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Nella relazione del Comitato unico di garanzia dell’Agenzia il 42,9% dei dipendenti Arpab parla di «molestie», e il il 31,7% di «discriminazioni»


POTENZA – Un ambiente – quello dell’Arpab, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Basilicata – nel quale non solo diversi dipendenti non si sentono valorizzati ma in cui non pochi lamentano discriminazioni o addirittura molestie.
È il dato che emerge dal questionario sul benessere organizzativo promosso dal Comitato unico di
garanzia (Cug), a cui i dipendenti hanno risposto entro il 29 novembre scorso. Nella relazione si leggono aspetti che la dirigenza dovrà sicuramente approfondire (come lo stesso Cug chiede).
L’indagine sul benessere organizzativo è svolta attraverso un questionario anonimo.

L’obiettivo dichiarato è valutare la percezione del personale sulle condizioni lavorative e raccogliere spunti per migliorare il clima interno. I risultati, sintetizzati dal Cug in un documento che finora non ha reso pubblico, rivelano criticità significative. Una premessa sulla sintomaticità dei risultati: «Hanno partecipato alla rilevazione 63 dipendenti e pertanto il campione è sufficientemente rappresentativo», si legge.
Il dato sicuramente più allarmante è quello che registra la denuncia di “molestie” (questo il termine esatto utilizzato nell’atto) da parte del 42,9 per cento dei dipendenti che hanno partecipato all’indagine.

A questo si aggiunge un altro dato sicuramente da approfondire: il 31,7 per cento ritiene di essere stato oggetto di discriminazioni.
Come sottolineato nella relazione, «queste percentuali, seppure non maggioritarie, destano preoccupazione e impongono al Cug di presidiare a queste tematiche prestando massimo e costante impegno».

Arpab tra molestie, discriminazioni e Il paradosso della targa

Il risultato è per certi versi paradossale, considerando l’affissione di una targa all’ingresso dell’Agenzia (in ottemperanza alla legge di ratifica della Convenzione Ilo, l’International Labour Organization, «unica amministrazione sul territorio regionale», riconoscono dal Cug) per ribadire la tolleranza zero verso molestie e discriminazioni. I numeri evidenziano l’urgenza di ulteriori azioni.

«È fondamentale – si legge nel documento – rafforzare la sorveglianza e promuovere una cultura del rispetto attraverso azioni mirate di sensibilizzazione».
L’indagine non si limita alla questione delle molestie, ma affronta anche altre problematiche organizzative. Per esempio, i grafici relativi all’adozione dello smart working e dei congedi parentali rivelano una scarsa conoscenza da parte dei lavoratori delle modalità di accesso a questi strumenti. Ma non solo: i dipendenti lamentano difficoltà nel richiederli e l’assenza di criteri uniformi nella gestione delle richieste.

Tempo per la vita privata

Un dato significativo è che quasi la metà degli intervistati (49,2%) ritiene che l’Agenzia non promuova sufficientemente la conciliazione tra vita lavorativa e privata.
Non solo: viene a galla anche che i dinieghi alle richieste di lavoro agile – questo dicono i lavoratori – non sono formalmente motivati. E che, in molti casi, la distribuzione delle risorse e dei compiti risulta non equa, sempre stando ai risultati del sondaggi secondo il Cug.
Il 47,6% degli intervistati ha dichiarato che i compiti non vengono assegnati equamente, mentre il 22,2% ha risposto semplicemente «no».

Organizzazione da rivedere

La percezione di scarsa equità nella distribuzione dei compiti e delle responsabilità si riflette in altre aree dell’indagine. Secondo l’elaborazione delle risposte, la direzione, i dirigenti e i responsabili dovranno mettere particolare attenzione rispetto alle attività sub-assegnate nel team di lavoro, distribuire con equità i compiti al personale ma anche fornire le giuste motivazioni per lo svolgimento degli incarichi affidati.

Inoltre, un consistente numero di dipendenti sottolinea l’importanza della rotazione dei funzionari. Come specificano dal Cug, la rotazione è un accorgimento fondamentale sia per mitigare il rischio di corruzione sia per evitare i disagi – fisici e psichici – derivanti da incarichi troppo protratti nel tempo.
«Le attività specifiche svolte da un solo dipendente», spiegano i vertici del Cug, possono «pregiudicare la possibilità della corretta fruizione degli istituti contrattuali quali ferie, permessi eccetera».
Particolarmente rilevante è il dato sulla percezione di carriera: i dipendenti esprimono un giudizio non positivo sullo sviluppo professionale all’interno dell’Agenzia. Questo aspetto, secondo il Cug, merita l’attenzione della direzione e della dirigenza apicale, affinché vengano implementate politiche che incentivino la crescita e valorizzino le risorse umane.

Il quadro d’insieme e gli impegni del comitato

L’indagine del Cug fornisce un quadro da scandagliare delle condizioni lavorative all’interno dell’Arpab. Se da un lato emerge una consapevolezza crescente sul ruolo del Comitato, riconosciuto dall’88,9% del personale, dall’altro proprio per questo riconoscimento viene richiesta dai dipendenti la massima attenzione per il miglioramento delle condizioni di lavoro e alla cultura della parità di genere.

I responsabili del Cug, in un passaggio della relazione, s’impegnano a darsi da fare per migliorare la situazione: «Questo Comitato, nella consapevolezza di onorare l’impegno assunto in tema di lotta alle molestie e alle discriminazioni, intende programmare, in aggiunta alle azioni già intraprese, nei tempi utili più brevi un incontro di “brainstorming” per discutere e stabilire delle strategie da mettere in atto».

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