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VENOSA (POTENZA) – Sarebbe stato licenziato dal suo impiego al centro disabili di Venosa proprio perché disabile: questo almeno è quanto denuncia Pietro Griesi, 61 anni, con difficoltà a camminare e per dodici anni dipendente della struttura della città di Orazio come centralinista. Lo scorso 8 luglio si è visto recapitare una lettera di licenziamento «per giustificato motivo» dopo che il medico competente lo aveva dichiarato inidoneo permanente a svolgere la mansione che gli era stata assegnata.

Contattato dal Quotidiano del Sud, Griesi riferisce che «l’azienda avrebbe aggiunto, in modo arbitrario ed unilaterale, comunque senza darmene comunicazione, un’altra mansione rispetto a quella di centralinista e io non sono fisicamente in grado di adempiere al nuovo incarico. In pratica dovrei intervenire per bloccare eventuali pazienti che manifestassero l’intenzione di uscire dalla struttura senza un assistente». Griesi poi sottolinea che «a parte gli operatori che sono muniti di apposita chiave, io sono l’unico abilitato a sbloccare il portone per l’uscita di qualsiasi persona presente all’interno del centro».

Il lavoratore disabile licenziato, nel ricostruire quanto accaduto nel rapporto con i gestori del centro di riabilitazione dice pure che «sebbene l’Azienda sanitaria di Potenza, da me chiamata in causa, abbia fortemente sollecitato una mia ricollocazione in un’altra posizione lavorativa, possibile grazie al mio curriculum, o, quanto meno, la revisione delle mansioni che mi erano state attribuite, i gestori del centro sono stati irremovibili». Nella lettera di licenziamento si legge che «dopo attenta ricerca di altra posizione compatibile con le sue residue capacità lavorative, ed avendo verificato, altresì, la possibilità di apportare ragionevoli accomodamenti alla nostra organizzazione aziendale , al fine di consentirle una ricollocazione lavorativa , siamo spiacenti di comunicarle l’impossibilità di tale ricollocazione. I rischi riscontrati dal medico competente sono presenti in relazione a tutte le mansioni svolte all’interno del nostro istituto e, pertanto, non sono ipotizzabili attività che le possono essere affidate scevre dai suddetti fattori di rischio». Griesi si chiede «perché in presenza delle medesime limitazioni, ero stato giudicato idoneo fino al mese di dicembre dell’anno scorso. Peraltro – aggiunge – le stesse limitazioni erano presenti già alla data della mia assunzione». Griesi, inoltre, si interroga sul perchè «ho ricevuto prima un giudizio di inidoneità per tre mesi e successivamente l’inidoneità permanente. Mi chiedo che cosa sarebbe potuto cambiare in quei tre mesi».

Infine, Griesi si chiede anche «chi e quando abbia modificato il mansionario nella parte che mi riguarda senza darmene preventiva o contestuale informazione». La questione ora finirà al vaglio di un giudice del lavoro. Griesi, infatti, si è rivolto ad un avvocato. «Una grande amarezza, comunque, che difficilmente potrà essere rimossa», sottolinea con dispiacere il lavoratore.

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