordando che la diga del Camastra «è a regolazione annuale (ovvero dimensionata per ricaricare il serbatoio nell’arco di un anno). Tanto è che durante il periodo autunno-inverno, fino alla primavera per mantenere la quota autorizzata durante gli eventi di piena, la diga viene svuotata e riempita circa 10 volte con volumi di acqua scaricati di circa 110 milioni di metri cubi».
«Dall’analisi dei bilanci idrologici dell’invaso degli ultimi 38 anni (dal 1986 ad oggi) gli afflussi che si sono avuti nel periodo autunno/inverno 2023/2024 (per complessivi 21 milioni di metri cubi circa) sono i più bassi registrati con un decremento dell’80% rispetto alla media che risulta di circa 110 milioni di metri cubi; ciò ha comportato bassissimi o quasi nulli afflussi all’invaso durante il periodo estivo (…) Il concomitante incremento di prelievo dall’invaso a scopo potabile da parte di Acquedotto Lucano (dovuto alla magra delle sorgenti) ed il perdurare dell’assenza di afflussi ancora alla data odierna ha comportato il raggiungimento delle attuali quote mai registrate negli ultimi 40 anni (se non in concomitanza di una manovra di vuotamento dell’invaso nel marzo del 1994 per manutenzione straordinaria)».

Acquedotto Lucano

«Acquedotto Lucano negli anni precedenti prelevava il 70% della risorsa idrica, ad uso idropotabile per lo schema idrico Camastra, dalle sorgenti ed il 30% dall’invaso del Camastra. Alla luce della magra dovuta alle scarse precipitazioni i prelievi si sono invertiti 70% dall’invaso del Camastra e 30% dalle sorgenti per complessivi 1000 litri al secondo al giorno circa fino a settembre 2024 corrispondenti a 86.400 metri cubi al giorno che per i 140.000 abitanti dello schema servito corrisponde ad una erogazione idrica procapite di circa 600 litri/abitante/giorno che conferma l’altissimo tasso di perdite nella rete di distribuzione (65% di perdite nella rete di distribuzione)».
Galella si è anche soffermato sulla limitazione della quota di esercizio dell’invaso decisa nel 2019 dal Ministero delle infrastrutture per «l’evoluzione normativa in materia sismica e di rivalutazione idrologica ed idraulica» e i lavori effettuati, e da effettuare, per superarla.

Il cambiamento climatico e le fragilità della diga Camastra

«Il cambiamento climatico ha fatto emergere in maniera evidente le fragilità della Diga Camastra in primis per il fatto che, nonostante rivesta un carattere strategico per l’approvvigionamento a scopo potabile, non è interconnessa ad altri schemi idrici e, pertanto, in assenza di afflussi non è possibile alimentarla in maniera alternativa». Ha proseguito l’esponente meloniano.
«La diga è isolata dagli altri schemi. Il primo obiettivo che si sta cercando di perseguire, mediante stretta collaborazione con gli uffici Regionali, è quello di valutare tutte le possibili soluzioni per interconnettere la diga ad altri schemi idrici per garantire un approvvigionamento alternativo. Nell’ambito degli interventi di completamento dello schema Basento-Bradano, programmato l’intervento di realizzazione dell’adduttore Camastra – Trivigno, originariamente concepito per trasferire la risorsa idrica del Camastra verso la traversa di Trivigno e (…) si sta valutando l’ipotesi progettuale di poter utilizzare l’adduttore Camastra –Trivigno per convogliare le acque dalla Traversa di Trivigno verso il Camastra».

Galella ha sottolineato, infine, la difficile esecuzione delle operazioni di sfangamento del fondo dell’invaso, già candidato a un finanziamento di 30 milioni, perché «richiederebbe il temporaneo fuori esercizio della diga che ad oggi risulta essere la principale fonte di approvvigionamento a scopo potabile dello schema idrico Basento anche alla luce del riscontrato cambiamento climatico in atto». Infine ha annunciato di aver rihiesto una riunione urgente con tutti i vertici e i protagonisti di FdI Basilicata sulla questione, «perchè ognuno sia messo in condizione di fare il massimo per evitare che in Basilicata ci siano altre crisi come questa».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE