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Gli uffici del Comune di Potenza a Sant’Antonio La Macchia

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Sugli affari immobiliari di Telesca interviene la segretaria generale, appena confermata, che convalida la vendita dei locali del Comune di Potenza al neo sindaco


POTENZA – E’ scattata mercoledì mattina l’auto-difesa degli uffici comunali sugli affari immobiliari col neo-primo cittadino Vincenzo Telesca. Vale a dire la vendita all’allora consigliere comunale Telesca, nel 2022, di alcuni locali attigui alla sua abitazione, in pieno centro storico, più una corte «interclusa».
A mettere nero su bianco la posizione del Comune è stata la segretaria generale Maria Grazia Fontana, appena confermata da Telesca nel suo incarico.

Fontana ha replicato in una nota alquanto succinta all’autore dei cinque esposti indirizzati all’amministrazione, oltre che alla prefettura e alla procura regionale della Corte dei conti, dall’avvocato Luciano Petrullo, già capoguppo di Alleanza nazionale in consiglio comunale.
Tre righe appena per replicare ai rilievi di legittimità della compravendita sollevati, sulla scorta dell’articolo del codice civile che impedisce agli amministratori di enti pubblici di acquistare beni degli enti amministrati. Tralasciando del tutto il merito della questione.

«Con la presente, a riscontro delle sue note del 12 giugno 2024, 15 giugno 2024, 25 giugno 2024, 27 giugno 2024, e, da ultimo, del 11 luglio 2024, per rappresentarle che l’ente, per il tramite degli uffici preposti, ha ravvisato non sussistere i presupposti per l’avvio di azioni di revisione, in autotutela, del proprio operato».
Questo il testo della comunicazione a cui Petrullo, che sollecitava la dichiarazione di nullità della compravendita, ha già replicato denunciando l’«inerzia» dell’amministrazione comunale, e chiedendo una serie di chiarimenti al riguardo.

«Lei – si legge nella replica dell’avvocato potentino – indica “l’Ente per il tramite degli uffici preposti”, quando, forse, un’eventuale azione in autotutela andrebbe valutata dallo stesso organo che ha deliberato l’alienazione, e cioé il consiglio comunale, che, però, a un tanto non ha assolutamente provveduto e ho il timore che non sappia niente».
Petrullo ha aggiunto che in assenza di un coinvolgimento del assise comunale, competente per le alienazioni di beni dell’amministrazione, l’atteggiamento assunto sarebbe equiparabile a una perdurante inazione. Con quanto ne consegue a livello legale «in riferimento alla possibile azione di nullità della vendita».

L’avvocato ha poi sottolineato che proprio questa competenza del consiglio comunale in materia di alienazioni è alla base dell’estensione ai consiglieri del divieto di acquisto di beni dell’amministrazione. Per evitare la possibile insorgenza di un «conflitto di interessi».
«Meraviglia, pertanto, la decisione, la cui motivazione rimane per me sconosciuta, ma che ho difficoltà anche soltanto a immaginare».

Petrullo non risparmia, infine, una stoccata alla segretaria, dichiarando apertamente i suoi dubbi su quanto accaduto. Ovvero su possibili interlocuzioni sulla vicenda tra i dirigenti comunali e il primo cittadino, insediatosi all’inizio del mese. Un’eventualità, questa delle interlocuzioni tra il sindaco e gli uffici su una vicenda personale del primo, che sostanzierebbe quel conflitto d’interessi che di norma andrebbe evitato nella conduzione di un ente pubblico. Di qui il divieto di acquisto dei beni dell’ente da parte dei suoi amministratori, sanzionato dalla legge con la nullità dell’atto, e la previsione di un’incompatibilità specifica in caso di lite pendente tra ente e il suo amministratore, che di solito porta alla decadenza dagli incarichi istituzionali.

E’ appena il caso di rilevare – conclude Petrullo – come mi risulti difficile immaginare una decisione oggi – e poi da parte di chi? – che tenga totalmente estraneo l’acquirente del bene, stante la sua odierna posizione, ma evidentemente potrà lei chiarirmi la vicenda facendomi capire a chi è attribuibile la decisione perché non al Consiglio, e perché autonoma da ogni altra figura dell’ente».

Il caso degli immobili acquistati dal Comune da Telesca era venuto alla luce in piena campagna elettorale da un articolo pubblicato su Basilicata24.
In seguito alle notizie di stampa e agli esposti di Petrullo il dirigente dell’ufficio patrimonio che all’epoca gestì la compravendita, Vito Di Lascio, aveva chiesto un parere all’ufficio legale dell’ente. Dalla nota di Fontana, però, non solo non si evince il contenuto, ma non si comprende nemmeno se sia mai stato protocollato e quando. Un mistero in piena regola, che ha aggiunto anche un pizzico di giallo a tutta la vicenda.

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