Massimo Barresi seguito da Vito Bardi e Rocco Leone
5 minuti per la letturaPOTENZA – Codacons annuncia un esposto alle procure di Potenza e Matera per chiedere l’apertura di indagini sulle morti per coronavirus in Basilicata. Dopo la denuncia presentata nei giorni scorsi da Liberiamo la Basilicata ed Epha, sulla morte del blogger Antonio Nicastro, per cui è stata già aperta un’inchiesta. A fare notizia, però, restano le azioni legali avviate dai vertici del San Carlo contro la stampa lucana e la Cgil. Mentre in corsia prosegue la lotta per salvare i 67 lucani che hanno avuto bisogno di far ricorso alle cure ospedaliere.
IL CORSIVO | Cari lucani, dobbiamo pretendere i migliori
«Aprire delle indagini sul territorio e verificare eventuali carenze ed omissioni da parte della Pubblica amministrazione». E’ questa la richiesta contenuta negli esposti che il Codacons Basilicata afferma di aver presentato ieri negli uffici giudiziari dei due capoluoghi, segnalando la presenza sul suo sito, www.codacons.it, di un questionario per i parenti dei deceduti per denunciare «eventuali difficoltà, omissioni o ritardi nell’erogazione dell’assistenza e delle cure mediche da parte degli organi sanitari della regione». Questionario compilabile anche telefonicamente contattando (dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 16) il numero verde gratuito 800 066 735. L’iniziativa dell’associazione lucana dei consumatori è arrivata in contemporanea ad altre, analoghe, azioni legali avviate in altre regioni.
Resta un caso più unico che raro, invece, quella della direzione regionale del San Carlo, che a tutela dell’immagine dell’azienda ospedaliera regionale ha deciso di avviare cause civili e penali nei confronti dei gestori della bacheca Facebook della Cgil Basilicata, la testata online Basilicata24 e i tre quotidiani locali che ogni giorno escono in edicola: Quotidiano del Sud, Gazzetta del Mezzogiorno, Nuova del Sud (LEGGI LA NOTIZIA).
A prenderne le distanze ieri sono stati in tanti. Ma a livello politico non è passato inosservato il senatore leghista Pasquale Pepe, evidentemente scettico.
«E’ l’8 aprile del 2020, in piena pandemia. Mi aspetto che il direttore generale dell’ospedale San Carlo di Potenza assuma atti a tutela della salute dei cittadini. Mi ritrovo, ahimè, incarichi legali per perseguire la libera stampa. Non va»: così il senatore – sindaco. Mentre i consiglieri regionali M5s Carmela Carlucci, Gianni Leggieri e Gianni Perrino hanno definito «francamente desolante constatare che il direttore generale del più grande ospedale lucano (il San Carlo di Potenza) riesca a trovare anche il tempo di intraprendere assai discutibili e inopportune guerre contro le testate giornalistiche non allineate e a utilizzare in maniera poco trasparente centinaia di migliaia di euro tramite alcune determinazioni poco chiare, su cui abbiamo chiesto già chiarimenti».
Dure anche le reazioni dall’interno dell’azienda ospedaliera dove il Quotidiano del Sud ha raccolto un coro di contestazione rivolto non solo all’iniziativa del dg Massimo Barresi in sé, ma anche alla giustificazione “postuma” fornita.
«Leggiamo non senza stupore una nota della direzione del San Carlo con la quale, a quanto pare , le azioni da intraprendere nei confronti di testate giornalistiche e di un’organizzazione sindacale sarebbero poste a tutela dei medici, infermieri e sanitari tutti che in questo periodo operano con dedizione e a rischio anche della propria incolumità». Così un gruppo di medici che ha chiesto di mantenere l’anonimato per ovvi motivi. «Appare invero strano che la dignità e l’immagine dei sanitari sia difesa da chi, ormai da tempo, troppo tempo, ha ritenuto di gestire la più grande azienda sanitaria della Basilicata con metodi da gendarme. Non ci pare il momento di fare polemiche, ma non possiamo certo dimenticare i tanti procedimenti disciplinari usati a mo’ di manganello per chi legittimamente esprimeva critiche verso una gestione approssimativa, autoritaria e verticistica; le ventilate azioni civili e penali sono la plastica rappresentazione di tale modus operandi. In ogni organizzazione sana si opera con collaborazione, ricercando la condivisione di chi lavora ogni giorno a contatto con i pazienti, con il loro dolore, e quindi può offrire una visione utile è più complessiva per superare criticità e migliorare la qualità organizzativa e delle prestazioni. Non ci pare il momento questo di annunciare o meglio, minacciare, querele tanto più che non si comprende quale sia l’immagine che si debba tutelare. Il direttore generale del San Carlo può giocare con le parole come meglio ritiene, ma a noi continua ad apparire chiaro che l’atteggiamento utilizzato sia essenzialmente diretto a mettere a tacere, in barba all’articolo 21 della Costituzione, le giuste critiche rivolte sia ad aspetti organizzativi che riferiti ai dispositivi individuali di protezione.Se il direttore generale avesse veramente avuto a cuore i sanitari dell’azienda non si sarebbe certo dovuto prodigare per “commissariare” la terapia intensiva che, invece, come può leggersi dalla libera stampa, ha svolto e continua efficacemente a svolgere la propria mission».
Di qui l’appello al dg Barresi perché «non si prodighi per tutelare il buon nome dell’azienda e l’immagine di chi ci lavora; si prodighi piuttosto per assicurare condizioni di lavoro migliori, sia dal punto della sicurezza che da quello delle corrette relazioni. Al nostro buon nome e alla tutela della nostra professionalità sappiamo pensarci da soli».
IL CORSIVO | L’intimidazione, i giornali e chi deve salvare vite
Sul fronte epidemiologico, invece, è Sant’Arcangelo il centro dove l’allarme resta più alto, mentre il numero dei nuovi contagi si attesta sotto la decina giornaliera nonostante l’aumento dei tamponi esaminati grazie alle nuove forniture di reagenti (178 mercoledì contro i 136 di martedì e i 99 di lunedì, quando la capacità di processazione ha raggiunto i minimi da un paio di settimane a questa parte). A preoccupare, infatti, più che il numero dei nuovi pazienti scoperti è la professione svolta da uno di questi, farmacista, che potrebbe averlo messo a contatto con diversi soggetti a rischio.
Buone notizie, invece, sono arrivate dall’esame dei primi 10 tamponi prelevati tra operatori e anziani della casa di riposo Santa Rita di Noepoli, dove nei giorni scorsi era emersa la positività al covid 19 di un anziano residente. Ma sono ancora una ventina quelli di cui si attende l’esito in giornata, da sommare ad altri trenta prelevati al personale sanitario ospedale Policoro dove sono già 4 i dipendenti risultati positivi.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA