Il centro oli di Viggiano
3 minuti per la letturaPOTENZA – Ancora immobili di proprietà di amministratori – e familiari di amministratori – affittati a Total, e a quanti ruotano, a vario titolo, attorno al programma di estrazioni di petrolio e gas nella Valle del Sauro. Solo che stavolta gli immobili in questione non si trovano neanche più sul posto. Abbarbicati su montagne desolate, dove i nomi si ripetono in continuazione. Ma a 60 chilometri di distanza: su quei lidi policoresi, dove incontrare gli stessi, identici, nomi pare un’impresa da indovini, senza l’imbeccata giusta.
Sono questi gli ingredienti dell’ultimo scandalo esploso ai piedi del centro olio Tempa Rossa, tornato in funzione da qualche giorno dopo lo stop per le fiammate anomale dalla torcia di sicurezza. Fiammate che, in realtà, sarebbero già tornate a ripetersi, nonostante le manutenzioni effettuate.
A sollevare il caso è stata la testata online Basilicata24, puntando il dito, in particolare, sul sindaco di Gorgoglione, Carmine Nigro, e gli immobili che Total avrebbe affittato a Policoro da alcuni dei suoi familiari. Ma anche su non meglio precisate proprietà di parenti di due ex sindaci di Corleto Perticara, Rosaria Vicino e Antonio Massari, e persino di imprese fornitrici della compagnia francese, come la Donnoli costruzioni, di proprietà del cognato di Massari, e la Edil Carone di Corleto.
Contattato dal Quotidiano del Sud, Nigro non ha smentito la circostanza ma non ha voluto rilasciare alcun commento al riguardo.
«Io contratti non ne ho firmati. Quello che fanno i miei familiari non mi riguarda». Ha spiegato il primo cittadino, senza chiarire nemmeno il grado di parentela con gli affittuari.
Silenzio anche dal responsabile logistica e strutture di Total per il campo petrolifero di Tempa rossa, Pierluigi Luppi, che ha spiegato di non essere autorizzato a parlare con la stampa.
Intanto, sullo sfondo, è su una commessa da 5 milioni di euro che si combatte la battaglia vera. Quella per i «servizi di logistica, movimentazione, trasporto e sollevamento materiali» all’interno del Centro olio di Corleto. Una contesa che riduce l’intera questione degli affitti, del valore di qualche decina di migliaia di euro, a una bazzecola o poco più. Se non fosse per alcuni nomi ricorrenti, che lasciano intravedere, proprio nella polemica, il tentativo di ribellarsi al timore di una storia già scritta.
A fronteggiarsi, infatti, ci sarebbero, tra gli altri, la ditta che gestisce la commessa dal 2017, la Cds di Moliterno, e una cordata composta da imprese della zona di Tempa rossa, come la Donnoli costruzioni e la Edil Carone. Con un fattore ambientale apparentemente sbilanciato a favore dei secondi.
L’esame delle offerte recapitate nei giorni scorsi a Total è previsto per la metà del mese. Ma non è escluso che la multinazionale francese rinvii tutto a data da definirsi.
Dieci anni fa, d’altro canto, è stata l’Europa a ribadire la massima libertà di contrattazione delle compagnie impegnate nei programmi di estrazione di petrolio e gas. Proprio in seguito alle vicende giudiziarie che avevano preso di mira le primissime commesse di Tempa Rossa. Quando il centro olio di Corleto era ancora un disegno sulla carta.
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