L'ospedale di Melfi
2 minuti per la letturaMELFI (POTENZA) – «Nessun contagio da nuovo Coronavirus in Basilicata». Lo hanno reso noto ieri mattina l’assessore lucano alla salute, Rocco Leone, e il direttore generale del Dipartimento regionale, Ernesto Esposito (il quale ricopre anche il ruolo di coordinatore della task force regionale) dopo l’ultimo falso allarme scatenatosi all’ospedale di Melfi (qualche giorno fa era toccato al San Carlo di Potenza), e rilanciato prima attraverso i social come Facebook e le applicazioni di messaggistica istantanea, e poi dalle colonne della Gazzetta del Mezzogiorno.
Leone ed Esposito hanno sottolineato che «i cittadini lucani possono stare tranquilli: abbiamo definito delle precise procedure e siamo in grado di gestire eventuali emergenze». Leone ed Esposito hanno fatto riferimento anche alla morte, lunedì nell’ospedale di Melfi, di un cittadino cinese di 70 anni, che era arrivato in Italia agli inizi di dicembre da una zona distante centinaia di chilometri dal centro dell’epidemia, l’ormai arcinota città di Wuhan. Tanto, infatti, unito all’attivazione del protocollo di sicurezza standard approntato dopo l’allarme sanitario mondiale, era bastato a scatenare la psicosi. Nonostante il tempo intercorso dall’arrivo in Italia al ricovero, più di 2 mesi, fosse apparso da subito incompatibile con i tempi di incubazione del virus conosciuti (al massimo 24 giorni).
Assessore e direttore del dipartimento Salute hanno specificato che la morte dell’uomo è avvenuta «a causa di una complicanza influenzale». «Dal materiale biologico prelevato dagli specialisti tramite tampone – hanno aggiunto – è stato possibile isolare sia il virus influenzale circolante in questo periodo sia lo streptococco che ha causato la polmonite batterica, complicanza che si può determinare specie nei soggetti più a rischio». Residente a Lavello, il cittadino cinese «aveva avvertito il 7 febbraio i primi sintomi influenzali, in particolare febbre, e ieri mattina (lunedì per chi legge, ndr) è stato accompagnato da un familiare nella struttura sanitaria».
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