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San Carlo, il dg replica ai dubbi sulla reggenza del vicario nominato dall’ex primario Luzi si allungano le ombre su Cardiochirurgia


POTENZA – C’è un nuovo caso cardiochirurgia all’ospedale San Carlo di Potenza. A dieci anni esatti dal polverone giudiziario innescato da esposti anonimi e registrazioni che portarono all’arresto di due medici e del primario dell’epoca. Quindi alle dimissioni di quest’ultimo e dei vertici dell’azienda ospedaliera regionale.

A riaccendere i riflettori sul reparto è stato l’annuncio del prossimo trasferimento in una clinica romana dell’attuale primario, Giampaolo Luzi, arrivato a Potenza a gennaio del 2017, dopo quasi due anni di interregno dal passo indietro compiuto dal suo predecessore, Nicola Marraudino. Un passo indietro forzato, a fronte di 6 mesi di sospensione dal lavoro e dell’obbligo di firma inflittogli, dopo 2 mesi di arresti domiciliari, per i sospetti di oscure manovre in sala operatoria. Stessi sospetti che nel 2008 avevano sfiorato anche il primario precedente, Sergio Caparrotti, finito nel mirino dei pm sulla scorta delle infamità raccolte in un primo esposto anonimo.

Nelle scorse settimane preoccupazione per la partenza di Luzi era stata espressa in Consiglio regionale dall’attuale presidente del parlamentino lucano, Marcello Pittella (Azione). Lo stesso Pittella che nel 2014, quando le vicende della cardiochirurgia del San Carlo riempivano le cronache nazionali, guidava la giunta regionale, e venne accusato a sua volta di connivenza con Marraudino e i vertici aziendali di allora.
Poi la consigliera M5s Alessia Araneo, preoccupata per la “fuga” di medici dal San Carlo, ha annunciato un’interrogazione all’assessore regionale alla Salute Cosimo Latronico (FdI).

CARDIOCHIRURGIA SAN CARLO, L’INTERVENTO DEL DG SPERA

Ieri, infine, è dovuto intervenire il direttore generale del San Carlo, Giuseppe Spera. Spera ha replicato ai dubbi sollevati dalla testata online Basilicata24 sulla legittimità della reggenza inaugurata il 16 settembre, all’indomani della partenza di Luzi. Con l’affidamento delle redini del reparto al sostituto indicato a suo tempo dal primario uscente, Fausto Saponara.
«A causa del “periodo di prova, pari a sei mesi a decorrere dalla data 16 settembre 2024”, solo “in data 15 marzo 2025 sarà risolto il rapporto di lavoro a tempo indeterminato del dottor Luzi Giampaolo, salvo il reintegro in servizio». Così il dg sancarlino ha giustificato il mancato avvio di una selezione interna per l’individuazione del facente funzioni, deludendo chi auspicava una guida diversa. Magari con un profilo più esperto del tipo quello di un “già primario reggente” come Maurilio Di Natale.

Per i prossimi mesi, insomma, ci sarà Saponara al timone del reparto che un tempo era il fiore all’occhiello della sanità lucana. Un epilogo sorprendente se si torna col pensiero ai fatti di 10 anni fa, e al ruolo avuto nell’esplosione del caso che portò alle dimissioni di Marraudino e dei vertici dell’epoca del San Carlo. Con la pubblicazione su Basilicata24 della registrazione dello sfogo di un collega contro il primario, dopo la morte di una paziente in sala operatoria.

IL RUOLO DI SAPONARA NELL’INCHIESTA

Proprio Saponara, d’altra parte, venne individuato come l’autore di quella registrazione, che convinse il gip della necessità di spiccare gli arresti. Venne persino licenziato per questo, e per non aver consegnato la registrazione alla direzione aziendale o alle autorità giudiziarie. Ma a distanza di qualche mese il Tribunale del lavoro lo ha reintegrato perché non vi sarebbe stata prova del fatto che fosse davvero lui l’uomo col registratore, e la nuova direzione del San Carlo, su indicazione dei vertici della Regione, la chiuse lì.

Il neo primario reggente continuò a negare di aver registrato il collega, e di aver diffuso alla stampa l’audio del suo sfogo contro Marraudino, anche dopo le clamorose rivelazioni apparse sul Quotidiano del Sud nel 2016.
In un altro audio consegnato in forma anonima al Quotidiano, infatti, era registrato l’incontro in cui Saponara aveva fatto ascoltare per la prima volta lo sfogo del collega alla direttrice di Basilicata24, accordandosi con lei per la sua pubblicazione. E a dare indicazioni alla giornalista ci sarebbe stata anche la moglie del neo primario reggente, Gerardina Romaniello, tra i più noti magistrati in servizio nel palazzo di giustizia di Potenza che all’epoca presiedeva il Tribunale del Riesame.

In seguito a quelle rivelazioni il Csm avrebbe censurato Romaniello, intanto trasferitasi al Tribunale di Salerno, per aver abusato del suo ruolo per amplificare le accuse a Marraudino «non tanto per ragioni di interesse collettivo ma per ragioni di interesse personale», legate a una richiesta di risarcimento del marito all’azienda ospedaliera per sottoutilizzazione in sala operatoria.

I VERTICI DEL SAN CARLO RINUNCIARONO ALL’ULTIMO GRADO DI GIUDIZIO SUL CASO SAPONARA

I vertici del San Carlo, d’altro canto, hanno preferito lasciar perdere. Rinunciando all’ultimo grado di giudizio nella causa sulla sottoutilizzazione operatoria di Saponara e conferendogli l’incarico di responsabile della chirurgia mini-invasiva del reparto di cardiochirurgia.
Anche la procura di Potenza è rimasta inerte, nonostante il disconoscimento della registrazione effettuato in aula, sotto giuramento, da Saponara. Una condotta che ad altri sarebbe potuta costare un’accusa di falsa testimonianza.

Senza questo elemento di prova, e con una perizia che escludeva responsabilità mediche, quindi, a settembre 2019 è arrivata l’assoluzione per Marraudino e gli altri due cardiochirurghi imputati, dall’accusa di omicidio colposo.

LE QUERELE AI GIORNALISTI

Nel Tribunale di Potenza resta pendente una causa per il risarcimento di presunti danni da diffamazione stimati in oltre due milioni di euro intentata nel 2015 da Saponara nei confronti di 6 giornalisti (incluso lo scrivente, ndr) per averlo indicato come l’autore della registrazione del collega.

A seguito di una richiesta di archiviazione non accolta, invece, sono approdate a dibattimento innanzi al Tribunale di Catanzaro le accuse di ricettazione e calunnia indirizzate a due giornalisti del Quotidiano del Sud (incluso lo scrivente, ndr) per aver rivelato il contenuto della registrazione dell’incontro tra Saponara, la moglie e la direttrice di Basilicata24, e averla consegnata negli uffici della procura della Repubblica di Potenza.

Altri procedimenti avviati dalle querele e dalle azioni in sede civile intentate da Saponara e dalla moglie si sono conclusi o con l’archiviazione delle accuse ai giornalisti del Quotidiano del Sud (assistiti dagli avvocati Paolo Greco, Emilia Spadafora e Francesca Faillace), o col rigetto delle domande. Per uno solo di questi procedimenti pende un ricorso in Cassazione dopo l’assoluzione in primo e secondo grado.
Saponara si è sempre difeso dall’accusa di omessa denuncia dell’episodio al centro del processo a Marraudino rivendicando di aver effettuato diverse segnalazioni ai vertici aziendali.

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