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Il paradosso della politica lucana: alla processione per la Madonna Nera di Viggiano Bardi fa un discorso spirituale; il vescovo Carbonaro un’omelia-denuncia


Alla stazione c’erano tutti dal commissario al sacrestano, alla stazione c’erano tutti con gli occhi rossi e il cappello in mano.
E con la vergine in prima fila …. l’amore sacro e l’amor profano

Chi di noi non ricorda le parole scritte da Fabrizio De André in una delle canzoni più note, nella quale il grande cantautore genovese mette alla berlina l’ipocrisia del potere, che trova una delle sue tipiche espressioni nella processione religiosa, in cui si mescola il sacro con il profano.
A questa regola non fanno eccezione le nostre processioni, che si svolgono in territorio lucano soprattutto nel periodo estivo, e che vedono la partecipazione sentita di migliaia di fedeli, i quali, per dare una dimostrazione tangibile della loro fede, compiono atti penitenziali incredibili, come digiunare per diversi giorni o percorrere a piedi scalzi diversi chilometri sotto il sole cocente, stando dietro alla statua della Madonna.

A questa partecipazione di norma si affianca quella consueta delle autorità politiche, la cui presenza, invece e salvo eccezioni, viene percepita spesso come una passerella. Nemmeno la processione della Madonna nera di Viggiano, patrona della Basilicata e regina delle gente lucane, la più importante delle processioni, si è sottratta a questa regola.
Accanto alle migliaia di fedeli, gente del popolo, che esprimeva con la sua partecipazione un autentico spirito religioso, anche quest’anno si è avuto modo di vedere sindaci con fascia tricolore e gonfalone, ma anche numerose autorità regionali, desiderose di essere riprese, per testimoniare la loro presenza e poter dire: “c’ero anch’io”.

IL DISCORSO SPIRITUALE DI BARDI

A questo punto qualcuno potrebbe, a ragione, sostenere che tutto ciò risponde alla necessità di rispettare le consuetudini e la tradizione popolare, e che la partecipazione delle autorità politiche – per usare le belle parole pronunciate dal presidente della Regione in occasione delle celebrazioni della Madonna nera – innerva questa giornata di spiritualità, tradizione e orgoglio di appartenenza; che si tratta di un “evento che travalica i confini religiosi e che contribuisce ad accrescere il senso di comunità”. Senza dimenticare che “Naturalmente alla base di tutto c’è un profondo significato spirituale e devozionale, con un legame sempre più forte tra la Basilicata e la sua patrona, a cui si chiede di non far mancare mai la sua protezione e di illuminare il cammino di cittadini e istituzioni chiamati a condividere l’orizzonte del bene comune”.

Le parole dette dal presidente della Regione Basilicata – si ribadisce – esprimono una profonda spiritualità umana e religiosa, ma potrebbero avere un senso per i cittadini lucani se fossero uscite dalla bocca di un vescovo, e non invece dal più alto rappresentante delle istituzioni regionali. In esse non si fa alcun accenno ai gravissimi problemi che affliggono la nostra regione (lo spopolamento, la grave crisi del tessuto industriale e dell’economia agricola, l’emigrazione dei giovani in cerca di lavoro verso altre regioni, l’inefficienza della sanità pubblica e di altri servizi pubblici, e nemmeno un accenno allo sperpero di denaro pubblico ed ai gravi rischi di inquinamento ambientale legati alle estrazioni petrolifere nel luogo simbolo, in cui si celebrava la Madonna nera).

LA DENUNCIA DEL VESCOVO NELL’OMELIA

Conoscendo la sensibilità del presidente della Regione Bardi è probabile che abbia deciso di dare un taglio spirituale all’intervento, per non rovinare la festa religiosa ai fedeli.
Ma non può essere sfuggito che un taglio molto diverso è stato dato, invece, dall’arcivescovo di Potenza, mons. Carbonaro, il quale nell’omelia tenuta durante la messa celebrata in onore della Madonna del sacro monte di Viggiano, proseguendo il percorso tracciato dal suo predecessore e dalla Conferenza Episcopale dei vescovi di Basilicata, ha pronunciato parole forti e chiare sui gravi problemi economici e sociali che affliggono la nostra regione, rivolgendo un invito accorato alle migliori energie esistenti sul territorio, richiamando la necessità di utilizzare le risorse disponibili nel modo più rigoroso e responsabile, a praticare la meritocrazia per dare fiducia alle energie migliori. Ha collocato al primo posto dei valori da perseguire il bene comune, i bisogni innanzitutto dei giovani, che chiedono attenzione per il futuro da vivere qui.

Ha invitato ad individuare progetti che vincano la politica dei bonus, evidenziando che solo il lavoro, la formazione e la qualità dei servizi, a partire da quelli sanitari, possono convincere le nuove generazioni a rimanere o tornare e mettere qui famiglia.
La diversità del taglio dato al discorso pronunciato in occasione delle celebrazioni della Madonna di Viggiano, rispettivamente dai due massimi rappresentanti regionali dell’istituzione temporale e religiosa, a mio avviso non è casuale e, anzi, testimonia quello che può essere considerato un vero e proprio paradosso della politica lucana, che si sostanzia in una sorta di inversione di ruoli tra la classe politica e la Chiesa.

TRA LE PAROLE DI BARDI E DEL VESCOVO IL PARADOSSO DELLA POLITICA LUCANA

In altri termini, mentre il presidente della Regione si limita a richiamare il valore spirituale e religioso di questa festa e ad invocare la protezione della Madonna, senza fare nessun riferimento ai gravi problemi della regione, il vescovo, monsignor Carbonaro, denuncia i problemi gravissimi che affliggono la comunità lucana ed indica la strada per portarli a soluzione, dicendo cose che un cittadino normalmente si aspetta di sentire dalla politica, intesa nel senso più alto, come servizio e cura degli interessi della comunità.
Forse è il segno dei tempi, ma sicuramente è indice di un’anomalia, quella di una politica sempre più incapace di dare una risposta adeguata alle istanze della società civile, chiusa com’è nei propri riti e nella propria autoreferenzialità, ed alla ricerca di riferimenti esterni, con i quali però non riesce ad avere un dialogo autenticamente aperto al cambiamento.
In questa situazione è forte il rischio che la politica attiva appaia solo preoccupata di mascherare la sua debolezza e soprattutto interessata a perpetuare il sistema di potere costruito nel tempo.

*ex presidente della Corte di Appello della Basilicata

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