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POTENZA – Consulenze inutili. E’ questo il tema dell’inchiesta della Corte dei conti per cui martedì mattina si sono presentati negli uffici della direzione del San Carlo i militari della sezione Tutela finanza pubblica delle Fiamme gialle. Su delega della procura regionale della Corte dei conti.
Gli investigatori hanno fatto richiesta di una serie di atti sull’iter seguito, a maggio del 2019, per l’affidamento a dei consulenti esterni da parte dell’azienda ospedaliera regionale, al costo base di 870mila euro in tre anni, del servizio di «prevenzione e protezione», ovvero di «gestione integrata della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro».
A rivolgersi pubblicamente alla magistratura contabile era stata la Fp Cgil, evidenziando come nei «10 anni» precedenti all’arrivo alla guida del San Carlo del direttore generale Massimo Barresi lo stesso servizio fosse stato garantito da 12 addetti interni, incentivati con appena 100mila euro all’anno.
Probabile, quindi, che al centro delle verifiche dei pm ci sia proprio il perché di una scelta simile, evidentemente anti-economica. Tanto più per quel sentore di ritorsione che emana dalla personalità del responsabile della vecchia struttura interna, l’ingegnere Giuseppe Spera.
Si dà il caso, infatti, che si tratti dello stesso Spera, che oggi presta servizio all’Asp come direttore amministrativo, ma a dicembre del 2018 aveva conteso a Barresi l’incarico di direttore generale dell’azienda ospedaliera regionale, e non ha mai rinunciato al ricorso al Tar per l’annullamento della sua nomina, che verrà discusso agli inizi di luglio.
L’inchiesta della Guardia di finanza è venuta a galla proprio mentre il “caso Barresi” continua a infuriare, creando non pochi imbarazzi anche ai vertici della Regione.
L’ultimo spunto sul tema è arrivato dalla memoria con cui la scorsa settimana l’ufficio legale di via Verrastro ha sostanzialmente disatteso le direttive del governatore Vito Bardi e della sua giunta sulla linea da tenere nel contenzioso al Tar tra Barresi e Spera.
Su queste direttive impartite agli avvocati era stata presentata anche un’interrogazione da parte dei consiglieri regionali del Pd, che paventavano un’«illecita (oltre che offensiva) interferenza nell’esercizio della funzione difensiva», e un’istigazione «a chiare violazioni di doveri deontologici (…) sanzionati dal codice deontologico forense (…) e, perfino, dal codice penale». Di qui la dura risposta del governatore che ha parlato di un’«insinuazione, quantomeno bislacca», di cui «gli interroganti si assumono l’intera responsabilità di fronte alle istituzioni giudiziarie e ai cittadini lucani».
Minaccia di querela? Parrebbe di no, stando alla replica diffusa dal governatore all’articolo pubblicato sull’edizione di ieri del Quotidiano. Articolo che dava semplicemente conto dell’assunzione di «responsabilità» dei due consiglieri «di fronte alle istituzioni giudiziarie» paventata dallo stesso Bardi, per quelle espressioni sgradite.
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