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POTENZA – La lentezza della giustizia ha conseguenze pratiche sulla vita dei cittadini. E delle imprese. Ha conseguenze concrete sull’avvio di cantieri e, più in generale, sulla capacità del Paese di far ripartire l’economia.
E a Potenza – stando al rapporto redatto dall’Ufficio studi di Confartigianato – la situazione è anche peggiore che in altre parti d’Italia. E se si parte dal dato che già di per sé il nostro Paese parte da una situazione di svantaggio (nella classifica Doing Business della Banca Mondiale, l’Italia si trova al 122esimo posto su 190 Paesi), si può ben dedurre quanto sia grave la situazione per l’imprenditoria locale.
Impietosa l’analisi della Confartigianato: a Potenza, se si sommano i due
gradi di giudizio (Tribunale ordinario e Corte d’appello) per portare a termine un procedimento civile ci vogliono 2.167 giorni (811 giorni per il primo grado e 1356 giorni per l’appello). Sei anni.
«Quasi il quadruplo – sottolinea Confartigianato – del tempo necessario a Torino (585 giorni)».
E per capire quanto questo incida sul pratico basta fare un esempio: si progetta un’infrastruttura, si fa la gara, vince una ditta e un’altra fa ricorso. In attesa che la giustizia si esprima possono passare gli anni. E il cantiere si ferma, magari nel frattempo si perde il finanziamento e l’opera non parte. Un danno per la comunità, che non avrà l’opera, per le imprese, che non lavoreranno e, in generale, per l’economia che non riparte.
E un danno enorme – secondo gli studi – lo creano i tempi biblici che ci vogliono, per esempio, per le procedure fallimentari.
Una giustizia più efficiente non si limita a far crescere consumi e investimenti, ma fa lievitare la produttività e magari fa crescere le piccole imprese che, forse anche per questo, non si sviluppano come in altre realtà europee. Non a caso si calcola che, nel lungo periodo le riforme della giustizia valgono mezzo punto di Pil in più rispetto allo scenario base, circa 8 miliardi e mezzo. E così la lentezza della giustizia civile continua a frenare la competitività delle imprese.
I dati dello studio di Confartigianato dicono che le cause di primo grado si esauriscono in media in 419 giorni, cui però ne vanno sommati altri 891 in media per l’appello. Totale, 1.310 giorni. Tre anni e mezzo, in media. Ed è un’Italia a due velocità: quella che emerge dal rapporto. Si va dai 990 giorni per la durata media di un procedimento civile a Messina per arrivare ai 196 giorni a Trieste scendere a 585 a Torino.
Accade dunque che se a Messina un giudizio di primo grado va avanti in media per 990 giorni, a Potenza per 811 e a Catanzaro per 771, a Milano si può concludere in 282 giorni, a Brescia in 265, a Torino in 205 e a Trieste addirittura in 196. Nel caso dei giudizi d’appello il primato negativo lo prende Potenza con la bellezza di 1.356 giorni, seguita da Reggio Calabria (1.301) e Roma (1.161).
«L’efficienza del settore giustizia – commenta Rosa Gentile, dirigente nazionale e regionale Confartigianato – è condizione indispensabile per lo sviluppo economico e per un corretto funzionamento del mercato».
Si stima che una riduzione della durata dei procedimenti civili del 50% possa accrescere la dimensione media delle imprese manifatturiere italiane di circa il 10%. «Come ricorda lo stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza – continua Gentile – alla durata dei processi più elevata si associa una minore partecipazione delle imprese alle catene globali del valore una delle principali debolezze strutturali del nostro sistema. I problemi legati al fattore “tempo” in particolare per la giustizia civile e del lavoro, devono essere al centro dell’attenzione nel dibattito. Le prospettive di rilancio del nostro Paese sono, dunque, fortemente condizionate dall’approvazione della forma e degli investimenti previsti».
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