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POTENZA – Non è neanche necessario girare per tutta la città basta, cosa che sta accadendo a qualsiasi potentino, trovarsi di sera davanti a uno dei cassonetti dove, a seconda del calendario per la raccolta, si vorrebbe civilmente poter depositare il proprio sacchetto per rendersi conto che i bidoni sono pieni perché già da giorni non vengono svuotati. E così se c’è chi, magari il sacchetto con la plastica piuttosto che con la carta o il vetro se lo riporta a casa (e non è detto che sia obbligato a farlo soprattutto se non ha a disposizione ampi spazi dove “parcheggiare” il tutto) altri, giocoforza e soprattutto per quanto riguarda la frazione indifferenziata, quel sacchetto sono costretti a lasciarlo a terra.
Quindi, almeno in questa situazione che si è venuta a creare per la mancanza di liquidità nelle casse dell’Acta e per un’amministrazione comunale che, nonostante le richieste avanzate dai sindacati di intervenire potendolo fare, continua a latitare non si può accusare di inciviltà i cittadini. Basta vedere lo stato in cui si trovano lungo le strade anche i cestini per i rifiuti. Stracolmi per cui anche se si butta il fazzoletto di carta nel cestino apposito basta una folata di vento e inevitabilmente tutto finisce sui marciapiedi. Insomma il capoluogo di giorno in giorno è sta diventando un vero immondezzaio. È inutile nasconderselo: Potenza è già in piena emergenza rifiuti con zone dove il problema è più visibile e altre dove, almeno per il momento, la situazione è ancora – per poco – sotto controllo. E non è solo un problema delle contrade. Ci sono zone della città, anche centrali, come a esempio in via Crispi (quindi una zona centrale del capoluogo) dove i bidoni non vengono svuotati già da giorni e a terra c’è davvero di tutto.
Nelle contrade poi si ha l’impressione di trovarsi di fronte a vere e proprie discariche a cielo aperto. Certo ci sono i soliti incivili che lasciano a terra rifiuti che, invece, dovrebbero essere portati al centro di raccolta ma i residenti davvero non sanno più dove depositare i propri sacchetti. Insomma una situazione davvero indecorosa per una città che durante la fase di emergenza da Covid-19 ha comunque dato una grande prova di civiltà e di rispetto delle regole. Una città che, oggi purtroppo, nulla può fare a fronte dell’inerzia dell’amministrazione comunale. E come se non bastassero i rifiuti ci sono zone dove più che di erbacce si dovrebbe parlare di mini foreste.
E la colpa anche in questo caso non è né dei cittadini né di quei lavoratori, addetti allo sfalcio dell’erba, che hanno contratti di somministrazione in dispregio di quanto era previsto dal “Piano Conai”, ovvero l’assunzione di 40 unità. Certo oggi anche se fossero stati assunti anche loro come i dipendenti Acta e quelli che prestano servizio per le aziende, come la “Pellicano verde” o la “Ageco” che lavorano per conto della municipalizzata si troverebbero in stato di agitazione visto che se le cose rimarranno così come sono – solo 180 mila euro nelle casse di Acta – lo stipendio a luglio non lo percepiranno. Tra l’alto tra meno di dieci giorni scadrà anche il mandato dell’amministratore unico dell’Acta, Roberto Spera e anche in questo caso, nonostante le richieste avanzate dalla Cisl di sapere cosa accadrà, a Palazzo di Città tutto tace. Evidentemente in qualche stanza segreta si starà anche giocando una partita politica per individuare, qualora Spera non fosse riconfermato, il nuovo amministratore unico. Insomma una poltrona da dare a qualcuno che magari la rivendica già da tempo. Nel frattempo però i cittadini possono o pure continuare a vivere tra i rifiuti e le erbacce. Poi si vedrà.
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