Lavoratori a uno degli ingressi nello stabilimento Stellantis di Melfi
4 minuti per la letturaPOTENZA – Alla fine, l’accordo a Melfi tra sindacati e direzione di Stellantis è stato firmato. Ma l’intesa non è stata indolore. La Fiom Cgil, infatti, non ha voluto saperne e ha abbandonato il tavolo delle trattative, marcando ancora una volta la differenza con le altre sigle sindacali presenti nello stabilimento.
A sottoscrivere l’accordo, dopo due giorni di «trattativa serrata» (LEGGI) con la direzione aziendale di Stellantis, sono stati i segretari lucani Gerardo Evangelista della Fim Cisl, (Marco Lomio (Uilm Uil), Pasquale Capocasale (Fismic Confsal) e Florence Costanzo (Uglm) che, ora, convocheranno le assemblee per illustrare l’intesa ai dipendenti.
E’ un accordo che «prevede, in primis – scrivono in una nota -, la conferma della produzione delle quattro vetture elettriche più la quinta annunciata nei giorni scorsi dall’ad Tavares. Questa conferma, legata anche all’illustrazione puntuale dell’inizio del cronoprogramma dei lavori propedeutici alla produzione delle future vetture elettriche che già partiranno ad agosto 2023 e avranno una prima verifica già a settembre 2023 e l’ulteriore step a giugno 2024 sugli andamenti positivi delle future produzioni, certifica che il lavoro fatto sin da oggi è un lavoro lungimirante e che guarda al futuro. Inoltre, in vista degli annunci del ministro Urso e del presidente Bardi di arrivare entro fine mese ad un accordo di transizione con il gruppo Stellantis, questo accordo è la base per salvaguardare anche tutto l’indotto di Melfi».
L’intesa raggiunta – aggiungono Fim, Uilm, Fismic Confsal e Uglm – prevede inoltre gli strumenti per gestire l’anno di transizione, il 2024. Tra i nodi principali del confronto, la questione relativa al contratto di solidarietà e quella dei cosiddetti “trasfertisti” che, dagli attuali 550 dovrebbero toccare quota 1.250.
«Abbiamo messo in sicurezza il salario dei lavoratori, garantendo un contratto di solidarietà difensivo che non prevede esuberi strutturali e garantendo la maturazione dei ratei – fanno sapere in merito gli esponenti sindacali delle quattro sigle dei metalmeccanici -. Inoltre abbiamo definito un accordo per la gestione delle trasferte verso lo stabilimento di Pomigliano d’Arco compensando le lacune della legge. Le trasferte avranno una durata massima di tre mesi, avranno un importo giornaliero di 111 euro, saranno comunicate quindici giorni prima della partenza e il lavoratore potrà segnalare situazioni che non consentono lo svolgimento dell’attività richiesta; tali situazioni saranno adeguatamente valutate dall’azienda».
Ancora «previa disponibilità dei lavoratori, sarà istituito un servizio navetta giornaliero per lo stabilimento di Pomigliano dallo stabilimento di Melfi e da Potenza, Matera e Foggia e per questi lavoratori sarà riconosciuto un importo forfettario di 46,48 euro. Questo accordo sicuramente guarda al futuro – concludono Evangelista, Lomio, Capocasale e Costanzo – ma allo stesso tempo chiede ancora sacrifici ai lavoratori. Ma siamo sicuri che ancora una volta ci siamo assunti la giusta responsabilità a discapito di chi guarda solo ai propri interessi ideologici».
Ma il risultato raggiunto non è bastato alla segretaria regionale della Fiom Cgil, Giorgia Calamita, per apporre anche la propria firma. «L’azienda – spiega la rappresentante lucana dei metalmeccanici della Cgil – ha confermato la volontà di procedere con gli incentivi all’esodo e le trasferte che coinvolgeranno altri settecento lavoratori, che che si aggiungono ai 550 già trasferiti, per un numero di 1.200 lavoratori e lavoratrici che lasceranno lo stabilimento di Melfi senza alcuna sicurezza rispetto al loro ritorno in fabbrica. Neppure la procedura tramite rotazione può essere intesa come garanzia: ciò che preoccupa maggiormente è il perdurare di una logica di riduzione delle lavorazioni e dell’occupazione nello stabilimento di Melfi».
Calamita aggiunge che «l’azienda non ha nemmeno accettato la nostra proposta che, al termini del contratto di solidarietà, in caso di esuberi, i percorsi fossero condivisi con ammortizzatori conservativi. Stellantis ha infine confermato la necessità di acquisire ulteriori lavorazioni in “insourcing” nella logistica e nello stampaggio che si traducono in uno svuotamento anche dell’indotto».
La segretaria regionale della Fiom Cgil di Basilicata mostra poi «preoccupazione per la nuova organizzazione del lavoro con l’inserimento dei nuovi modelli che produrrà ulteriori esuberi e un peggioramento della condizione di lavoro in termini di riduzione delle lavorazioni e del salario. La transizione ecologica – evidenzia Calamita – è necessaria ma non va affrontata con l’efficientamento in termini di costi. Sono necessari nuovi investimenti e nuove opportunità per l’occupazione, aspetti che a nostro parere sono venuti a mancare nell’accordo di oggi (ieri, ndr)».
La Fiom Cgil conclude spiegando di aver «chiesto al tavolo dei volumi produttivi e della tenuta occupazionale di tutta l’area di Melfi non ottenendo alcuna garanzia. Si prospetta un anno difficile. L’impatto del cds porterà a pochissime giornate lavorative settimanali, un abbassamento delle produzioni e quindi dei salari, con ricadute pesanti anche sull’indotto, già in crisi per la mancanza di commesse».
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