X
<
>

Share
3 minuti per la lettura

POTENZA – Dopo Tito, Senise e Latronico, ecco Sant’Arcangelo: cresce l’elenco dei Comuni in cui il contagio da covid ha convinto i sindaci ad isolare alcune classi o ad attivare la dad. E cresce anche l’apprensione, in particolare, a Tito: tra primarie e medie, attualmente sono 9 le classi dell’istituto comprensivo della città in isolamento, con la didattica a distanza disposta fino a sabato 2 ottobre (in quarantena anche un gruppo di bambini che viaggiavano sullo stesso scuolabus).


Al momento in paese ci sono 18 positivi accertati, tra cui 14 bambini e un docente. Inoltre, gli ultimi tamponi rapidi eseguiti hanno fatto già emergere altre 7 positività tra i bimbi. I casi potrebbero essere dunque destinati a crescere ancora.


La scelta di ricorrere alla dad, hanno spiegato il dirigente scolastico Pietro Izzo e il sindaco Graziano Scavone, non è stata presa a cuor leggero. La decisione ha fatto fronte non solo ai protocolli al momento in vigore, ma anche a concrete difficoltà logistiche legate ai tempi di reperimento dei supplenti per la sostituzione dei docenti in isolamento.


Da Sant’Arcangelo il sindaco Salvatore La Grotta comunica la chiusura dell’I.I.S. “Carlo Levi” di Sant’Arcangelo – Sede Liceo Scientifico: «La presenza di un caso di positività al Covid-19 da parte di un docente del Liceo Scientifico “Carlo Levi” di Sant’Arcangelo ha implicato la chiusura dell’intera struttura, per effettuare le operazioni di sanificazione degli ambienti, nei giorni 29 e 30 settembre». Annunciata per la mattinata di oggi l’ordinanza sindacale.

IL BOLLETTINO – Trentadue dei 795 tamponi molecolari esaminati in Basilicata nelle ultime 24 ore sono risultati positivi al covid-19. Lo ha reso noto la task force regionale, specificando che sono stati registrati anche un decesso e 32 guarigioni di persone residenti in Basilicata: si tratta di un paziente non vaccinato, che era in terapia intensiva all’ospedale San Carlo di Potenza (in quel reparto passano dunque ora a 2 i ricoverati alle prese col virus) mentre sono 41 i ricoveri complessivi in area medica. I lucani attualmente positivi sono 1.157, dei quali 1.116 in isolamento domiciliare. In totale le vittime lucane della pandemia sono 591, i guariti 27.423.
Sempre ieri, in Basilicata, sono state effettuate 2.010 vaccinazioni. I lucani che hanno ricevuto la prima dose di vaccino anti-covid sono 420.026 (75,9 per cento), mentre quelli che hanno avuto anche la seconda sono 373.979 (67,6 per cento).

VACCINI – Intanto prosegue la corsa della regione verso l’immunizzazione di tutti i lucani: in arrivo una nuova iniziativa “open day” riservata alla fascia d’età 60-79 anni, a Melfi programmata una due giorni col vaccino anti-covid monodose Johnson & Johnson (ad annunciarlo è l’Azienda sanitaria di Potenza); le immunizzazioni si terranno giovedì 30 settembre e venerdì 1 ottobre, dalle 8 alle 18, nell’hub vaccinale di Melfi: la palestra comunale in via della Cittadinanza Attiva.


Nella mattinata di oggi Poste Italiane, tramite il suo corriere espresso Sda, scortato da militari dell’Esercito Italiano distribuirà in Basilicata 12.300 dosi di vaccino anti covid-19 «Moderna. Nel comunicato diffuso da Poste è specificato che «l’azienda, che già da tempo collabora con il Commissario straordinario, ha attrezzato 40 furgoni con celle frigo da 1.300 litri ognuna e si occupa della consegna sul territorio nazionale con un network dedicato».
Ieri mattina, su iniziativa della Commissione Regionale Pari Opportunità e dell’Associazione ‘Le rose di Atacama’, è stata vaccinata una quindicina di donne moldave oggetto della recente indagine sulla tratta e lo sfruttamento, e attualmente sotto protezione: lo rende noto la presidente della Crpo, Margherita Perretti che spiega: «La richiesta della Crpo, prontamente accolta dall’Asp, nella persona del dr. D’Angola, è stata determinata sia da ragioni di equità sociale, l’affermazione del diritto alla salute di tutti, che di sicurezza della comunità lucana.

L’emergenza ha evidenziato l’invisibilità in cui sono costrette a vivere molte donne straniere che svolgono servizi di cura sul nostro territorio, prive di ogni tutela». Ora il tesserino sanitario provvisorio e il green pass: decisivi «verso un’integrazione effettiva, per contrastare lo sfruttamento di cui sono state finora vittime».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE