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POTENZA – Un secondo esposto è stato presentato alla Procura della Repubblica di Potenza in merito a quanto sta accadendo all’ex Don Uva – oggi Universo salute – di Potenza.
L’esposto oltre che alla Procura è stato inviato anche al comando generale della Guardia di finanza, alla Procura della Repubblica di Bari, al presidente dell’Inps, al ministro della Sanità, al ministro del Lavoro, al presidente del Tar Basilicata, al direttore dell’Unità operativa complessa (Uoc) dell’Asp e all’Ispettorato del lavoro.
Anche in questo esposto, molto più corposo del primo di cui il “Quotidiano del Sud” aveva dato notizia lo scorso 25 agosto, la base di partenza è il provvedimento, assunto lo scorso 5 maggio dalla Universo salute, con cui l’azienda non potendo accedere alla Cig (Cassa integrazione guadagni) e alla Cigo (Cassa integrazione guadagni ordinaria) e non potendo licenziare in base allo stop del Governo apre la procedura di Fis (Fondo di integrazione salariale) per 28 dipendenti della sede di Potenza. Scatta subito la mobilitazione. Nel frattempo tre dei 28 rientrano in servizio ma nel giro di neanche un mese dal primo ricorso al Fondo di integrazione salariale la Universo salute annuncia che altre 25 unità rimarranno a casa.
Tutto questo perché l’azienda chiede – e la dimostrazione è nei vari incontri che si sono tenuti in Regione e all’Asp – alla Regione, tramite la commissione dell’Asp, una quota maggiore (l’assessore regionale alla Sanità Leone aveva garantito un 15 per cento in più ndr.) sulle rette per i pazienti ortofrenici, ovvero quelli ex manicomiali, che da sempre stanno all’interno della struttura in regime che si può definire residenziale.
Ovviamente il ricorso alla Fis è stato motivato dalla Universo salute facendo riferimento “ai provvedimenti governativi tesi a limitare i contagi in base al decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri e alle determine dell’Asp del 14 e del 15 aprile scorso”.
Insomma già così ci sarebbe una discrepanza in merito al ricorso al Fondo di integrazione salariale almeno per i primi 28 lavoratori. Visto che la motivazione per accedere alla Fis riguarda i provvedimenti del Governo per evitare che nei luoghi di lavoro si verificassero contagi da Covd-19 mentre poi in base a quanto emerso sia a livello di posizioni sindacali, sia in base agli incontri, il ricorso al Fondo di integrazione salariale è connesso alla richiesta di quella che in termini tecnici è definita riqualificazione dei pazienti che tradotto significa ottenere più soldi dalla Regione Basilicata visto che la struttura di largo Don Uva opera in regime di convenzione.
Ma torniamo a quanto riportato in questo secondo esposto e quindi ritorniamo al 5 maggio scorso quando la Universo salute “con provvedimento unilaterale – così nel testo – apre la procedura di Fis” con i “dipendenti oggetto del provvedimento, senza preavviso, vengono costretti, su disposizione della direzione, a lasciare il posto di lavoro” mentre ognuno di loro sarebbe stato impegnato nel suo compito quotidiano.
In tutto questo, come ribadito anche dai sindacati e confermato anche da dichiarazioni ufficiali dell’azienda (nell’esposto si fa riferimento a un’intervista al direttore sanitario della sede di Potenza pubblicata il 24 giugno scorso sul “Mattino di Puglia e Basilicata) nella sede di Potenza durante l’emergenza Covid non ci sarebbe stato alcun calo di fatturato. Dichiarazioni che, sempre stando all’esposto, sarebbero state messe per iscritto in una nota aziendale del 6 maggio scorso (ovvero il giorno dopo l’apertura della procedura di Fis ndr.) protocollata in uscita (0008570) e indirizzata alle organizzazioni sindacali, al presidente della giunta regionale, all’assessore alla Sanità e al prefetto dove si parla “delle determine assunte dall’Asp sui setting assistenziali che potrebbero alterare e l’equilibrio economico-finanziario della gestione della sede di Potenza – così nel testo dell’esposto – che il personale occupato risulta di gran lunga superiore rispetto agli standard previsti; che Universo salute in base alle determine Asp è costretta ad adottare le contromisure necessarie mediante sospensione di parte del personale in esubero” con l’aggiunta che “qualora la commissione Uvbr (ovvero l’ Unità di valutazione dei bisogni riabilitativi ndr.) dovesse confermare i nuovi setting assistenziali dei pazienti del Cssr (Centro socio sanitario riabilitativo ndr.), la riduzione del personale coinvolgerà ulteriori lavoratori”.
E di fatto così è stato visto che il ricorso al Fis è scattato per altre 25 unità.
Rispetto agli accordo sottoscritti nel 2017 quando “Universo salute” assumeva dopo la procedura di concordato fallimentare e la gestione commissariale del Don Uva a seguito dell’inchiesta della Procura di Trani “Oro pro nobis” nell’esposto si fa anche presente come «la nuova azienda non ha investito per il rilancio aziendale né ha dato inizio ad alcun lavoro per gli adeguamenti strutturali» infatti «molte strutture risultano prove dei certificati di agibilità e antincendio soprattutto per i padiglioni che ospitano i pazienti del Cssr (ovvero gli ortofrenici ndr.) che mostrano dalle fondamenta rischi di cedimento strutturale».
Poi si parla anche qui di assunzioni (alcuni contratti a tempo determinato) fatte mentre in 50 rimanevano senza lavoro (nel primo si denunciava il fatto che tre medici andati in pensione dal San Carlo fossero stati nominati consulenti ndr.), della creazione di una società ad hoc per la sede di Potenza (creazione di una nuova società di cui il “Quotidiano del Sud” aveva già dato notizia e che è stata confermata lo scorso 28 agosto da Paolo Telesforo, amministratore delegato di “Universo salute”, che ha postato su Facebook una lettera aperta ai dipendenti a cui chiedeva di stare uniti e dalla stessa parte per il bene di tutti ndr.) e del progetto di “Cliniche della Basilicata”, la società formata da Adriano Trupo (amministratore delegato), Paolo Telesforo (Universo salute) e Fausto Manzana della Gpi di Trento. “Cliniche della Basilicata” che ha ottenuto dalla Regione l’assegnazione dei posti letto prima in capo alla ex Luccioni, come più volte riportato anche dal “Quotidiano del Sud” che si ‘ occupato della vicenda dei lavoratori che erano stati licenziati.
In merito a “Cliniche della Basilicata” va precisato che lo scorso 27 agosto l’amministratore delegato Adriano Trupo ha smentito di avere rapporti con “Universo salute”. Smentita che, però, durante la vertenza degli ex Luccioni non aveva mai fatto. Non solo. “Clinche della Basilicata ” ha le sede legale in largo Don Uva 2 esattamente dove si trova l’ex Don Uva e dove c’è la sede di “Universo salute”. La società, non ancora operativa come affermato proprio da Trupo ha assunto (e il “Quotidiano del Sud” anche di questo all’epoca aveva dato notizia ndr.) nel 2019 gli ex lavoratori della Luccioni. Ex lavoratori che, visto “Cliniche della Basilicata” non è ancora operativa perché «il progetto – così Trupo – ha subito un mero rallentamento legato ai ricorsi amministrativi messi in atto dalla proprietà dell’ex clinica Luccioni che confidiamo possano chiudersi favorevolmente entro il mese di ottobre 2020», a questo punto non si comprende come siano impiegati anche se ci sarebbe chi sostiene che siano in capo alla “Universo salute”. Ma queste sono solo voci – magari anche di qualcuno ben informato – che lasciano il tempo che trovano.
Rimane comunque il dato di fatto che non si comprende il motivo per cui Trupo che durante la vicenda della ex Luccioni non abbia mai smentito che nella società da lui amministrata c’era tra i soci Telesforo di Universo salute l’abbia fatto solo ora a distanza di tempo. Intanto ricordiamo che già nel primo esposto, come anche in questo si fa riferimento alla nuova società che dovrebbe gestire la sede di Potenza e che vedrebbe alcuni politici lucani “in società” con la “Universo salute” e che sarebbero già inseriti in “Cliniche della Basilicata”.
Di certo stando alla cronologia dei fatti, a quanto riportato nelle varie note e a quanto denunciato alla Procura, c’è che la “Universo salute” ha attivato la Fis per 50 lavoratori motivandola al Minsitero del Lavoro e all’Inps con l’emergenza Covid. Il Direttore sanitario della sede di Potenza, Rocco Maglietta, in un’intervista ha affermato che la struttura di largo Don Uva nei mesi dell’emergenza non aveva subito perdite, mentre come emerge dalle note inviate all’Asp e alla Regione (per non parlare poi degli incontri dei giorni scorsi) il ricorso alla Fis è legato alla richiesta di ricevere una quota maggiore di compartecipazione alle spese per i pazienti ortofrenici.
Ora sarà la magistratura che dovrà far luce sui due esposti già presentati anche se c’è chi parla che gli esposti sarebbero anche di più rispetto a quelli di cui abbiamo dato notizia.
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