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La presentazione del Rapporto della Caritas

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POTENZA E’ uno scenario che parla di una Basilicata sempre più povera e precaria quello che emerge dal “Rapporto sulla povertà e l’esclusione sociale 2024” dal titolo “Sabbie Mobili”, (curato da Carmen Tito, Giorgia Russo, Salvatore Gerardi) che è stato presentato ieri mattina presso il centro Caritas “A Casa di Leo”. Quarantadue pagine che rappresentano una scansione precisa dello status socioeconomico del territorio diocesano di riferimento, con particolare focus su Potenza. In questa zona l’instabilità, le difficoltà e la precarietà occupazionale oltre che l’incertezza del presente può assumere, appunto, le sembianze di sabbie mobili.

I numeri del resto parlano chiaro: in Basilicata nel corso del 2023 sono state 3.709 le persone che si sono rivolte ai 26 centri di ascolto Caritas della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, con un aumento rispetto all’anno precedente del 5,8%. Di queste persone, 1.617 (cioè il 43,6 per cento) non si erano mai avvicinate ai centri. Il 73,9% ha figli e quasi la metà ha figli minori mentre la fascia anagrafica maggiormente in difficoltà si attesta tra i 45 e i 54 anni, con una percentuale del 29,5%. E poi all’orizzonte c’è, sempre più evidente, l’emergenza anziani: infatti i riferimenti anagrafici ci parlano di una popolazione che sta invecchiando, tanto che le persone con un’età compresa tra i 65 e i 74 anni rappresentano il 12,5%, sintomo di un problema sociale che dovrà deve essere affrontato con strumenti di welfare adeguati. In Basilicata, nella sola città di Potenza, dove la Caritas ha accolto 861 famiglie, incontrando circa duemila persone, si è registrato un +12 per cento delle richieste, rispetto al 2022 «evidenziando – è scritto nel Rapporto – come il capoluogo si confermi una vera e propria “sacca di povertà”, nella quale la difficoltà di accesso ai servizi, i costi più alti e le difficili condizioni di vita riferite in particolar modo alle periferie e ai quartieri popolari, rendano più persistente ed eterogeneo il fenomeno dell’esclusione sociale». Sul piano lavorativo il 50,7% delle persone che si sono rivolte ai centri dichiara di essere disoccupato in cerca di nuova o prima occupazione.

Dal rapporto è stata “fotografata” la situazione dei cosiddetti nuovi poveri della diocesi, che sono a prevalenza femminile (il 58,6 per cento di chi ha chiesto aiuto è donna), per oltre il 61 per cento disoccupata, ed italiana (84,2 per cento). «Questo dato fa da specchio ad una condizione occupazionale femminile che in regione, da sempre, si mantiene bassa – spiega il rapporto – e testimonia come il mancato impegno delle stesse nel mondo del lavoro, rappresenti un possibile innesco per cadere nella trappola della povertà. In questa percentuale si inseriscono anche tutte quelle storie di donne che per necessità hanno dovuto reinventare o “inventare” una condizione professionale, accettando spesso, posizioni occupazionali accidentate fatte di lavoro irregolare e frammentato, saltuario e scarsamente retribuito, con il solo obiettivo di concorrere a garantire la sussistenza/sopravvivenza dell’intero nucleo familiare». Il 61,3% delle persone accompagnate vive in nucleo con familiari e parenti, il 28,7% dichiara invece di vivere da solo.

Alla presentazione del rapporto sulla Basilicata hanno partecipato ieri, oltre alla direttrice della Caritas, Marina Buoncristiano, anche l’arcivescovo metropolita, monsignor Davide Carbonaro, ed il sindaco di Potenza, Vincenzo Telesca. «Il dato – ha detto Buoncristiano – che va anche evidenziato riguarda anche le condizioni professionali: il 50,7 per cento è disoccupato; ma esiste una larga fetta, il 16%, di persone che lavora ma che non riesce a sostenere tutte le spese, in particolare per il pagamento di bollette e tasse e per i propri bisogni sanitari». Infine, la Caritas ha distribuito in un anno 9.352 pacchi viveri e l’87 per cento delle persone incontrate ha fruito dell’aiuto alimentare in modo continuativo. «La Caritas – ha detto l’arcivescovo Carbonaro – non interviene solo per mettere pezze, ma anche per educare all’uso dei beni e dei progetti di vita. La Chiesa è vicina a queste famiglie e vuole sostenere anche gli sforzi educativi ai figli». Carbonaro, nella sua introduzione al Rapporto, ha anche scritto che «solo guardando alle persone possiamo declinare la speranza che ci spinge ad andare oltre lo scarto e la soglia di povertà, rendendo le proposte creative e sostenibili proprio perché generate da scelte comuni; di rete appunto».

La grande precarietà sociale che emerge dalla scansione sociale di questo rapporto 2024 in Basilicata trova una ulteriore conferma nell’analisi della condizione alloggiativa delle famiglie in carico alla Caritas: oltre la metà, infatti, dichiara di vivere in abitazione in locazione, nello specifico il 33% in affitto da privato, mentre nel 24,7% dei casi si tratta di alloggi popolari. Risulta contenuta, invece, la quota di persone che hanno casa di proprietà, che si attesta al 16%. Anche a Potenza la povertà presenta un profilo specifico spesso in linea con quanto tracciato su tutto il territorio diocesano: 9 persone su 10 sono di nazionalità italiana, la presenza femminile si conferma predominante nell’accesso ai Centri di Ascolto (58.7%). La fascia d’età da sempre maggiormente intercettata nei Cda, in città, si conferma quella tra i 45 e i 54 anni (30%, dato in linea con quello diocesano), ma dal 2022 al 2023 si registra un incremento preoccupante sulla città di Potenza di persone prese in carico tra i 55 e i 64 anni, nel 2022 erano il 23%, lo scorso anno il dato si attesta oltre il 29%.

«L’evidenza di come le storie di precarietà raggiungano un numero consistente di individui è rappresentata, ancor di più, dall’accesso alla rete Caritas di chi ha un’occupazione (16,1%) e non riesce, nonostante un lavoro, a sostenere tutte le spese» recita il Rapporto in uno dei suoi passaggi sulla Basilicata. «Si tratta spesso di lavoratori che non guadagnano abbastanza e non riescono a stare al passo con i costi della vita che diventano sempre più alti. Tra gli occupati, il 40,6% ha un’età compresa tra i 45 e i 54 anni: è la classe mediana a vivere maggiori situazioni di precarietà trattandosi molto spesso di profili lavorativi medio bassi o retribuiti al minimo». Inoltre preoccupa «anche il numero di occupati nella fascia d’età compresa tra i 35-44 anni che si attesta al 26,9%; il dato mostra come le situazioni di difficoltà riguardino anche i giovani (molto spesso con un livello formativo più alto) che non solo si affacciano al mondo del lavoro sempre più tardi, ma devono fare i conti con forme occupazionali precarie e sottopagate, necessitando così di un sostegno continuativo che rende complessa ogni tipo di progettualità di vita».

Il lavoro, insomma, resta un enorme problema. tanto che »la percentuale di coloro che svolge lavoro in nero in modo stabile, senza nessuna forma di contratto e copertura assicurativa è pari al 7,5%» (nel 2019 secondo i dati contenuti all’interno del Rapporto era pari al 3,5%). Inizia quindi a delinearsi una vera e propria schiera di persone totalmente invisibili e prive di ogni forma di tutela. In particolare, l’aumento di richieste di aiuto da parte delle persone tra i 55 ed i 64 anni (quelle più fragili anche dal punto di vista lavorativo perchè una volta uscite dal circuito produttivo faticano più di altre a rientrare), si manifesta a partire dall’ultimo trimestre dell’anno, iniziando probabilmente, già a delineare gli effetti della sospensione del “Reddito di Cittadinanza” e della conseguente difficoltà ad accedere e percepire il “Supporto Formazione e Lavoro”, misura strutturata per i cosiddetti “occupabili” (persone con meno di 60 anni). A fare da cornice a questo quadro ci sono fattori da considerare che «riguardano principalmente lo spopolamento, i problemi occupazionali, le povertà, l’impoverimento – è scritto nel Rapporto -e tutte le disuguaglianze in termini economici e sociali che ne derivano».

Il primo elemento preoccupante riguarda la diminuzione della popolazione: secondo i dati Istat dal 2020 al 2024 la regione Basilicata ha perso 19.618 abitanti. Nel corso del 2023 sono state 7.319 le persone che hanno lasciato il territorio lucano spostandosi verso altre regioni d’Italia o all’estero; a questi numeri si aggiungono tutti coloro che, pur emigrando altrove, continuano a mantenere la residenza nella regione. «Alla problematica dello spopolamento, si affianca quella relativa all’inverno demografico: l’età media in Basilicata è pari a 47; la popolazione invecchia sempre più: per ogni 100 giovanissimi nella fascia di età tra 0-14 anni, ci sono 229 anziani. Di conseguenza, da questo punto di vista, cala il tasso di natalità che si attesta al 5,8% (la media nazionale è pari al 6,4%) e aumenta quello di mortalità (12,3% contro l’11,2% dell’Italia)».

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