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I lavori di posa delle condotte per portare l’acqua del Basento nella diga del Camastra

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Decisione di Bardi di deviare l’acqua del Basento: contestata la scelta del punto di prelievo a valle di Potenza e Tito; l’appello delle associazioni alla Regione Basilicata


«OCCORRE verificare subito se l’acqua di cui si è già avviata la captazione è davvero potabile e per farlo bisogna rivolgersi a laboratori adeguatamente accreditati sul piano nazionale e che siano in grado di effettuare tutta la gamma di analisi necessarie a verificare se in quell’acqua non ci sono tracce di tutti gli inquinanti presenti nelle zone attraversate».
E’ questo l’appello con cui ieri sono tornate a farsi sentire numerose associazioni dopo la decisione del governatore Vito Bardi, in qualità di commissario straordinario per l’emergenza idrica, di deviare l’acqua del Basento, all’altezza dei comuni di Albano di Lucania e Castelmezzano, fino all’invaso – quasi vuoto – del Camastra. Per rifornire i rubinetti di Potenza e altri 28 comuni serviti proprio dall’invaso del Camastra.

Trentasette, a ieri, i firmatari dell’appello: Coordinamento regionale acqua pubblica Basilicata; Alleanza Verdi Sinistra Avs; Rifondazione comunista di Basilicata; M5s Basilicata; Potere al Popolo Basilicata; La Basilicata Possibile; Resistenza Popolare; Gruppo Consiliare “Brienza Bene Comune”; Cgil Potenza; Usb Basilicata; Cobas Scuola Basilicata; Coordinamento No Triv Basilicata; Coordinamento democrazia costituzionale; Rivista Valori; Wwf Potenza e aree interne; Ehpa; Liberiamo la Basilicata; Pax Christi – Punto pace di Potenza; Arci Basilicata; Associazione carta di Venosa; Laboratorio di educazione alla pace Potenza; Opposizione studentesca d’alternativa (Osa) Basilicata; Cambiare rotta Basilicata; Ambiente e legalità Matera; Macondo officine culturali Potenza; LucaniaWorld OdV; Naturempatia Aps; Difendiamo le terre joniche; Con.Pro.Bio; Ce.st.ri.m. Centro di studi e ricerche sulle realtà meridionali; Libera Val d’Agri; Libera Vulture Alto Bradano; Comitato di scopo contro l’autonomia differenziata; Anpi provinciale di Potenza; A.ba.co. Basilicata: Associazione di base dei consumatori Basilicata; Articolo 21 presidio lucano; Tito + Avanti.

ACQUA DEL BASENTO, MAGGIORE TRASPARENZA DALLA REGIONE BASILICATA

Tra le loro richieste c’è anche quella di maggiore trasparenza da parte della Regione. A iniziare dai risultati delle analisi dell’acqua del Basento, che «devono essere resi pubblici in un’operazione di trasparenza totale che infranga la regola del silenzio o del mezzo silenzio che sembra dominare in via Verrastro».
Le associazioni giudicano insufficienti le rassicurazioni fornite martedì a margine di una riunione convocata nel Dipartimento ambiente della Regione. Proprio a seguito di una loro precedente lettera aperta in cui si manifestava perplessità rispetto alla qualità dell’acqua del Basento, e si chiedevano lumi sul punto di prelievo della stessa.

«Era una delle tante domande – sottolineano le associazioni rispetto a quest’ultimo aspetto – che avevamo posto in una nostra lettera alle istituzioni esprimendo il forte timore che una captazione effettuata a valle dell’abitato di Potenza possa mettere a repentaglio la salute dei cittadini in quanto le acque che giungono in quella zona potrebbero aver raccolto i numerosi contaminanti dell’inquinatissima zona industriale di Tito (Liquichimica con le sue vasche di fosfogessi radioattivi e Daramic sequestrata nel 2023 perché il limite della trielina superava di 270.000 volte quello consentito) e dell’intera zona industriale di Potenza con il vicino depuratore».

Il quesito posto alla Regione Basilicata: acqua del Basento di buona qualità?

«Quella captata e potabilizzata sarà un’acqua di buona qualità?» Tornano a domandarsi, quindi, le associazioni. «Le dichiarazioni sono state molto vaghe e con un certo sentore di scarico di responsabilità: “faremo molti controlli dell’acqua nel fiume e a valle del potabilizzatore” ha detto l’assessore Mongiello; “è stato eseguito di recente un campionamento nel Basento e sembra che non ci siano inquinanti e valori oltre soglia, ma non abbiamo competenza specifica in materia” ha detto Acquedotto Lucano.
“Negli ultimi sei anni il pfas si è ridotto ma lo stato chimico risulta “non buono” a causa della presenza di nichel, che potrebbe avere cause naturali e che il potabilizzatore è in grado certamente di eliminare” ha detto ancora Achille Palma di Arpab; “lo stato qualitativo del fiume è migliorato dal 2020, ma i rilievi eseguiti non sono tarati sull’uso potabile dell’acqua” ha detto Donato Ramunno dg dell’Arpab. Insomma dopo la conferenza sappiamo con certezza che le verifiche eseguite finora sono state del tutto insufficienti ed inadatte all’uso potabile e non sappiamo affatto se Arpab, Asp e Acquedotto Lucano, che dovranno eseguire i controlli di cui ha parlato Mongiello, siano attrezzati per analizzare in futuro tutti gli inquinanti che potrebbero essere presenti nel fiume».

Un sistema di controllo solo dopo il completamento dell’impianto

«Per giunta – insistono i firmatari dell’ultima lettera-appello – sembra che il sistema di controllo sarà messo a punto solo dopo aver completato l’impianto per convogliare le acque del Basento nel Camastra. Dunque la realizzazione di questi lavori è iniziata ancor prima di aver verificato se l’acqua è idonea e se il potabilizzatore sarà in grado di trattarla adeguatamente, tenuto anche conto che alcuni inquinanti che potrebbero compromettere la potabilità non possono essere eliminati neanche con le strumentazioni più evolute? Non ci sarà qualche vizio di legalità, oltre che di logica, in questa procedura? D’altro canto l’assessore Mongiello, che nel giugno scorso dovette revocare proprio per questo una propria delibera che concedeva l’uso delle acque del Basento ad uso irriguo nel metapontino, conosce bene i problemi derivanti dal suo inquinamento».

«L’unica certezza sembra essere che l’acqua captata sarà proprio quella più rischiosa». Aggiungono, poi, il Coordinamento regionale acqua pubblica e le altre associazioni. «E se dovesse risultare non potabile? “Nessun problema” si è detto nell’incontro, “quell’acqua verrà utilizzata esclusivamente a scopi igienico-sanitari”. Ciò significa che si rischia concretamente e consapevolmente di eseguire lavori inutili – sprecando soldi pubblici – per darci un’acqua non potabile anch’essa inutile, visto che in nessuno dei 29 comuni interessati esistono reti duali che permettano un’adduzione ed uno scarico separati per acque potabili ed acque ad uso igienico-sanitario.
In occasione del referendum del 2011 per l’acqua pubblica ne suggerimmo a lungo la realizzazione allo scopo di ridurre il consumo di acqua, ma nessuna amministrazione ha mai deciso di attivarsi in tal senso. Ora questa previsione andrebbe nel piano di adattamento alla crisi climatica che la Regione dovrebbe urgentemente redigere ed essere tradotta in realtà: ci auguriamo che ciò accada».

CRISI IDRICA PREVEDIBILE CHE SI SAREBBE POTUTA EVITARE

«In conclusione noi cittadini, che speravamo in qualche risposta, ci ritroviamo di nuovo al punto zero e, per giunta, con una lista di dubbi che si allunga sempre di più». Si legge ancora. «Soprattutto resta invariata e senza risposta la nostra domanda fondamentale: come pensano gli organi istituzionali e tecnici di alimentare i nostri rubinetti con acqua di buona qualità anche nella fase emergenziale di una crisi idrica che era ampiamente prevedibile e che si sarebbe potuta evitare se solo ci si fosse attivati per tempo?
Certamente occorrerebbe individuare soluzioni multiple ben più affidabili fra cui, ad esempio, quella di captare l’acqua del Basento, solo per la fase emergenziale, nella zona di Ponte Mallardo – verso Pignola – dove essa è ancora di tipo A1, ossia completamente limpida. L’intervento sarebbe un po’ più costoso, ma sembra che i fondi ci siano: nella conferenza stampa del 31 ottobre l’assessore Pepe ci ha parlato di un vero profluvio di finanziamenti per le infrastrutture idriche; perché non utilizzarne una parte per garantirci un’acqua pulita e facilmente potabilizzabile?»

«I cittadini – si conclude la lettera-appello – sono sempre più preoccupati e spaventati e ne hanno tutte le ragioni. Oggi più che mai è indispensabile che le istituzioni ci ascoltino e che riescano a dare risposte adeguate e credibili e non certo a mettere in atto soluzioni che potrebbero diventare più gravi del problema stesso. I rischi per la salute di tutti i cittadini interessati – lo ribadiamo – sono elevatissimi e non possono essere sottovalutati dai responsabili della gestione di quest’emergenza, ed in particolare dal commissario Bardi. Il diritto di tutti i cittadini ad un’acqua pulita di buona qualità è un diritto fondamentale inalienabile e non negoziabile».

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