Il centro oli di Viggiano
3 minuti per la letturaVIGGIANO – «Quello che sta accadendo all’interno del Centro Olio di Viggiano è di assoluta gravità che va non solo attenzionata agli organi preposti ma ricondotta nei binari della legalità e nel rispetto delle norme legislative e contrattuali». Inizia così la lettera inviata dalla Fiom, Fim e Uilm al prefetto di Potenza, al presidente della Regione, Vito Bardi, all’Ispettorato del Lavoro, all’Inail, Inps, Confindustria e Confapi.
“Faro” della sollevazione delle sigle sindacali la “fermata” decennale dell’impianto petrolifero e l’imposizione da parte di alcune aziende contrattiste di 12 ore lavorative consecutive alle maestranze. «Eni ha annunciato da tempo che a partire da fine aprile porrà in essere la cosiddetta fermata generale – scrivono Fiom, Fim e Uilm nella missiva – che durerà circa due mesi, con un avvio già oggi in fase avanzata, e sicuramente con una coda di attività nel mese di giugno e luglio. In una fase pandemica come questa, in Val D’Agri Eni ha deciso in maniera unilaterale, bypassando ogni confronto sindacale, così come previsto dai protocolli di sicurezza, stilati con le categorie sindacali interessate, che rappresentano gran parte dei lavoratori dell’indotto». Per le categorie sindacali «l’unica occasione di confronto è stato un incontro interlocutorio avuto con Confindustria dopo numerosi solleciti che non ha lasciato traccia, e soprattutto non abbiamo ricevuto quelle giuste e doverose risposte».
Da parte delle rappresentanze sindacali «Eni continua nel suo atteggiamento poco consono, nella totale mancanza di rispetto delle comunità, delle organizzazioni sindacali, dei lavoratori e dei cittadini perché ha deciso di azzerare ogni relazione -probabilmente scegliendo ad hoc i propri interlocutori – e il confronto sindacale». La preoccupazione per Fim, Fiom e Uilm è l’arrivo di «centinaia e addirittura migliaia di lavoratori, provenienti da ogni parte di Italia o dal mondo, in una fase molto delicata che andrebbe costruita insieme ascoltando tutte le parti interessate per trovare e ricercare le migliori soluzioni. Invece il nulla». Non solo, secondo i sindacati è grave «l’imposizione di Eni, all’interno del Centro Olio di Viggiano, delle dodici ore di lavoro consecutive senza minimamente pensare a niente e a nessuno; aziende contrattiste che iniziano in maniera unilaterale – vedesi ultima comunicazione di Val D’Agri Manutenzioni Scarl che si allega – ad inoltrare comunicazioni di variazione di orario di lavoro e di turni di dodici ore e ciò ovviamente con il benestare anzi con l’imposizione da parte di Eni».
«Il Ccnl metalmeccanico – aggiungono – ad esempio non prevede in nessun caso l’adozione delle 12 ore. Noi diciamo “No” perché in Italia ci sono le regole – proseguono le sigle sindacali – e in tal senso chiediamo da subito un incontro al prefetto perché tutti devono essere edotti di quello che accadrà tra qualche giorno all’interno del Centro Olio di Viggiano, in maniera tale che nessuno potrà dire di non saperne nulla o mettere in campo teatrini di diversa natura».
«I lavoratori muoiono – conclude la lettera – ogni giorno all’interno dei luoghi di lavoro, basta vedere i dati Inail, e purtroppo la morte accaduta qualche giorno fa nel cantiere di realizzazione della Tito-Brienza, dimostra che i lavoratori sono sempre più esposti a causa dei ritmi di lavoro, degli orari di lavoro. Chiediamo altresì urgentemente agli organi competenti, a partire dall’Ispettorato nazionale del Lavoro, dai servizi ispettivi di Inail e Inps, di intervenire immediatamente, prima che possa succedere altro affinché anche Eni e tutte le aziende dell’indotto vengano riportate nei binari giusti, quelli del rispetto delle regole».
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