X
<
>

Una fiammata al Centro oli di Viggiano - immagine di repertorio

Share
3 minuti per la lettura

I no triv sono stati esclusi come parte civile dal processo in corso sul Centro oli di Viggiano. Ma annunciano: “continueremo comunque a vigilare e che faremo quanto nei nostri mezzi per informare, denunziare, suscitare partecipazione attiva”

POTENZA – «Una decisione discutibile e quantomeno poco lineare», quella di estromettere il Cntt come parte civile dal processo in corso sul Centro oli di Viggiano. E’ quanto sostengono il Coordinamento nazionale No Triv (Cntt) e il Coordinamento No Triv Basilicata rispetto a quanto accaduto nell’udienza del 3 luglio scorso, «la prima – ricordano – che parte dalla riunione del cosiddetto “Petrolgate 2” col paventato “Petrolgate 3”». Annunciando comunque che «sul processo continueremo comunque a vigilare e che faremo quanto nei nostri mezzi per informare, denunziare, suscitare partecipazione attiva».

In un lungo documento di controdeduzioni, gli esponenti dei coordinamenti No Triv, rispetto a quanto stabilito dal collegio del Tribunale di Potenza, «accogliendo “alla lettera” le richieste sollevate dalla difesa dei dirigenti Eni», «già l’ordinanza espressa lo scorso 27 marzo dal giudice Baglioni, presidente del collegio A del Tribunale penale di Potenza, a termine dell’ennesima udienza del cosiddetto processo “Petrolgate 2”, previo esame degli atti di costituzione delle eccezioni e dei rilievi articolati dalle difese degli imputati e sentite le parti civili costituite e costituende, dopo aver elencato i soggetti confermati e quelli respinti, aveva escluso dalle parti civili il Cnnt con la seguente motivazione: “essendo lo scopo principale dell’associazione costituito dallo svolgimento di un’opposizione politica allo sfruttamento di combustibili fossili, sotto tale profilo, è condivisibile l’argomentazione difensiva (di Eni, n.d.r.) secondo cui la difesa dell’acqua e dell’aria, di cui al punto 5 dello Statuto, deve considerarsi un effetto derivato dell’attività principale dell’associazione e non già l’essenziale ragione dell’ente”.

Al di là della rabbia e del profondo senso di ingiustizia che l’ordinanza suscitava, dopo ben quattro anni dall’avvio dell’iter processuale (processo Trovato); a due anni di distanza dal riconoscimento come parte civile da parte del gup Amodeo nel processo per i dirigenti Eni Gheller e Palma, vanno sollevati alcuni rilievi di merito, non ultimo l’errato riferimento al punto 5 dello Statuto Cnnt, inesistente (invece che al punto 5 dell’art 6 dello stesso)».

«L’art. 6 dello Statuto – evidenziano i coordinamenti No Triv -, elencando gli scopi da perseguire, non può essere liberamente interpretato utilizzando una capziosa lettura gerarchizzata delle voci in esso rubricate, che relegherebbe la difesa dell’acqua e dell’aria a mero effetto derivato dell’attività principale dell’associazione (l’opposizione politica allo sfruttamento di combustibili fossili!…) e non già l’essenziale ragione dell’ente.

La richiesta dei difensori Eni di estromettere dal processo il Cnnt si è con ogni evidenza basata su una formalistica quanto arbitraria e indebita interpretazione della volontà degli estensori di mettere al punto 5 dell’art. 6 dello Statuto lo scopo: difendere la vita delle persone, la loro salute, la qualità della terra, dell’aria, dell’acqua, del cibo, quali elementi imprescindibili del benessere collettivo, oltre che individuale, invece che, ad esempio, al punto 1. In realtà, tutti i punti dell’art. 6 sono tra loro organicamente coesi ed intercambiabili.

In tale stretta ed inscindibile relazione si esplicita la complessiva ragione sociale del Cnnt, allo stesso tempo protesa alla difesa delle matrici ambientali, della salute, della partecipazione democratica, al superamento delle fonti fossili, quale condizione imprescindibile per un vera transizione energetica verso un nuovo e più giusto modello di sviluppo economico e sociale».

I No Triv, infine, esprimono «profonda preoccupazione per la decisione di espungere il cosiddetto “Memoriale Griffa” dagli atti processuali, sostituendone valenza e puntualità di riferimenti fattuali con un annunziato calendario di convocazioni di parenti e di personaggi indiziati. Se la logica ha ancora un valore, non si espunge il memoriale di un ex ingegnere trovato dieci anni fa impiccato in circostanze che meritano i dovuti approfondimenti, per poi affidarsi a testimonianze e suggestioni di altri».

LEGGI ANCHE: Sì al polo lucano dei pannelli solari

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE